Oggi, mentre lavoravo sul post presentazione dei primi 18 anni di VicenzaPiù, uscito il 25 febbraio 2024 dopo il n. 1 del 25 febbraio 2006, e cominciavo a immaginare il prossimo numero (e il prossimo libro dopo “Vicenza. Città (quasi) bellissima“, avevo la tv accesa in sottofondo per ascoltare le news h24 e mi sono imbattuto nell’intervista in diretta su RaiNews24 di Giacomo Possamai preoccupato per l’esondazione del Retrone e del Bacchiglione.
Vestito da probabile alluvionato il sindaco di Vicenza aveva alla sua destra quello sconcio architettonico ed ecologico che è il nuovo tribunale di Vicenza, inaugurato nel 2012, mentre alle sue spalle scorrevano, a poca distanza l’uno dall’altro, il Bacchiglione e il Retrone, gonfi d’acqua così tanto che il sindaco tratteneva a stento, anzi manifestava chiaramente la sua preoccupazione che esondassero, specialmente il Retrone, privo di bacini di laminazione, e il terrore che tornassero reali le tragiche immagini dell’alluvione del 2010.
Se qualcuno non lo ricorda o non lo volesse ricordare (noi del caso Cotorossi, Borgo Berga, Tribunale, etc. ne abbiamo scritto e riscritto, quasi tanto quanto della BPVi) i letti e le sponde dei due fiumi sono stati cementati coprendo (per coprire?) i terreni inquinati della Cotorossi, ragione per cui l’acqua che vi scorre non può essere assorbita dal terreno ma è bloccata dal cemento.
Scriveva Il Fatto Quotidiano in uno dei tanti passaggi dell’inchieste che nacquero sull’operazione (passaggi che videro il “Tribunale” addirittura auto sequestrarsi e auto dissequestrarsi) «“L’ecomostro padano” – la definizione è di Legambiente Veneto – oggetto dell’inchiesta, di circa 100mila metri quadri, sorge alla confluenza dei fiumi Bacchiglione e Retrone, siamo a poche centinaia di metri da monumenti come La Rotonda e l’Arco delle Scalette del Palladio e Villa Valmarana. Il complesso edilizio ospita il tribunale, un ipermercato e alcuni condomini in costruzione. Nelle sue fondamenta riposano i veleni della vecchia fabbrica, la Cotorossi, sorta alla metà dell’Ottocento e abbattuta nel 2005 per far posto a smisurati “scatoloni” di cemento che si sporgono fino al ciglio del fiume. L’intervento edilizio nasce grazie ad una proposta fatta nel 2002, dalla FinVi – che è proprietaria dei terreni e società riconducibile al gruppo Berlusconi tramite Olmo, Euroidea e Standa -, all’amministrazione comunale guidata allora da Enrico Hullweck di Forza Italia. La proposta prevede il progetto urbanistico, chiavi in mano, del tribunale. In cambio la FinVi chiede ed ottiene l’edificabilità su tutta la restante area (circa 100mila metri quadrati) e in più un terreno di proprietà comunale. Ottenuto il via libera da Comune e Regione Veneto – presidente Giancarlo Galan – la FinVi vende tutto incassando un bel po’ di plusvalenze. La nuova proprietà è di Sviluppo Cotorossi, società che vede tra i soci la Maltauro, la piemontese Codelfa, di proprietà del gruppo di Marcellino Gavio. Nel 2008 il centrosinistra vince le elezioni con Achille Variati (Pd) che da consigliere regionale aveva definito “un mostro” l’operazione urbanistica. Malgrado questo nel 2009 il nuovo consiglio comunale approva una variante urbanistica che conferma tutte le volumetrie…».
Dobbiamo ricordare altro per collegare i rischi di alluvione, paventati oggi da Possamai, e le continue violenze alla natura compiute nell’indifferenza se non col favore di chi decide?
Penso che basti questo per temere che tutto si possa ripetere se certi centri di comando rimangono in mano ai soliti noti, direttamente o indirettamente, con l’attuale Amministrazione.
Colpevolmente consapevole o terribilmente ingenua?
Decidete voi.