Nel centro di Vicenza c’è un lembo di terra racchiuso tra due fiumi (Retrone e Bacchiglione, ndr) che esercita un fascino particolare nei vicentini e ancor più nei forestieri in visita alla città – scrive nella nota che pubblichiamo Ciro Asproso, consigliere comunale Coalizione civica per Vicenza (qui altre sue note su ViPiu.it, ndr) -. Questo luogo, che per chi giunge da Porta Monte conduce al bellissimo Palazzo Chiericati, è anche conosciuto come la “Mesopotamia” vicentina.
Forse sarebbe meglio dire che “esercitava un fascino particolare”, poiché dopo l’intervento del Genio Civile, che ha realizzato un muro di contenimento a rinforzo della sponda sul lato dei campi da tennis, il paesaggio è completamente cambiato e di certo non in meglio.
In un comunicato della Regione Veneto del 25 ottobre scorso, l’assessore al dissesto idrogeologico Giampaolo Bottacin parlava di “un’opera importante, robustamente costruita” … “attraverso una progettazione che ha tenuto conto anche del contesto urbano e dell’impatto in cui sarebbe calato”.
Francamente, a me non pare che una muraglia rivestita in sasso abbia molto a che vedere con il contesto urbano, magari in qualche Comune collinare potrebbe anche fare la sua bella figura, ma in pieno centro a Vicenza è il classico pugno nell’occhio.
C’è chi sostiene che il Circolo del tennis lamentasse cedimenti di terreno sul limitare dei campi e che in questo modo abbia guadagnato dai 3 ai 5 metri. Ora, non dico che sia unicamente questa la ragione dell’intervento, ma viene legittimo chiedersi perché non si sia proceduto con i lavori di consolidamento anche in Viale Margherita, a protezione delle residenze o degli edifici universitari. Peraltro, i palloni che servono da copertura ai campi da tennis sono decisamente anti-estetici e occultano la visione dell’ex GIL, che sarà pure un retaggio del regime fascista, ma rimane uno dei più bei esempi di architettura razionalista del nostro Paese. Si converrà inoltre, che in un periodo di grave crisi economica e con le famiglie oberate dal caro bollette, spendere 600mila euro di denaro pubblico per un’opera a dir poco controversa può apparire sconveniente.
Ad ogni modo, in considerazione di quanto su esposto si CHIEDE:
1) Perché invece del muro in sasso non si è realizzato l’intervento con le “terre armate”, che sono quasi invisibili ma non meno efficaci in fase di contenimento?
2) Il progetto è stato sottoposto al vaglio della Soprintendenza? Il Comune ha dato delle prescrizioni a tutela del paesaggio?
3) Perché l’ampliamento del Circolo tennis non è passato al vaglio del Consiglio comunale? Ci sarà almeno un ricalcolo del canone d’affitto in virtù del maggior spazio ottenuto?
Ciro Asproso