Decine di incontri istituzionali sulla scuola in era Covid con membri del Parlamento e del Governo e altrettanti a livello locale (Presidenti di Regione, Sindaci, Prefetti, assessori), appelli via Pec inviati alle massime autorità nazionali e decine di diffide alle istituzioni locali, proposte di emendamento ad organi legislativi, petizioni internazionali, sondaggi, convegni nazionali e locali, centinaia di manifestazioni e sit-in locali, una segnalazione per procedura d’infrazione alla Commissione europea e 14 ricorsi (2 in Abruzzo persi, 2 in Emilia Romagna vinti, 1 in Campania vinto, 2 in Friuli Venezia Giulia vinti, 1 in Toscana vinto, 2 in Lombardia vinti, 1 in Puglia in attesa di pronunciamento, 3 in Umbria (tutti in attesa di sentenza di cui uno già con condanna alle spese).
Queste sono le principali azioni, riassunte in un comunicato, svolte nel 2021 dalla Rete Nazionale Scuola in Presenza, che riunisce studenti, genitori e insegnanti su tutto il territorio nazionale, per riportare gli 8 milioni di studenti italiani in classe (primo lancio alle 10.15, aggiornamento alle 21.51, ndr).
Le iniziative della Rete sono state tutte supportate da un team di scienziati, statistici, epidemiologi, docenti universitari, giuristi, avvocati ed esperti in comunicazione, che hanno lavorato incessantemente e in totale trasparenza su dati pubblici, nazionali e internazionali. “Molti i risultati ottenuti – commenta la Rete – ma sempre pochi a fronte di una potente, voluta e risoluta inerzia dei decisori politici a favore delle scuole aperte e di regole omologhe su tutto il territorio. Durante gli anni scolastici 2019-2020 e 2020-2021 le scuole Italiane hanno chiuso più a lungo rispetto al resto del mondo, e questo è avvenuto anche, e più strutturalmente, con l’arrivo del governo Draghi. La preoccupazione soltanto formale, mai sostanziale, dell’esecutivo per la scuola in presenza ha consentito che, a dispetto dei timidi provvedimenti ufficialmente adottati dal governo (solo e soltanto grazie alla sentenza del Consiglio di Stato che ci ha dato ragione), gli amministratori locali abbiano spesso utilizzato la Dad in forma “preventiva” (e non per reale emergenza epidemiologica) scaricando sugli studenti e sulle loro famiglie l’intera responsabilità della gestione della pandemia.
“Questo è avvenuto sia attraverso le chiusure forzate, che attraverso l’obbligo indotto a vaccinare tutta la popolazione studentesca “in cambio” del ritorno a scuola. Nessuna azione pubblica strutturale, nazionale o locale, in materia di trasporti pubblici, areazione o edilizia scolastica, è stata assunta dal governo centrale né dalle amministrazioni locali per garantire la scuola in presenza anche in zona rossa, come è avvenuto all’estero. La Dad preventiva sta nuovamente facendo capolino attraverso uno dei suoi più zelanti apripista: è di oggi la notizia che il presidente della Regione Campania abbia pronta un’ordinanza di chiusura di tutte le scuole elementari per tutto il mese di gennaio 2022”.
“Il risultato della totale inattività del governo a favore della scuola in presenza emerge chiaramente anche dai dati che riguardano la salute psicofisica degli alunni: il tracollo nella preparazione degli studenti italiani dopo quasi due anni di didattica a distanza, soprattutto nelle scuole superiori italiane – di cui gli ultimi risultati dei test Invalsi sono solo la prova più concreta – lo smisurato aumento, per le fasce adolescenziali, di diagnosi di disturbi mentali e comportamentali, di prescrizioni di psicofarmaci e di atti di autolesionismo gravi o fatali (348 tentativi di suicidi e 413 suicidi – uno ogni 18 ore – secondo l’Osservatorio Suicidi Covid 19), sono segnali d’allarme dai quali la Rete, inascoltata, non ha distolto lo sguardo. Una delle Regioni in cui si è documentato un maggiore incremento di accessi per patologie NPI è l’Emilia-Romagna (+110%), dove nell’anno scolastico 2020-2021 le scuole superiori hanno svolto soltanto 72 giorni di scuola in presenza. A seguire, Lazio (+107,1%) e Lombardia (+100%). Alla luce delle sentenze con esito positivo, che hanno decretato l’illegittimità delle ordinanze che hanno determinato la chiusura delle scuole, a macchia di leopardo, su tutto il Paese, si è ormai aperta la strada al risarcimento dei danni subìti dagli alunni della scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado: gli amministratori dovranno risponderne con le casse dell’erario pubblico. Forti di queste iniziative e del lavoro incessante della Rete, gli studenti, i genitori e gli insegnanti aderenti alla Rete Nazionale Scuola in Presenza promettono altrettanto impegno per il 2022. La magistratura – conclude la Rete – ha sempre dato ragione alle evidenze scientifiche e giuridiche esibite. Se chiude la scuola, chiude il Paese”.