La Riforma della Giustizia varata dal ministro Nordio inizierà il suo iter parlamentare dal Senato e non dalla Camera. Un cambio di rotta dopo che, solo alcuni giorni fa, il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Siriani, parlando al Corriere della Sera aveva annunciato: “Lunedì dovrebbe essere bollinata. E martedì potrebbe essere inviata alla Camera”.
In queste ore, invece, è emerso il cambio di destinazione per la prima lettura, come conferma alla nostra redazione il senatore vicentino di Forza Italia Pierantonio Zanettin, che è anche membro della Seconda Commissione permanente su Giustizia. “È vero – ha detto – che la riforma della Giustizia, in prima lettura, sembrava dovesse iniziare dalla Camera, ma ora pare che si partirà dal Senato. È il Governo, ministri e viceministri, che prende queste decisioni.
Io sinceramente non posso che essere contento che si parta proprio dal Senato, ramo del Parlamento nel quale in questa legislatura siedo come presidente del Gruppo Forza Italia Berlusconi. Il partito farà la sua parte”.
Zanettin, che già in passato ha espresso apprezzamenti per il lavoro di riforma avviato da Nordio, ha poi specificato: “La riforma predisposta dal ministro è un ottimo punto di partenza, ma ho in mente alcune proposte emendative che ho intenzione di proporre nel corso dell’iter”.
Critico invece sul cambio il deputato di Azione-Italia viva alla Camera, Enrico Costa: “Giorni fa, il ministro Ciriani annunciava che la Riforma della Giustizia varata dal ministro Nordio e approvata dal Consiglio dei Ministri, sarebbe stata bollinata e trasmessa alla Camera. Oggi, invece, scopriamo che questo atto andrà al Senato. Perché questa inversione in corsa? Probabilmente è frutto di un braccio di ferro interno alla maggioranza.
Per noi è ovviamente indifferente da quale ramo del Parlamento si inizi, ma se queste sono le premesse che fanno addirittura smentire le parole del Ministro dei Rapporti con il Parlamento, penso che durante il percorso dell’iter parlamentare, la conflittualità di questa maggioranza non potrà che amplificarsi”, ha concluso Enrico Costa.