Sono passati solo dieci giorni dalla retrocessione del Vicenza in Lega Pro ma siamo già stati catapultati nella prossima stagione sportiva da una serie di fatti che hanno (o potrebbero avere) ricadute tutt’altro che marginali sul futuro biancorosso.
Al primo punto c’è la possibilità di un rientro in Serie B che sembrerebbe sempre più fondata in conseguenza della mancata reiscrizione non solo della Reggina ma anche di altre due società: Benevento e Brescia. Se così fosse, non solo il Vicenza risalirebbe ma lo farebbero anche Crotone e Alessandria.
Tre retrocesse su quattro, che – fra l’altro – sono risultate le peggiori squadre dell’ultimo campionato, rientrerebbero così nei ranghi della Cadetteria e questa circostanza, sul piano sportivo e su quello della immagine della Lega, non sarebbe proprio il massimo.
Meglio, però, evitare troppo ottimismo. Fino al 22 giugno, data che segna il termine per la iscrizione al campionato 2022-2023, possono cambiare molte cose e quello che oggi può sembrare non solo possibile ma anche probabile, magari si risolverà in un nulla di fatto. Il Vicenza resta, comunque, in pole position per un immediato rimbalzo in B.
Riammissione o ripescaggio? Cambia poco nella sostanza
Riammissione e ripescaggio sono due istituti del diritto sportivo che definiscono la integrazione degli organici di un campionato con una società che non ne avrebbe titolo. Nel merito e nei fini, quindi, le procedure sono analoghe e la stessa Federazione usa indifferentemente le due espressioni.
Diversi sono però i criteri che regolano riammissione e ripescaggio. La prima si rifà a una graduatoria integrando un girone con la squadra prima esclusa nella stessa categoria, il secondo invece lo fa ricorrendo a squadre di una categoria inferiore. Il Vicenza, quindi, sarebbe riammesso e non ripescato, proprio come lo fu il Cosenza l’anno scorso dopo l’esclusione del Chievo.
C’è una corrente di pensiero, piuttosto diffusa sui social, che mette l’accento sulla differenza delle due procedure per concludere che la riammissione sarebbe meno disonorevole del ripescaggio e quindi, nel caso della retrocessione del Vicenza, stavolta non si dovrebbe rifiutare un ritorno in B non acquisito sul campo.
Facciamo chiarezza. Primo: la attuale società, l’ex-Bassano Virtus, ha nella sua storia un solo ripescaggio (dalla Seconda alla Prima Divisione della Lega Pro) nel campionato 2009-2010 per completamento organici. Secondo: la società precedente, il Vicenza Calcio, è stato riammesso in B nel 2005-2006 e nel 2012-2013 e ripescato in B dalla Lega Pro Prima Divisione nel 2014-2015. Terzo: la polemica sui ripescaggi del Vicenza è infondata perché si riferisce a una società che non esiste più e a una storia calcistica che si è conclusa il 30 giugno 2018.
Nell’uno e nell’altro caso, non cambia nulla. Si tratta di un risultato non conquistato per meriti sportivi.
Le prime mosse della società
Con un comunicato stampa lanciato una settimana dopo la retrocessione del Vicenza, la società ha annunciato le prime mosse in vista della nuova stagione. La linea che emerge è quella della continuità, perché ne risulta la conferma della proprietà del club, dell’intero organigramma dirigenziale e dell’allenatore Baldini.
Non era affatto scontato che la proprietà restasse la stessa, anzi c’era il fondato sospetto che Renzo Rosso (socio di maggioranza con la sua OTB) volesse lasciare anche a causa della frattura con i tifosi. Invece c’è stata una riunione dei soci nella sede della OTB in cui sono state assunte decisioni strutturali per il futuro, confermando che la proprietà è determinata a continuare.
Nemmeno era automatico che tutti i top manager fossero confermati ai loro posti. Dopo un campionato come quello appena concluso, ci si poteva bensì aspettare che cadesse qualche testa. Invece la proprietà ha rinnovato la fiducia al direttore generale, a quello tecnico e a quello sportivo. Le motivazioni di questa scelta saranno chiarite più avanti e, intanto, si può solo osservare che ci si prende una bella responsabilità anche nei confronti dei tifosi, che chiedevano da tempo una discontinuità sulle poltrone.
Esercitare l’opzione di prolungamento del contratto all’allenatore, poi, sembra essere stata fatta più sulla spinta emotiva che in base ad una pianificazione tecnica. Vero che, nell’incertezza della categoria futura, era difficile trovare un tecnico disponibile a lavorare indifferentemente in B o in C, però Baldini non ha le stigmate di un allenatore a cui affidare un progetto a medio-lungo termine. Quanto ha fatto di buono in poco più di un mese di lavoro a Vicenza va valutato anche in confronto alla negatività dei suoi predecessori, evitando il rischio di sublimare appena sei giornate di campionato che – fra l’altro – sono state contestualmente piuttosto atipiche.
Il rinnovo del tecnico va, quindi, necessariamente collegato a una pianificazione tecnica che andrà fatta al più presto e, solo in base a questa, ci si potrà esprimere sulla congruità di Baldini a realizzarla.