Riforma della medicina territoriale, proposta di legge dei consiglieri regionali PD

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Facoltà di medicina, una studentessa
Facoltà di medicina, una studentessa

La consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon, vicepresidente della Quinta commissione, competente in materia di sanità e sociale, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta oggi, a palazzo Ferro Fini, ha presentato la Proposta di legge statale n. 27, di cui è prima firmataria, sottoscritta anche dai colleghi Zottis, Giacomo Possamai, Camani, Montanariello e Zanoni, da trasmettere al Parlamento, ai sensi dell’articolo 121 della Costituzione, “Istituzione del Dipartimento integrato Università- Servizio sanitario regionale e modifica del Decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, in materia di condizioni di formazione dei medici chirurghi e degli specializzandi”.

Sono intervenuti, inoltre, Cristiano Samueli della FIMMG e le consigliere Dem Francesca Zottis, vicepresidente del Consiglio regionale e componente della Quinta Commissione, e Chiara Luisetto, vicepresidente della Prima commissione e componente della Quinta commissione.

“Oggi presentiamo la riforma della medicina territoriale – ha esordito la consigliera Bigon – che per noi è fondamentale alla luce della drammatica carenza dei medici di base: le ultime stime, risalenti al mese di aprile 2023, parlano di 784 zone carenti in Veneto per i medici di famiglia. Il risultato è l’affollamento dei Pronto soccorso, con i cittadini privi di punti di riferimento sui territori. Crediamo che la medicina territoriale sia il simbolo della sanità pubblica, un filtro importante all’ospedalizzazione e strategica in un’ottica di prevenzione. Pertanto, vogliamo rendere più attrattiva la professione di medico di medicina generale, contrastando i troppi abbandoni ai corsi di formazione: 68 nel 2022. Vogliamo offrire ai giovani medici più prospettive di carriera e incentivi economici. Chiediamo di equiparare la specializzazione di medicina generale alle altre specializzazioni universitarie.

Oggi, in Italia, la formazione del medico di medicina generale è demandata al corso di formazione specifica di pertinenza delle Regioni, con la collaborazione, sia per l’attività di docenza che di tutoraggio, degli Ordini dei medici locali. In gran parte dei Paesi europei, invece, la specializzazione dei medici di medicina generale è demandata alle Università, mediante apposito corso di specializzazione. Ed è proprio quello che desideriamo accada anche nel nostro Paese: ecco perché abbiamo avanzato questa proposta di legge statale che interviene sui corsi di formazione specifica, inserendoli in modo strutturato nell’ambito dell’Università.

Il Pdls istituisce, presso ogni Ateneo, il Dipartimento integrato Università – Servizio sanitario regionale. Tale Dipartimento verrà istituito con Decreto del ministro dell’Università e della Ricerca, adottato di concerto con il ministro della Salute e d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, sentita la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri”.

“Noi proponiamo soluzioni strutturali alla carenza di medici, non rimedi tampone che non offrono reali prospettive – ha chiarito la vicepresidente del Consiglio regionale Francesca Zottis – Il problema generale delle professioni sanitarie è legato alla scarsa attrattività, alle poche prospettive future e alla mancanza di sicurezza. Vogliamo creare, all’interno delle Università, un percorso di formazione specifico nell’ambito della medicina generale di comunità e di cure primarie, andando oltre il percorso fatto dalle singole aziende sanitarie regionali. La medicina generale deve essere equiparata a tutte le altre specializzazioni sanitarie sotto l’aspetto delle competenze, della professionalità, del trattamento economico e del numero di anni formativi”.

Per Chiara Luisetto “l’obiettivo è aumentare la qualità della professione di medico di medicina generale. Come Partito Democratico abbiamo già dimostrato tutte le criticità che gravano sulla medicina di prossimità. Sono i cittadini, soprattutto quegli anziani, a pagare il prezzo più alto, trovandosi soli rispetto ai loro bisogni assistenziali. Vogliamo garantire servizi di maggiore qualità e prospettive di continuità assistenziale. Vogliamo infondere coraggio ai giovani professionisti, incoraggiandoli a scegliere come carriera la medicina generale”.

Cristiano Samueli ha evidenziato “l’importanza della proposta del Partito Democratico per aumentare l’attrattività della professione di medico di medicina generale, con una attenzione particolare rivolta ai giovani: il 20% dei colleghi che escono dal corso di formazione regionale di medicina generale poi sceglie altre specializzazioni. Dobbiamo offrire ai giovani più prospettive di carriera, garantendo anche una maggiore professionalizzazione, con l’università che, in questo senso, è un interlocutore fondamentale. In quest’ottica, trovo che sia importante passare da tre a quattro anni formativi”.

Il Pdls 27, da una parte istituisce il Dipartimento integrato Università- Servizio sanitario regionale, modificando l’articolo 18 del Decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368. Dall’altra, attraverso la modifica dell’articolo 20 del D.Lgs 368/1999, garantisce una formazione più ampia, anche avvalendosi della rete costituita dai servizi e presidi ospedalieri, dipartimentali e distrettuali, ivi comprese le unità complesse di cure primarie di medicina generale. Inoltre, con la modifica dell’articolo 24 del D. lgs 368/1999, la formazione specifica di medicina generale viene portata da tre a quattro anni.