Ricordato al Petrolchimico il 38. anniversario dell’omicidio di Giuseppe Taliercio

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Comune di Venezia
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Si è svolta oggi nel capannone del Petrolchimico di Porto Marghera, la cerimonia di commemorazione in onore di Giuseppe Taliercio, dirigente dello stabilimento petrolchimico della Montedison ucciso dalle Brigate Rosse il 5 luglio 1981, dopo 46 giorni di prigionia. Alla cerimonia sono intervenuti l’assessore comunale alla Coesione sociale, Simone Venturini, il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, il presidente della Municipalità di Marghera, Gianfranco Bettin, Cesare Taliercio, figlio di Giuseppe, il patriraca di Venezia, Francesco Moraglia, Luca Alburno di Eni e alcuni rappresentanti del gruppo della San Vincenzo del Petrolchimico, di cui Taliercio fu presidente, e che porta oggi il suo nome. Presenti inoltre gli assessori comunali Massimiliano De Martin e Giorgio D’Este, autorità militari, e il “Coro delle Cime” del Petrolchimico.

“Quello di Giuseppe Taliercio – ha esordito Bettin – terza vittima del terrorismo rosso nella nostra città dopo Sergio Gori e Alfredo Albanese, è stato un esempio luminoso, che ha saputo seminare la buona notizia anche in un momento particolarmente buio nella storia del nostro Paese, riuscendo a rovesciare una tragedia in un messaggio di speranza e di impegno”.

Sull’importanza di trasmettere alle nuove generazioni la storia e il senso di quegli anni bui, in cui dilagava “l’assurdità di voler cambiare le cose uccidendo le persone”, si è soffermato Cesare Taliercio, mentre il prefetto Zappalorto ha evidenziato come di fronte alla tragica stagione degli anni di piombo gli italiani abbiano reagito con forza, restando uniti. Il prefetto ha poi messo in guardia dal sottovalutare nuove forme di terrorismo, come quella legata al riacutizzarsi della diffusione dell’uso di droghe, soprattutto tra i più giovani: “Ci siamo ‘vaccinati’ contro virus terribili come la dittatura e il terrorismo, ora nuove sfide ci aspettano, di fronte alle quali non dobbiamo abbassare la guardia”.

“Bene e male – ha sottolineato l’assessore Venturini – esistono da sempre, ma non sempre sono identificabili con gli stereotipi che abbiamo in mente. Il bene non si incarna solo nei grandi eroi, che compiono gesta eclatanti, ma anche in chi vive ogni giornata, al lavoro, in famiglia, nel tempo libero, sempre dedicando grande attenzione agli altri. Giuseppe Taliercio era una di queste persone, faceva bene ciò che doveva fare; era un uomo buono, che ha vissuto bene, un eroe ‘normale’ che ci ha raccontato cos’è il Bene. E’ importante ricordare quegli anni di delirante violenza, perché c’è il pericolo che possano ripetersi. Dalla vita di Taliercio, dal modo con cui ha affrontato la morte, possiamo trarre insegnamenti preziosi, a lavorare per l’unità, ad abbassare i toni, ad impegnarsi per il bene comune, perché ‘gli uomini tornino ad essere uomini’ “.

La cerimonia si è conclusa, sulle note dell’Ave Maria intonata dal Coro delle Cime, con la deposizione di una corona d’alloro benedetta dal patriarca Moraglia sul cippo commemorativo dedicato a Taliercio all’incrocio tra via Pasini e via Bottenigo.

Mestre, 5 luglio 2019