
(Adnkronos) – E' italiana la più grande rete europea di ricerca sul cervello. Si chiama Mensys e ha triplicato negli ultimi mesi i centri coinvolti, aggiungendo nuovi tasselli alla mappa degli studi in corso. Si lavora per: svelare il meccanismo alla base delle difficoltà nei pazienti con Alzheimer e Parkinson a riconoscere le espressioni facciali, fondamentali per comunicare con gli altri, e individuare un possibile trattamento. Utilizzare cervelli 'in miniatura' creati da cellule staminali pluripotenti, riprogrammate in neuroni, per testare nuove terapie contro le demenze. Prevenire i disturbi del neurosviluppo nei neonati prematuri, grazie alla potenziale azione antiossidante di soia e olio di oliva. I numeri di Mnesys, presentati in occasione del III Annual Meeting, in corso a Genova, al Palazzo della Meridiana, disegnano una realtà complessa: oltre 60 centri in più, coinvolti negli ultimi sei mesi, per un totale di 90, tra i migliori atenei pubblici e privati, istituti di ricerca, Irccs e imprese. 600 pubblicazioni e circa 300 progetti attivi a oggi, di cui oltre 90 avviati dal giugno scorso, finanziati con 23 milioni di euro, grazie ad appositi 'bandi a cascata'. Altri 200 giovani ricercatori, assunti in poco più di un anno, per un totale di circa 800 scienziati italiani, a caccia di nuovi test e terapie per la diagnosi precoce e la cura delle malattie del sistema nervoso, con trattamenti modellati sui pazienti. 'Mnesys- commenta Antonio Uccelli, responsabile scientifico del progetto e direttore scientifico dell’Ospedale Policlinico San Martino – è una vera brain venture di gruppi di lavoro distribuiti in tutta Italia, guidata dall’Università di Genova, in sinergia con l’ospedale San Martino, e avviata a fine 2022 grazie al fondo record di 115 milioni di euro, stanziato dal Pnrr, (Missione 4). Un progetto imponente e complesso in crescita esponenziale, che ha visto aggiungersi ai 25 enti fondatori, altri 65 centri negli ultimi sei mesi, tra le istituzioni più prestigiose nel campo delle neuroscienze, come ad esempio l’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Cnr di Roma, l’Università Sapienza e il San Raffaele di Milano-. Ciò significa che, ad oggi, tutte le migliori istituzioni italiane che fanno ricerca sul cervello, ingaggiate tramite appositi 'bandi a cascata', sono coinvolte in questo progetto unico al mondo, che è diventato la rete europea più estesa e all’avanguardia". "In questo progetto, senza precedenti e in continua crescita – dichiara Enrico Castanini, presidente Mnesys – oggi si stabilisce una tappa fondamentale per analizzare i traguardi raggiunti e per avviare le attività di trasferimento tecnologico che ne seguiranno. Tale bagaglio di conoscenze scientifiche ci permetterà di passare dalle scoperte teoriche a concreti benefici per la società, in totale allineamento con l’obiettivo ultimo del Pnrr: generare ricadute tangibili e durature per i cittadini, migliorando di conseguenza la qualità della vita di tutti noi grazie all'uso delle nuove tecnologie". Mnesys, aggiunge Sergio Martinoia, ordinario di Bioingegneria all’Università di Genova e coordinatore del comitato scientifico, "si affida a un approccio 'multi-scala' che parte dallo studio delle singole molecole, fino all’analisi delle interazioni sociali, passando dalla genetica, ai modelli animali, per arrivare a studi di popolazione. I programmi di ricerca avviati con 600 pubblicazioni e circa 300 progetti attualmente attivi, spaziano in tutti gli ambiti delle neuroscienze, dall’indagine degli aspetti fisiologici, come lo sviluppo del cervello nei neonati, alla ricerca di nuove strategie contro le malattie neurodegenerative, attraverso l’integrazione tra medicina e tecnologie informatiche applicate al cervello. Su questo fronte Mnesys ha obiettivi quanto mai ambiziosi, cercando soluzioni per patologie come Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla, ictus, depressione, che insieme affliggono il 30% della popolazione italiana". "A questo scopo Mneys ha sviluppato approcci innovativi come la creazione di avatar digitali del cervello umano per studiare le malattie neurologiche e la risposta ai farmaci, individuato nuovi biomarcatori come, ad esempio, due proteine in grado di anticipare lo sviluppo della sclerosi multipla, fino a identificare di nuovi bersagli terapeutici come, tra gli altri, la proteina anti-colesterolo PCSK9 la cui inibizione nel cervello ha un ruolo chiave nel trattamento della malattia di Alzheimer", sottolinea Uccelli. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)