Cosa sono i rigassificatori. Nell’ambito del ciclo di produzione e trasporto del gas naturale (GN), un rigassificatore è un impianto industriale che permette di riportare il prodotto dallo stato liquido (GNL) utilizzato nel trasporto marittimo a quello gassoso utile per il trasporto terrestre ed il consumo finale. Gli impianti di rigassificazione possono essere realizzati a terra, oppure in alto mare (su strutture offshore), o su particolari navi dette “unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione” (o FSRU, dall’inglese Floating Storage and Regasification Unit).
In Veneto, nei pressi di Rovigo, c’è il terminale Adriatic LNG, la prima struttura off-shore al mondo in cemento armato per la ricezione, lo stoccaggio e la rigassificazione di gas naturale liquefatto (GNL o LNG in inglese). Si tratta di una struttura di importanza strategica per l’Italia in quanto ha attivato una nuova rotta di gas totalmente indipendente dai gasdotti via terra, dando così un importante contributo alla diversificazione e alla sicurezza degli approvvigionamenti energetici. Il rigassificatore di Rovigo è in grado di coprire circa il 10% della domanda nazionale di gas naturale, ovvero 8 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
Perché i rigassificatori sono importanti
Le importazioni di gas in arrivo in Italia sfruttano i gasdotti, lunghi tubi in cui la sostanza può fluire. Non esistono però gasdotti che colleghino l’Italia al Qatar, alla Repubblica del Congo, all’Angola e agli Stati Uniti con cui è stato recentemente siglato un accordo in termini di importazione di gas per attuare l’ambita “diversificazione delle fonti”.
In mancanza di gasdotti, il gas naturale può essere trasportato da apposite navi metaniere (il metano è il suo principale componente). Prima però deve essere reso liquido, cioè trasformato in gas naturale liquefatto, in sigla GNL: in questo modo occupa un volume circa 600 volte inferiore e una metaniera può trasportarne una quantità molto maggiore. Il trasporto di gas via nave risulta quindi avere bisogno di impianti per la trasformazione del gas allo stato liquido nel punto di partenza (quindi impianti che lo raffreddano e comprimono), e di rigassificatori nel punto di arrivo.
Come funziona il processo di rigassificazione
Il GNL è un gas composto principalmente da metano, l’idrocarburo più semplice e abbondante in natura, costituito da un atomo di carbonio e quattro di idrogeno. Dopo l’estrazione e l’eliminazione delle impurità viene raffreddato fino a -162°C.
A questa temperatura si trasforma in liquido, viene facilmente stoccato in serbatoi, immesso nelle navi metaniere e trasportato per lunghe distanze fino ai mercati finali di consumo, dove viene rigassificato. Nei rigassificatori torna allo stato gassoso grazie a un processo di riscaldamento controllato all’interno di un vaporizzatore, che ha un volume adeguato a permettere l’espansione del gas.
Il riscaldamento avviene facendo passare il GNL all’interno di tubi immersi in acqua marina – che ha chiaramente una temperatura più alta. Una volta tornato allo stato gassoso grazie ai rigassificatori, il gas può essere immesso nei gasdotti di un territorio, per essere distribuito nelle case e impiegato dalle centrali elettriche a gas per la produzione di energia.
Produzione → Liquefazione → Trasporto → Rigassificazione
I tre rigassificatori italiani
Attualmente sono tre i rigassificatori in funzione in Italia: la struttura di Olt in Toscana (3,75 miliardi di metri cubi all’anno di capacità autorizzata); il rigassificatore di Panigaglia in Liguria (3,5 miliardi di metri cubi all’anno); Adriatic Lng, in provincia di Rovigo, in Veneto (8 miliardi di metri cubi all’anno a circa 15 chilometri dalla costa e quello più grande in funzione. La capacità totale di questi tre rigassificatori è di circa il 20% del fabbisogno nazionale.
Per quanto riguarda Adriatic LNG, il gas per il terminale è fornito in massima parte dal giacimento North Field, in Qatar, nel Golfo Arabico. Una volta estratto, il gas viene ripulito dalle impurità e raffreddato fino a raggiungere lo stato liquido, in un impianto di liquefazione nella città industriale di Ras Laffan, nel nord est del Qatar. Viene quindi caricato sulle navi metaniere e trasportato dal Qatar all’Italia.
Le navi da rigassificazione
Perché quindi non si sono più costruiti rigassificatori? Il dibattito, accesso da anni, concerne l’impatto ambientale di queste strutture industriali. Per questo il governo sta parlando di rigassificatori su strutture galleggianti, che potrebbero entrare in attività in tempi brevi (12-18 mesi). Il Governo ha infatti dato incarico a Snam di negoziare l’acquisto di due navi da rigassificazione. Le navi cargo metaniere sono terminali galleggianti che trasformano il Gnl (gas naturale liquido) riportandolo allo stato gassoso.
«Hanno il vantaggio – ha spiegato il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani in un’informativa alla Camera del 22 marzo – che possono essere utilizzate finché servono e tolte in qualsiasi momento. Non sono infrastrutture permanenti ma possono fornire un grandissimo contributo all’autonomia energetica dalla Russia».
Oltre all’autonomia energetica le navi da rigassificazione ci aiuterebbero a raggiungere un altro goal, la salvaguardia del nostro pianeta; il gas naturale è infatti da tempo riconosciuto come il più pulito tra i combustibili fossili. La sua combustione produce soprattutto vapore acqueo e anidride carbonica in quantità limitata (molto inferiore rispetto a petrolio e carbone), senza praticamente alcun altro residuo, né polveri, fuliggine o metalli pesanti.