di Stefano Vergine sul Fatto Quotidiano
Non basta dominare il mercato. Le “Big Four” della consulenza hanno creato un cartello in Italia per spartirsi una gara pubblica da 66,5 milioni di euro e mettere fuori gioco gli altri concorrenti. Un sistema fatto di offerte concordate e spartizione dei lotti, che ha permesso alle quattro più grandi società al mondo della revisione contabile – Ernst & Young, Deloitte, Kpmg e Pwc – di conquistare la torta messa sul piatto nel 2015 dalla Consip, la centrale acquisti pubblica, per conto del ministero dell’Economia. Lo raccontano nei dettagli alcune recenti sentenze del Consiglio di Stato, che a inizio ottobre ha respinto i ricorsi al Tar delle società dando definitivamente ragione all’Antitrust italiano.
Era stata infatti l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nell’autunno del 2017, a stabilire che i quattro colossi multinazionali avevano creato un cartello per spartirsi quella gara. Un procedimento amministrativo da cui è nata anche un’inchiesta penale, condotta dalla procura di Roma e chiusa a gennaio di quest’anno, contro 14 persone tra legali rappresentanti, dirigenti e procuratori delle filiali italiani di Ernst & Young, Deloitte, Kpmg e Pwc. Tutti accusati dai pm di turbata libertà degli incanti, cioè di aver condizionato l’appalto da 66 milioni. In attesa di capire se gli indagati verranno o meno rinviati a giudizio, ci sono le sentenze del Consiglio di Stato che condannano definitivamente le Big Four.
I giudici amministrativi spiegano che la gara indetta da Consip era suddivisa in 9 lotti. Oggetto: “L’affidamento dei servizi di supporto e assistenza tecnica per l’esercizio e lo sviluppo della funzione di sorveglianza e audit dei programmi cofinanziati dall’Unione europea”. In sostanza, assistere enti pubblici italiani, come i ministeri e le Regioni, nel controllo dei fondi comunitari destinati all’Italia. Secondo l’Antitrust, il problema è che le società si sono accordate per spartirsi i vari lotti, facendo offerte economiche con sconti tali da permettere a ognuna di loro di aggiudicarsi un pezzo del maxi appalto. “Il coordinamento contestato è stato provato dai diversi documenti agli atti dai quali emerge che i quattro network, in vista dello svolgimento della procedura, hanno deciso di incontrarsi tra di loro per ‘aprire un tavolo’ e ‘condividere un’azione’”, si legge nelle varie sentenze scritte dal consigliere di Stato Giordano Lamberti.
I giudici amministrativi citano, fra le tante, una corrispondenza interna a Pwc del 29 ottobre 2014, in cui i soci della multinazionale scrivono: “Con Deloitte, EY e Kpmg abbiamo concordato un incontro per parlare della prossima gara Consip”. Non solo. Le sentenze parlano di altri documenti sequestrati nelle sedi delle Big Four in cui, prima della presentazione delle offerte, “emerge una chiara ripartizione dei lotti nella gara Consip”. Scrivono i giudici: “Le offerte delle parti, pur avendo ciascuna partecipato a diversi lotti, sono state concertate in modo tale che gli sconti più consistenti presentati da ciascuna di esse, compresi per tutte tra il 30% e il 32,3%, non si sovrapponessero mai, e questo in relazione a ben nove lotti. Non appare infatti plausibile che le 4 principali imprese del settore – potenzialmente in concorrenza tra loro – offrano esattamente lo stesso livello di sconto sia nei lotti in cui hanno interesse (30-32%) sia nei lotti in cui affermano di non averne (10- 15%)”.
Le sentenze del Consiglio di Stato confermano dunque la sanzione dell’Antitrust: 23,5 milioni. Non molto, visto che i quattro gruppi fatturano ogni anno circa 300 milioni di euro con la sola Pubblica Amministrazione italiana. Nel suo procedimento l’Antitrust non ha previsto per le Big Four il divieto temporale di partecipare a nuove gare con la Pa. E così, visto che l’appalto affidato nel 2015 da Consip scade proprio quest’anno, le società appena condannate avranno tutto il diritto di partecipare alla nuova gara in cantiere: altri cinque anni di consulenza per assistere gli enti pubblici italiani nella gestione dei fondi Ue.