Alle 16.30 di oggi 15 maggio 2020 – annuncia un comunicato della COREIS la Comunità religiosa islamica italiana – Palazzo Chigi ha ospitato i principali rappresentanti dell’Islam italiano. Il premier Giuseppe Conte e la ministro dell’Interno Luciana Lamorgese hanno così firmato il protocollo per la gestione della riapertura delle moschee in Italia, che sarà operativo dal giorno 18 maggio.
Da parte islamica hanno sottoscritto il Protocollo Abdellah Redouane (Grande Moschea di Roma), Yasine Laframe (UCOII), Yahya Pallavicini (COREIS Italiana) e AbdAllah Cozzolino (CII).
Il Documento, è stato redatto assieme alle comunità islamiche con la stretta collaborazione del Comitato Tecnico-Scientifico ed è suddiviso in tre capitoli che indicano nel dettaglio le norme da seguire per la riapertura: “Accesso ai luoghi di culto in occasione di preghiera”, “Attenzioni da osservare nella preghiera” e ” Igienizzazione dei luoghi e degli oggetti”.
Protocollo con le comunità islamiche
Come affermato dal presidente della COREIS, imam Yahya Pallavicini, “questo Protocollo con la confessione islamica per la gestione della riapertura delle moschee in Italia è un evento storico per almeno 5 motivi”:
1. —- Perché viene rispettata la forma della Costituzione, distinguendo il rapporto tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica (Art. 7) e prevedendo anche le relazioni con tutte le altre confessioni religiose organizzate in Italia (Art. 8). In questo senso la COREIS ringrazia il Capo Dipartimento per le Libertà Civili e l’Integrazione, prefetto Di Bari, e la direttrice per gli Affari dei Culti, prefetto Iurato, per il coordinamento nella concertazione per via telematica avviata martedì 5 maggio con i musulmani della COREIS, della Grande Moschea di Roma e dell’UCOII e con le altre rappresentanze dell’Ebraismo, delle Chiese Cristiane Ortodosse, dell’Induismo, del Buddhismo e delle Chiese Protestanti. Si è trattato di un modello di lavoro concreto e sensibile tra laicità delle Istituzioni e responsabilità del pluralismo religioso in Italia.
2. —- Perché questo protocollo sancisce un modello di collaborazione interdisciplinare tra sensibilità politica, rigore scientifico e giuridico (grazie all’attiva partecipazione del Comitato tecnico della Presidenza del Consiglio dei Ministri) e responsabilità religiosa nella pratica del culto. Si è così potuto valutare prima la chiusura dei luoghi di culto e ora concordare le norme per la gestione graduale delle riaperture.
3. —- Perché, pur condizionata dall’emergenza sanitaria per la pandemia, la responsabilità istituzionale del Governo italiano ha riconosciuto pari dignità e opportunità per la preghiera nei luoghi di culto anche ai musulmani in Italia. Il Governo ha dialogato anche con alcune rappresentanze di confessioni religiose non riconosciute e senza Intesa giuridica (musulmani, ortodossi, sikh e bahai) facendo prevalere l’opportunità di normare e includere referenti affidabili del pluralismo religioso in Italia.
4. —- Il Protocollo con le Comunità Islamiche collegato con il Patto con l’Islam Italiano rappresentano due documenti e tappe che vedono il Ministro Luciana Lamorgese protagonista di un’interpretazione di ruolo istituzionale e senso pratico. Forse una pista di lavoro per un’Intesa tra Governo e Islam?
5. —- Perché il Presidente del Consiglio ha saputo soddisfare le richieste delle minoranze religiose di vedere garantiti i loro diritti di libertà religiosa, senza discriminazioni. Un modello di politica per l’Europa.
La COREIS è onorata di trasmettere il sollievo per l’esito di questa collaborazione interistituzionale da parte di migliaia di musulmani in tutte le Regioni d’Italia che, mantenendo la loro attenzione prioritaria alla salute e all’applicazione delle regole di sicurezza e prevenzione del contagio, vedono il conforto di poter pregare, con distanziamento e ordine, proprio durante l’ultima settimana del mese di Ramadan.
Si uniscono alla COREIS nella gratitudine di questa firma del protocollo per la riapertura delle moschee in Italia l’associazione Muhammadiah (comunità paskitana), l’associazione Ahmadou Bamba (comunità senegalese), l’organizzazione Minhaj al-Quran, numerose moschee della comunità di origine dal Bangladesh in Sicilia (Centro Culturale Islamico di Via Roma, Palermo) e in Piemonte (Moschea Dar al-Salam, Torino).
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