Riapertura scuole in Veneto, Save the Children: “incertezza e preoccupazione per famiglie povere”

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Scuola, una classe vuota: solo fisicamente?
Scuola, una classe vuota: solo fisicamente?

L’associazione Save the Children, nonostante le rassicurazioni dell’assessore Donazzan, esprime preoccupazione per le famiglie più povere in vista dell’imminente riapertura delle scuole dopo l’emergenza Coronavirus, che non puà ancora dirsi archiviata, anzi i contagi stanno aumentando. “Il 74% dei genitori non ha ricevuto comunicazioni dalla scuola sulle modalità organizzative per il rientro – afferma Save the Children in un comunicato -. Il 31% dei genitori teme variazioni di orario incompatibili con l’occupazione: i nonni tornano a essere un pilastro e in 1 caso su 5 le madri sarebbero costrette a ridurre l’orario di lavoro o rinunciare all’attività lavorativa. La crisi economica si abbatte sull’educazione: quasi 1 genitore su 10 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, l’11% teme di non poter più sostenere il costo della mensa scolastica”.

A pochi giorni dal ritorno in classe, l’Organizzazione rende pubblica l’indagine ineditarealizzata da IPSOS tra il 4 e il 18 agosto contenuta nel rapporto “La scuola che verrà: attese, incertezze e sogni all’avvio del nuovo anno scolastico”, sottolineando come i bambini siano ancora una volta agli ultimi posti nelle priorità dell’agenda politica. Nonostante mesi di confronto, alla prova dei fatti, non ci sono ancora certezze: necessario un piano di investimenti per l’infanzia e un ripensamento del sistema scolastico per evitare il fallimento delle politiche di ripartenza.

“Incertezza e preoccupazione sono i sentimenti con cui anche in Veneto genitori e bambini affrontano la riapertura della scuola dopo il lungo lockdown che li ha tenuti lontani dalle aule a causa della pandemia di Covid-19 – prosegue la nota -. Per quanto riguarda la ripresa della didattica, al momento dell’indagine il 66% dei genitori veneti era a conoscenza della data di riapertura delle scuole, ma 3 su 4 non avevano ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalle scuole dei propri figli sulle modalità organizzative e sulle norme comportamentali per il prossimo anno scolastico. Solo 1 genitore su 6 sapeva già se la classe del proprio figlio sarebbe stata divisa in gruppi”.

“Questo il quadro che emerge da una nuova ricerca “La scuola che verrà: attese, incertezze e sogni all’avvio del nuovo anno scolastico”, che contiene anche una rilevazione condotta in esclusiva da IPSOS per Save the Children e che delinea la percezione dei genitori al momento della rilevazione, a pochi giorni dalla ripartenza del nuovo anno scolastico. In generale, guardando al nuovo anno, in Veneto 3 genitori su 4 dichiarano di avere preoccupazioni relative al rientro a scuola: la principale è data dall’incertezza circa le modalità di ripresa (67%), seguita dai rischi legati al mancato distanziamento fisico (52%) e quindi dalle possibili variazioni di orario di entrata/uscita da scuola che potrebbero non essere compatibili con gli impegni lavorativi dei genitori a pari merito con le difficoltà nell’apprendimento per i bambini, che sono stati tanto tempo lontani da scuola (31%).I nonni, per chi li ha, tornano ad essere il pilastro del welfare familiare, per il 20% dei genitori intervistati. Anche la rinuncia al lavoro o la riduzione dell’orario lavorativo sembra essere una delle opzioni delle famiglie, in particolare quelle con figli più piccoli: una scelta che ricade molto di più sulle mamme (20%) che sui papà (3%), confermando il gap di genere che si ritrova in tutto il Paese”.

“Tra le principali preoccupazioni con cui le famiglie venete si trovano a fare i conti con la ripresa dell’anno scolastico emerge anche l’apprensione legata alle difficoltà di apprendimento, dopo i lunghi mesi di lockdown e un’estate che non per tutti è stata l’occasione per recuperare il cosiddetto learning loss. Sebbene quasi tutti siano stati ammessi alla classe successiva senza debiti,quasi 1 genitore su 5 (18%) ritiene che il proprio figlio non sia pronto ad affrontarne il programma a causa della perdita di apprendimento conseguente alle condizioni imposte dal confinamento”.

