“Il costo della transizione ecologica”. Perché il mercato dell’auto elettrica non decolla

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Ricarica per auto elettrica
Ricarica per auto elettrica

Il precedente articolo parlava delle componenti della batteria di un veicolo Bev (Battery electric vehicle). Le auto elettriche, nonostante la crisi dei microchip, stanno lentamente aumentando le vendite. Ma questo trend è ancora ben lontano dall’obiettivo del Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) che vuole, entro il 2030, l’immatricolazione di 6 milioni di macchine elettriche. Il problema principale è rappresentato dai punti di ricarica, le cosiddette colonnine che dovrebbero assicurare un punto di ricarica lungo il percorso. (qui tutti gli articoli della nostra rubrica “Il costo della transizione ecologica”)
I dati sul mercato elettrico
Secondo il bilancio dello Smart Mobility Report del 2021, nel mondo sono state immatricolate 3,2 milioni di auto elettriche: in crescita del 43% rispetto al 2019. L’Europa, da sola, copre quasi la metà del mercato mondiale: 1,4 milioni di immatricolazioni, scalzando anche la Cina che si ferma a 1,3 milioni. La Germania rappresenta lo Stato europeo in cui l’elettrica è più diffusa: quasi 400mila immatricolazioni. A seguire ci sono poi Francia, Regno Unito, Norvegia, Svezia e Olanda.

L’Italia è tra gli ultimi, sebbene ci sia stato un aumento importante. Nelle strade italiane attualmente circolano 200mila auto elettriche, che rappresentano il 4,3% delle immatricolazioni totali. Questo numero è praticamente il doppio di quello dell’anno scorso, essendo stato il 2021 un anno molto buono per il mercato. Tra gennaio e settembre di quest’anno sono state vendute 100mila Bev. Se si dovesse ripartire tra zone, il Nord Italia è il più virtuoso, con il 67% delle immatricolazioni elettriche. Segue poi il Centro, con il 26% e il Sud: appena il 7 per cento.

Per arrivare all’obiettivo auspicato dal Pniec, mancherebbero ancora 5 milioni e 800mila immatricolazioni. Secondo il Report, questo trend porterà a far circolare 4 milioni di auto elettriche entro il 2030. Se il numero di Bev che circolano fossero il doppio, si ipotizza che, oltre a un volume di affari da 245 miliardi di euro, le emissioni di CO2 calerebbero del 42%.
Le colonnine: ancora troppo poche
Si cresce, ma non abbastanza. Basta guardare a quante colonnine per la ricarica ci sono in giro e, soprattutto, di che tipo. Al momento in Italia si calcolano 21.500 punti di ricarica tra pubblici e privati. Di questi, il 90% è di tipo normal charge. Questo vuol dire che “fare il pieno” richiede una media di 5-6 ore per fare fino a 300-400chilometri. Il pieno costa intorno ai 40 euro, se si calcolano gli ultimi aumenti dell’energia. Secondo le previsioni, nel 2021 saranno immatricolate solo 1,5 milioni di auto elettriche, nonostante il 70% degli italiani voglia andare a batteria.

Quello che serve sarebbero le ricariche cosiddette ultra-fast (da 100 a 300 KW). Con le ultra-fast il pieno si fa in mezzora. Il Pnrr prevede lo stanziamento di 750 milioni di euro fino al 2026 per realizzare ulteriori 21mila punti di ricarica fast e ultra-fast. Ancora troppo pochi. Secondo le stime servono almeno 100mila punti di ricarica per rifornire 6 milioni di auto in circolazione e assicurare un’autonomia di viaggio che permetta di non muoversi solo tra casa e lavoro. C’è poi la questione degli incentivi. Nella finanziaria è stato stanziato un ecobonus per l’elettrica di appena 100 milioni: praticamente sono finiti in 2 giorni. «Servono fondi strutturali e non briciole che finiscono in un click-day» ha commentato indignato il proprietario di un concessionario umbro.

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