Richiesta di matrimonio alla Camera, esibizione di Salvini al cellulare, ignoranza su “Gesù ebreo”: perso il senso della misura e del ridicolo

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Richiesta di matrimonio di Di Muro (Lega) alla Camera
Richiesta di matrimonio di Di Muro (Lega) alla Camera

Ho visto alcuni ultimi “spettacoli” (per me inquietanti più che indegni) di qualche “rappresentante del popolo” (o meglio, della gente).
Mi riferisco alla richiesta di matrimonio avvenuta  durante una seduta alla Camera dei Deputati, a Salvini che fa la sua solita esibizione al telefonino, a quello che si è sentito offeso dalla senatrice Segre perché ha parlato di “Gesù ebreo. Uno squallore unico.

Si passa dalla trasformazione del parlamento in una trasmissione tipo “grande fratello” o “uomini e donne” (cosa, forse, “normale” dal momento che ormai i politicanti parlano di politica principalmente nei “salotti televisivi” più che nelle istituzioni), al “grande leader” che parla da solo a un cellulare, all’ignorate di turno che si dichiara fervente cattolico e, con una “punta” di razzismo, non ammette che Gesù potesse essere ebreo (come se la cosa fosse una specie di bestemmia).

Ma dove stiamo andando o, meglio, dove siamo arrivati?
Questi esempi di “fauna politica” siedono nelle poltrone che contano, prendono un compenso per lavorare per il paese o per essere quello che dimostrano (cioè, a voler essere buoni, dei guitti che si credono chissà che cosa)? Sono sempre più convinto che stiamo vivendo nel “declino dell’impero”.
A volte mi viene da pensare che non solo bisogna rimpiangere i tempi della prima repubblica, ma anche il cavallo di Caligola …

Dubito che ci possa essere speranza senza una rivoluzione culturale e delle coscienze. Forse il problema non sono gli atteggiamenti di questi personaggi che inquinano la Politica (quella vera, con la P maiuscola che dovrebbe essere praticata con passione, serietà e competenza) ma il fatto che quelli che li votano hanno perso il senso della misura e del ridicolo.

Povera Patria

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.