“La preoccupazione per le condizioni economiche peggiorate negli ultimi mesi, si riflette anche in Veneto sul rientro a scuola: 1 genitore su 10 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, quasi 1 genitore su 3 fra coloro che usufruiscono del servizio mensa si dichiara preoccupato della possibile sospensione del servizio a causa delle norme anti-Covid, mentre l’11% deigenitori che ne hanno usufruito negli anni passati per i propri figli di 4-12anni, pensano di non poter sostenere le spese il prossimo anno”.

“La scuola è il luogo dove si combatte, in prima linea, la battaglia contro la povertà educativa. L’obiettivo oggi da porsi non è tornare alla condizione pre-crisi, ma compiere un deciso passo in avanti sul diritto all’educazione di qualità per tutti, superando le gravi diseguaglianze che si sono consolidate in questi anni. Servono scuole sicure, aperte tutto il giorno, accoglienti verso chi affronta maggiori difficoltà e in grado di far fronte alle crisi presenti e future. La riapertura oggi è ancora piena di incertezze, ma è una sfida sulla quale occorre investire tutte le energie e le risorse”, spiega Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e garantire loro un futuro”.

“Occorre rispondere al forte rischio di aumento della povertà minorile e della dispersione scolastica, dopo il black out educativo che ha colpito tanti studenti che non sono riusciti ad accedere alla didattica a distanza. La voce dei genitori raccolta nell’indagine IPSOS conferma questo allarme, in relazione alla diminuzione delle disponibilità economiche per sostenere i percorsi di studio. Sul tasso di dispersione scolastica e di povertà educativa si misurerà il successo o il fallimento dell’intera politica di ripartenza del paese”.

“L’Italia – sottolinea ancora Save the Children nel suo rapporto – già prima della crisi presentava un quadro critico relativamente al fallimento scolastico, la dispersione e la povertà minorile. Il nostro Paese spende per l’istruzione e università circa il 4% del PIL (ultimo dato disponibile, 2018) rispetto al 4,6% della media EU[3]. La sola riforma del 2008 ha ridotto gli investimenti in istruzione di ben 8 miliardi di euro in 3 anni, operando dei tagli lineari, ovvero in percentuale sulla voce di costo, con poca attenzione al loro possibile impatto. La spesa per l’istruzione è così crollata dal 4,6% del 2008 al 4,1% del 2011, fino al minimo storico del 2016 e 2017 del 3,9%. Dal 2011 al 2016 l’Italia ha speso generalmente di più in interessi sul debito che sull’istruzione”.

“Il Rapporto dà anche conto della voce di più di 4000 studenti e di diversi docenti e dirigenti scolastici di alcune scuole con cui l’Organizzazione collabora. L’ascolto delle necessità di tutti gli attori coinvolti, famiglie, studenti, docenti, comunità educante, in un momento così delicato deve rappresentare una priorità nella costruzione di interventi e politiche pubbliche finalizzate alla ripresa e alla resilienza, per scongiurare il rischio di misure inefficaci dal punto di vista del loro impatto reale”.

“Molte scuole hanno dimostrato durante questi mesi la loro resilienza e la capacità di fronteggiare la crisi, nelle aree del Paese dove la povertà educativa è più forte. Per cambiare la scuola non abbiamo bisogno di progetti a tavolino, ma di partire da queste esperienze. Un investimento sulla scuola deve consentire di garantire ed estendere il tempo pieno, assicurare le mense scolastiche, un numero sufficiente di docenti, di personale amministrativo, di dirigenti scolastici, avere a cuore la sicurezza e la qualità dei luoghi in cui bambini e ragazzi vanno per imparare, favorire nuove e più inclusive modalità di apprendimento, con spazi e tempi di partecipazione”.

“Il Piano nazionale “Next Generation” che il governo italiano sta per presentare all’ Europa deve avere al suo centro questo obiettivo, se vuole rispondere a questo nome ambizioso, puntando anche al superamento della povertà educativa digitale delle scuole e degli studenti, emersa con tutta la sua evidenza nella fase di lockdown”, afferma ancora Raffaela Milano.
Nel corso degli anni Save the Children ha avviato una serie di progetti volti proprio a sperimentare approcci educativi più aperti e combattere efficacemente la povertà educativa. L’emergenza Coronavirus- Covid19 ha però reso necessario un ri-orientamento di tali iniziative per rispondere al learning loss dei bambini e degli adolescenti che vivono in contesti più svantaggiati, dovuto al lungo confinamento. È per questo motivo, che Save the Children ha lanciato, a giugno scorso, il programma ‘Riscriviamo il Futuro’, con l’ambizione di raggiungere 100 mila bambini e adolescenti sul territorio nazionale e le loro famiglie, nei prossimi 15 mesi.

