Richiedenti asilo alle Fornaci Rosse: scambio di battute con l’organizzatore Poggi, un plauso e una proposta pratica. Di Dignità

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Stefano Poggi, l’attivissimo deus ex machina di Fornaci rosse, un bell’esempio di confronto aperto a Vicenza su  idee e contenuti, ci chiede una “rettifica” sull’articolo “Profughi a Fornaci Rosse: al festival “rosso” di Vicenza utilizzati per i rifiuti. I giovani italiani di sinistra “cool” hanno… rifiutato?” in cui il nostro Edoardo Andrein, di cui Stefano non trovava il contatto che pure è presente sul nostro sito, riportava l’osservazione di un fatto e faceva una domanda. Pubblichiamo volentieri la sua nota a cui rispondiamo io ed Edoardo.

Come il giornalista avrebbe potuto verificare se avesse chiesto informazioni all’organizzazione, i volontari richiedenti asilo stanno dando una mano in questi giorni in tutti i settori della festa: entrata, distribuzione e cucina. Non sono, quindi, ‘impiegati esclusivamente per lo smaltimento dei rifiuti’ come scritto nell’articolo. Siamo ovviamente a disposizione per maggiori approfondimenti nel caso la vostra testata volesse approfondire tale presenza in festa, per noi particolarmente importante“.

Stefano Poggi 

Presidente di Fornaci Rosse 

 

Gentile presidente, prendo atto della sua gradita precisazione ma, detto che io i richiedenti asilo non li ho visti né all’ingresso né da altre parti, di sicuro, ribadisco, non c’erano italiani per i rifiuti e questo, non l’eventuale presenza in cucina dei richiedenti asilo, era il fatto che mi ha colpito e in base al quale ho chiesto se erano “proprio i volontari italiani di sinistra, giovani per la maggior parte, che hanno rifiutato di svolgere questa mansione (quella delle pulizie, ndr) troppo poco… cool“.

Prendo atto che non mi ha risposto.

Comunque stasera, come ieri, ripasserò volentieri per impegnare un po’ del mio tempo a godermi sia la parte conviviale che quella politica del festival che grazie a lei e ai suoi volontari da anni anima l’estate vicentina.

Edoardo Andrein

 

Caro Stefano, nel nostro scambio telefonico odierno in cui, per la precisazione appena pubblicata che chiedevi e a cui ti ha risposto, ti invitavo a contattare il “giornalista” autore della nota (di colore?) e non me (così si usa da noi), ti ho fatto un’altra domanda: “Quanto paghi i richiedenti asilo?“.

E tu mi hai cortesemente, e malinconicamente, risposto: “A Fornaci Rosse nessuno riceve stipendi o rimborsi (si figuri, abbiamo a malapena i soldi per arrivare in pari“.

Quindi, ti ho detto e lo dico ora ai nostri lettori che vanno alla Fornaci, “anche i poveri rifugiati non prendono nulla come i giovani italiani che, però, studenti o lavoratori che siano, se lo possono permettere un po’ di più visto che di certo non dispongono solo di 2.5 euro al giorno“. 

E allora da stasera Stefano metti ai vari chioschi una cassetta con scritto in italiano e nelle lingue dei tuoi “ospiti” stranieri volontari “Grazie!“.

A proposito facci anche un foro nella cassetta per infilarci qualche euro non come squalificante elemosina ma come dignitoso riconoscimento del piccolo, grande servizio che i richiedenti asilo svolgono da te per far sì che alla Fornaci si tengano dibattiti come quello che domani modererò io su “”Lavoro in Italia ed in Europa: precarietà, insicurezza, ricerca“.

Le cassette, ovviamente se non vuote alla fine, varrebbero molto di più delle tante, tantissime belle parole che in questi giorni risuonano negli incontri da te validamente promossi per far crescere Vicenza. 

Ma non solo a parole.  

Giovanni Coviello