La flessione dei consumi nei primi mesi del 2021 era, purtroppo, largamente attesa. Secondo l’Osservatorio Economico Confesercenti, dall’entrata del Veneto in zona rossa (il 19 dicembre 2020) al ritorno (si spera definitivo) in zona gialla, commercianti e ristoratori vicentini hanno perso quasi 225 milioni di euro.
Ora l’obiettivo è rilanciare l’economia e i consumi, ritornando gradualmente alla normalità. Serve una svolta rapida nelle riaperture delle attività in sicurezza, che possono dare una forte spinta alla ripresa economica ed una iniezione di fiducia alle famiglie: due ore di aperture serali a tutto campo dei pubblici esercizi valgono, in un mese, circa 30 milioni di euro.
Il fatturato medio mensile, in questo periodo dell’anno, per il mondo della ristorazione vicentina si aggira intorno ai 120 milioni di euro. Con le chiusure, che abbattono il fatturato del 70%, era sceso a soli 36 milioni. Ora le aperture stanno permettendo di recuperare qualcosa, ma poco: sia per via delle limitazioni d’orario e sia per via delle condizioni meteorologiche poco favorevoli. Per i ristoranti, in particolare, la differenza rispetto ad aprile è minimale. Due ore di apertura in più aiuterebbero i ristoranti (che potrebbero recuperare un 10% di fatturato) ma soprattutto i bar, il prolungamento dell’apertura serale può significare un recupero di fatturato anche superiore al 50%.
Complessivamente, ponderando il peso sul numero di bar e di ristoranti e sul fatturato medio di ciascuna categoria, secondo l’elaborazione dell’Osservatorio Economico di Confesercenti due ore di apertura serale potrebbero voler dire circa 30 milioni di guadagni in più.
«Evidentemente» sottolinea Flavio Convento, Presidente della Confesercenti di Vicenza «su queste stime pesa il fatto che il Veneto non è la Sicilia: qui cenare fuori la sera è ancora piuttosto difficile, a maggior ragione visto il clima più freddo e piovoso della media stagionale. I bar, tuttavia, potrebbero avere un vantaggio considerevole, e questo sarebbe molto importante anche in vista del fatto che, nei mesi di chiusura, essendo per natura meno predisposti alla vendita con asporto sono stati più penalizzati dei ristoranti. Consentire la somministrazione al chiuso potrebbe portare invece un vantaggio importante anche per i ristoranti, che in termini di fatturato potrebbero raggiungere +50%».
Questa fase, sottolinea ancora Convento, presenta «ampie differenze fra i settori produttivi: in alcuni casi, sono stati del tutto recuperati i livelli produttivi pre-crisi, mentre in altri (turismo, alcuni servizi, tempo libero) la ripresa non è mai partita. I risultati in termini di crescita per l’anno in corso dipenderanno, quindi, dal momento in cui si avvieranno le riaperture. Riaperture, inoltre, a cui non corrisponde “automaticamente” una ripresa di attività ai livelli precedenti. Certamente alcuni fattori depongono a favore di un recupero molto rapido: fra questi, oltre all’effetto d’impatto “psicologico” legato al riavvio delle attività, anche lo stock di risparmio accumulato dai consumatori nell’ultimo anno, ma in alcuni settori la situazione è ancora molto precaria».
Nella prima parte di quest’anno, dunque, il quadro economico per le famiglie è simile a quanto registrato nel 2020. Le restrizioni ai comportamenti di spesa mantengono, infatti, i consumi su livelli depressi – prossimi a quelli dei mesi finali del 2020 – quando la caduta rispetto ai valori pre-crisi risultava pari al 10 per cento.
«Bisogna intervenire al più presto» conclude Convento «da un lato sul versante delle riaperture in sicurezza, dall’altro sulla fiducia delle famiglie in modo tale da generare, anche se gradualmente, quegli effetti di consolidamento della ripartenza di cui tutti abbiamo bisogno».