La gestione familiare alle prese con il rientro a scuola: madri e nonni sono ancora i pilastri su cui poggia la gestione familiare.

Una delle principali preoccupazioni delle famiglie arriva dal rischio di incompatibilità fra orari scolastici dei bambini che frequentano elementari e medie e quelli di lavoro dei genitori. Le soluzioni previste dai genitori differiscono a seconda della fascia di età dei figli, ma ancora una volta emerge il ruolo fondamentale dei nonni (20%) nel supporto alla gestione della routine familiare nel caso di bambini più piccoli: un paradosso se si pensa che principalmente per proteggere i più anziani dal rischio di contagio, i bambini e gli adolescenti sono stati costretti a mesi di didattica a distanza e di lockdown. La rinuncia al lavoro o la riduzione dell’orario lavorativo sembra essere una delle opzioni delle famiglie, in particolare quelle con figli più piccoli, che però ricadrebbe molto di più sulle mamme (20%) che sui papà (3%).

L’organizzazione familiare è resa ancora più complessa dagli spostamenti che per molti studenti sono necessari per raggiungere la scuola. Garantire il rispetto delle norme sanitarie su mezzi pubblici e scolastici resta ancora un nodo irrisolto sui territori. Basti pensare che per il 29% degli studenti veneti la scuola dista oltre 5 km da casa eper raggiungerla uno studente veneto su 3 (32%) utilizza mezzi pubblici o scolastici.

Il recupero delle competenze perse e l’estate come opportunità perduta ancora per tanti bambini. La maggioranza degli studenti veneti (6 su 10) ha riscontrato difficoltà nella fruizione della scuola a distanza imposta dal confinamento. Guardando più nel dettaglio ai voti riportati dagli alunni, il 59% ha mantenuto inalterata la propria performance, il 25% ha registrato un miglioramento nei voti conseguiti a fine anno, mentre il restante 16% ha riportato voti peggiori.

Avere un’estate ricca di stimoli educativi e sociali avrebbe potuto essere un’utile opportunità per colmare almeno parzialmente le lacune scolastiche e di socialità create dal lockdown. Purtroppo sembrerebbe che si sia trattato di un’occasione persa ancora per tanti bambini, soprattutto per quelli che hanno sofferto di più l’emergenza, a causa anche delle ricadute economiche sulle famiglie. Poco meno di un genitore veneto su 3 dichiara di aver iscritto il proprio figlio a un centro estivo, che nel 56% dei casi è privato e che in media hanno frequentato per 25 giorni. Solo il 13% dei bambini ha potuto frequentare gratuitamente il centro estivo, per il 39% è stato necessario sostenere un costo inferiore agli 80 euro, e addirittura per il 48% delle famiglie è stata necessaria una cifra più alta, dato questo ben superiore alla media nazionale (34%). Il costo troppo elevato è stato motivo della rinuncia per un terzo delle famiglie, mentre in 1 caso su 5 l’impossibilità è legata alla mancanza di offerta nel proprio territorio. La crisi economica, nonostante la possibilità di accedere a contributi pubblici, ha avuto ripercussioni anche sulla possibilità dei bambini di andare in vacanza: 2 genitori su 5 hanno dichiarato che quest’ anno non sono andati via con la propria famiglia.Nella metà quasi dei casi (47%) il principale ostacolo è rappresentato dai costi, ma in 1 caso 4 la rinuncia è dovuta a motivi di lavoro (25%).

