Riforma delle Ipab in Veneto: interviene anche Uneba Veneto (www.uneba.org/veneto). Lo fa in quanto voce delle strutture private non profit che si dedicano ad anziani, persone con disabilità, minori e persone fragili, in particolare gli enti di radici cattoliche. Sono fondazioni e associazioni, come fondazioni e associazioni potranno diventare le Ipab dopo l’eventuale riforma, e come già è diventata qualche Ipab prima ancora della Riforma (nella foto del nuovo consiglio regionale Uneba Veneto Francesco Facci, con la cravatta, è con il presidente nazionale Maurizio Giordano e il segretario nazionale Luciano Conforti).
“Abbiamo apprezzato l’annuncio dell’assessore Lanzarin che prevede di completare la riforma delle Ipab entro il 2018 – dice il presidente di Uneba Veneto Francesco Facci-.– E’ la bella accelerazione di un processo in corso da anni: già nel 2015 avevamo presentato alla Regione nostre osservazioni sul progetto di legge“.
“Come abbiamo riconosciuto il coraggio mostrato dalla giunta nell’introdurre i nuovi schemi di accordo contrattuale con la dgr 1438, che nelle prossime settimane con il tavolo tecnico Regione- associazioni approfondiremo, così ci auguriamo che il medesimo coraggio la giunta e il consiglio regionale lo mostrino nella formulazione e realizzazione della riforma delle Ipab“.
“La riforma potrà dare alle Ipab spazi di autonomia e autogoverno che adesso non hanno, ad esempio perché il costo del personale è fissato dal contratto nazionale siglato a Roma dall’Aran, che ne ingessa i bilanci. E’ proprio il costo del personale, del resto, la maggiore differenza di costi tra enti pubblici e privati: le differenze di trattamento fiscale e previdenziale hanno peso decisamente inferiore“.
“La riforma – auspica Facci – potrà permettere ad istituzioni come le Ipab, che hanno una preziosissima storia secolare di servizio alla comunità, di liberarsi di vincoli burocratici e, grazie ad una nuova e più agile gestione, introdurre innovazioni e tentare sperimentazioni.
Sul tema Uneba Veneto è pronta a collaborare con la Regione e a mettere a disposizione la sua esperienza: quella di enti nati per libere iniziative assistenziali, e che negli ultimi anni, ad esempio attraverso la contrattazione decentrata, hanno cercato strade nuove per garantire tanto la sempre maggiore qualità del servizio quanto l’occupazione per migliaia di veneti, quanto infine la sostenibilità dei bilanci“.