Illustre Presidente, siamo ancora una volta a scriverle nella speranza che la politica in questo Paese abbia ancora voglia di dare ascolto alle istanze dei cittadini per la scuola in presenza. Siamo genitori, insegnanti, educatori; siamo donne e uomini stremati da due anni di pandemia e ora più che mai seriamente allarmati dalle condizioni dei nostri figli, dei bambini e dei ragazzi che ci sono stati affidati.
La nostra Rete Nazionale Scuola in Presenza ha rappresentato nell’ultimo anno soprattutto un’esperienza di scambio e di mutuo aiuto; perché in un Paese che non ha mai conosciuto, in modo particolare al Sud e nelle regioni del centro-nord meno ricche, un vero e proprio sistema di welfare, le relazioni tra le famiglie hanno sempre rappresentato tutto. Siamo italiani e per noi i rapporti tra le persone rappresentano l’essenza del nostro essere persone, del nostro essere cittadini.
Molti di noi hanno perso con la salute anche la serenità; molti di noi hanno perso il lavoro e con esso la fiducia nel domani eppure abbiamo sinora sempre creduto e praticato uno strenuo principio di solidarietà, di aiuto reciproco perché le differenze inevitabili delle nostre esperienze sui diversi territori sono state superate nel desiderio di proteggere quel che abbiamo di più caro: i nostri figli ed è difficile farlo in uno dei Paesi più vecchi del mondo dove forse troppo spesso le esigenze degli adulti sono messe al centro delle decisioni a danno a volte degli stessi bambini e dei ragazzi.
Ebbene siamo l’unico Paese tra i ventidue dell’Unione Europea che dallo scorso 6 agosto impone la certificazione verde anche ai bambini e giovani; questi ultimi devono esibire il proprio QRcode non soltanto per poter “consumare” ma addirittura per poter esercitare il diritto fondamentale di crescere, vale a dire di muoversi in autonomia utilizzando i mezzi pubblici, di praticare sport, di svolgere attività artistico-formative o anche solo di esercitare una minima socialità vitale per la loro stessa esistenza.
I preadolescenti e i ragazzi italiani hanno dato un contributo molto alto alla campagna vaccinale nel nostro Paese; in alcune regioni la percentuale di minori vaccinati nella fascia 12/19 anni supera addirittura il 90%; attualmente i ragazzi che hanno ricevuto la seconda dose di vaccino anti covid si attesta intorno al 75%, superando addirittura la fascia dei giovani trentenni; eppure nonostante questo slancio i nostri figli continuano a subire “lockdown selettivi” a causa di continue quarantene.
Molti ragazzi risultano comunque positivi ai test e questo impedisce loro non soltanto di frequentare la Scuola (intollerabile dopo un intero anno di didattica a distanza) ma addirittura di vivere, respirare, incontrare i loro coetanei.
Non dobbiamo certo noi ricordare al governo le ultime stime in merito ai ricoveri nei reparti di neuropsichiatria infantile, né richiamare i gravi episodi che hanno visto negli ultimi due anni bambini e adolescenti arrivare addirittura a togliersi la vita; i nostri bambini e i nostri ragazzi stanno manifestando continui disagi: mangiano troppo o troppo poco, vivono attaccati ai dispositivi, i preadolescenti e adolescenti soprattutto anche quando possono rifiutano di uscire di casa e di relazionarsi con i propri coetanei, i bambini stanno accusando disturbi gravi del sonno e della sfera affettiva.
In questa galassia di dolore ci sono i deboli fra i più deboli: bimbi e ragazzi con disabilità, con disturbi dell’apprendimento, che vivono in contesti particolarmente svantaggiati, sfortunati perché privi di solide basi familiari.
Ogni giorno le associazioni e i comitati che aderiscono alla nostra rete ricevono richieste di aiuto: vi sono territori in cui sindaci, dirigenti scolastici, dipartimenti della salute continuano a chiudere interi plessi scolastici soltanto in via “preventiva” e questo accade persino in territori in cui la connessione alla rete è compromessa.
Nelle ultime settimane questo stato di cose è irrimediabilmente peggiorato: i protocolli attuati per il controllo dei casi di positività al covid all’interno degli istituti scolastici sono insostenibili non soltanto per gli uffici scolastici, per le Asl territoriali e per la rete dei pediatri e dei medici di base, ma lo sono soprattutto per i più piccoli e per i ragazzi che ormai hanno quasi terrore di rientrare in classe per paura di essere nuovamente confinati dopo pochi giorni, a volte dopo poche ore.
Questa vessazione nei confronti dei nostri figli deve finire e per questo chiediamo al Governo un immediato e decisivo cambio di passo.
Chiediamo che il diritto all’Istruzione per tutti gli studenti di questo Paese non sia più condizionato da alcun dispositivo di controllo.
Chiediamo che l’accesso alla vaccinazione per i bambini e per i ragazzi sia sempre autenticamente libero.
Chiediamo che le quarantene siano disposte unicamente per quegli studenti sintomatici che risultino positivi ai test.
Chiediamo che la vita dei nostri figli e di tutte e tutti i bambini e i ragazzi di questo Paese torni finalmente alla normalità senza più terrore e senza più ricatti.
Lo chiediamo a Lei Presidente e a tutto il Governo e lo facciamo non soltanto in nome dei valori espressi nella nostra Carta Costituzionale ma richiamandoci all’essenza più profonda dell’umanità che non può prescindere dalla compassione verso chi è più piccolo e più fragile.
Confidiamo ancora una volta in Lei e nel suo Governo.
Rete Nazionale Scuola in presenza
Rete Nazionale Scuola in Presenza rappresenta oltre 40 comitati costituiti ognuno da decine di migliaia di persone, nella maggior parte delle Regioni italiane. Siamo infatti diffusi e attivi su tutto il territorio nazionale e stiamo impegnando pro bono il nostro tempo per far sì che venga ristabilita l’evidenza scientifica e lo Stato imponga il rientro in classe dei nostri figli al 100% senza condizioni, facendo valere ragioni giuridiche (abbiamo vinto la maggioranza dei ricorsi al Tar, anche il Consiglio di Stato ci ha dato ragione ad aprile scorso, salvo, incredibilmente, per la situazione in Puglia), e anche e soprattutto scientifiche.