La crisi economica generata dalla perdita di occupazione e guadagni a causa dell’emergenza Covid, ha ripercussioni significative sulla povertà educativa dei bambini. Un numero significativo arriva ancora dall’indagine IPSOS, da cui emerge che 1 genitore veneto su 10 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, il 12% delle famiglie ha fatto richiesta di un sussidio per affrontare i costi relativi al prossimo anno scolastico.
Altro elemento di preoccupazione per i genitori, quello relativo alla mensa scolastica. Una preoccupazione che si conferma nelle risposte dei genitori veneti all’indagine IPSOS: il 70% di coloro che usufruiscono del servizio mensa si dichiara preoccupato della possibile sospensione del servizio a causa delle norme anti-Covid, mentre l’11% di chine ha usufruito negli anni passati per i propri figli di 4-12 anni, pensa di non poter sostenere le spese il prossimo anno. Anche le attività extra scolastiche di bambini e ragazzi sono a rischio, in questo caso anche per le norme di distanziamento: quasi 7 genitori su 10 (69%) credono che il proprio figlio dovrà farne a meno per il prossimo anno.

“È oggi più che mai fondamentale per la ripartenza, garantire l’accesso ai servizi educativi per la prima infanzia a tutti i bambini. Nonostante i bambini 0-2 anni siano stati formalmente inclusi nel sistema di istruzione, la rete di servizi educativi per questa fascia di età – a partire dagli asili nido pubblici – è del tutto inadeguata e in alcune regioni del Sud di fatto inesistente”, spiega Raffaela Milano. “La povertà educativa comincia sin dalla primissima infanzia e per questo riteniamo sia fondamentale che venga fatto un investimento ambizioso per rafforzare questa rete, nell’ambito degli interventi che dovranno essere messi in campo con le risorse del Next Generation Eu e che per essere all’altezza di questo nome non può dimenticare i bambini e in particolare i più piccoli”.

Per questo Save the Children ha chiesto che il piano nazionale del Recovery Resilience Fund affronti alcuni nodi cruciali, coerentemente con le Raccomandazioni specifiche del Consiglio Europeo e le linee generali del Programma Nazionale Riforme 2020, tra cui la costruzione di una infrastruttura nazionale di servizi educativi per i bambini zero-due anni, assicurando entro il 2023, in tutte le regioni, l’accesso di almeno il 33% dei bambini, e raggiungendo, entro il 2027, l’obiettivo ambizioso, ma possibile, del servizio educativo zero-sei come diritto per tutti i bambini. Le altre richieste riguardano l’istituzione di una “patente digitale” per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado, la creazione di aree ad “Alta densità educativa” nei territori più svantaggiati, un investimento per rendere le scuole belle, sicure, sostenibili e inclusive, la sperimentazione di una child guarantee in Italia.

“Riscriviamo il futuro”: il programma di Save the Children per il contrasto alla povertà educativa nell’emergenza Covid ‘Riscriviamo il Futuro’ ha, come obiettivo, quello di dare continuità all’apprendimento, assicurando a tutti i minori, soprattutto quelli che vivono in condizioni di svantaggio, l’accesso ad opportunità educative di qualità, attraverso l’innovazione e la didattica aperta. Per svolgere il programma ‘Riscriviamo il Futuro’ – realizzato grazie al prezioso contributo della Fondazione Bolton Hope – sono stati attivati 90 ‘Spazi Futuro’ in 26 località italiane, tra cui anche il Veneto, avvalendosi delle reti già presenti sul territorio. Particolarmente significativo, all’interno del programma, è il progetto ‘Arcipelago Educativo’, sviluppato in collaborazione con la Fondazione Agnelli, obiettivo del progetto è favorire il benessere psicofisico di bambini e ragazzi, il consolidamento e il recupero di competenze di base e trasversali, la relazionalità tra pari e un più adeguato clima educativo in famiglia.

‘Riscriviamo il Futuro’ interviene su tre linee di intervento principali: garantire che il materiale scolastico necessario per la didattica a distanza (pc, tablet, connessione internet) raggiunga effettivamente tutti gli studenti che ne hanno bisogno; svolgimento di attività estive, quali laboratori artistici e ricreativi, attività ludiche e motorie, attività di promozione alla lettura e acquisizione di competenze digitali, accompagnamento allo studio, compatibilmente alle norme di sicurezza e sanitarie, in modo tale da consentire a bambini e ragazzi il recupero delle competenze cognitive e sociali compromesse dal lungo periodo di isolamento; programmare per tempo di interventi innovativi per la riorganizzazione della scuola e della didattica per l’a.s. 2020/2021, prevedendo anche un supporto materiale e educativo per gli studenti in maggiore difficoltà economica.