I giorni che hanno preceduto la trasferta dell’LR Vicenza a Ascoli non hanno certo reso tranquilla la preparazione del match nè polarizzato la concentrazione sul campo. Il licenziamento di Giuseppe Magalini e l’arrivo del nuovo direttore sportivo sono stati un passaggio che tocca da vicino la squadra, perché molti giocatori hanno perso il dirigente che li aveva scelti e portati a Vicenza e, perso – ancor prima – l’allenatore corresponsabile del loro ingaggio, si sono trovati privi di copertura nell’area tecnica.
Non dev’essere facile, per un gruppo che non ha certo dimostrato di avere un gran carattere, trovarsi nella situazione sia di non aver più protettori in società sia di doversi assoggettare a un secondo esame ravvicinato da parte, non solo di Cristian Brocchi, ma ora anche di Federico Balzaretti.
Il nuovo ds dell’LR Vicenza si è incontrato con la squadra e dicono che, nell’occasione, l’abbia contagiata con il suo entusiasmo. E meno male! verrebbe da dire volendo fare un po’ d’ironia nella tragica contingenza. Figurati sennò che sarebbe successo ad Ascoli.
L’altra turbativa del clima pre-gara è arrivata con le dichiarazioni del presidente Stefano Rosso nella conferenza stampa di presentazione di Balzaretti. Il figlio di mr Diesel ha detto un paio di cose pesantine: ha nuovamente accusato i tifosi di disfattismo e, papale papale, ha spiegato che i Rosso si potrebbero anche “annoiare” e decidere di mollare tutto. Dichiarazioni che, ovviamente, non sono piaciute per nulla alla tifoseria.
Le parole del presidente dell’LR Vicenza hanno avuto l’effetto di creare ancora più tensione attorno alla squadra, considerata dal popolo biancorosso il risultato di un calciomercato gestito nel peggiore dei modi dalla proprietà e dai dirigenti da loro preposti a gestirlo. Chi si aspettava umiltà e autocritica è stato deluso perché ha, invece, ricevuto arroganza e distacco.
A rendere più distesa la situazione non è servito il summit che ha messo di fronte le due organizzazioni principali dei tifosi (Gruppi della Curva Sud e Centro Coordinamento dei Club) con lo stesso presidente e da cui è scaturita una tregua fra le parti e l’impegno delle prime a sostenere la squadra. L’accordo, forse tardivo, non sembra abbia coinvolto la base e la sconfitta di Ascoli è stata accolta dalla solita bordata di critiche e lamentazioni. Queste trovano necessariamente spazio sui social, visto i tifosi possono esprimersi solo su queste app visto che altri mezzi per comunicare non ne hanno (magari potrebbero procurarseli, però…) e i media locali, o almeno quelli più diffusi, ben raramente raccolgono le loro voci.
Anche sotto questo profilo il tentativo di Stefano Rosso di spaccare in due i tifosi dell’LR Vicenza distinguendo “quelli da social” (i cattivi) da “quelli da stadio” (i veri e puri, secondo lui), oltre che essere decontestualizzato dalla realtà vicentina, è risultato pure intempestivo e strumentale. Non è proprio una gran mossa quella di dividere la tifoseria, metterne una fazione contro l’altra, accreditare quelli che vanno allo stadio come gli unici legittimati a parlare.
Presidente, questo è il pubblico della sua squadra, sono i suoi clienti se vuole privilegiare la visione business del calcio che, per primo, suo padre (nella famosa conferenza stampa del 27 luglio 2018) ha chiarito essere uno dei presupposti del vostro trasferimento da Bassano a Vicenza. E il cliente ha sempre ragione, come detta il proverbio. Se la sua squadra è penultima in classifica, ha perso dieci partite su dodici e, in campo, rimedia figure barbine, il tifoso-cliente ha tutti i diritti di arrabbiarsi, protestare e prendersela con la società. Sta a lei migliorare il prodotto che vende, non può mica pretendere che la qualità scadente della sua merce sia apprezzata a prescindere…
Con queste premesse si è arrivati alla partita di Ascoli, che qualcuno – che vive nei sogni – si illudeva fosse quella della svolta, l’ennesima. Ed invece non è cambiato nulla. Il Lane si è ripetuto nelle sue consuete caratteristiche negative, riproponendo la sua mediocrità tecnica e agonistica. Nelle ultime occasioni, poi, la pochezza della squadra è aggravata da madornali errori dei singoli che risultano davvero inspiegabili e inaccettabili nel campionato nazionale di secondo livello. E non parlo solo di quelli in difesa, veri e propri suicidi, ma anche di quelli a centrocampo (passaggi sbagliati, giocate intempestive e prevedibili, permeabilità e lentezza) e dell’attacco, dove si tira pochissimo e quasi sempre fuori dallo specchio della porta. Fateci caso: le conclusioni dei biancorossi sono raramente precise.
Pesa sul rendimento della squadra anche quello dei singoli: i difensori, qualunque sia il modulo o gli interpreti, prima o poi sbagliano qualcosa; a centrocampo ci si aspettava che l’atteso regista risolvesse tutti i problemi e invece Taugourdeau ha dimostrato ben poco dinamismo e partecipazione al gioco, tant’è che si fa notare soprattutto sulle palle da fermo. I mediani son quel che sono (perfino Ranocchia ha perso lo smalto delle prime gare), gli esterni non ci sono proprio e tutte le soluzioni cercate da Brocchi (che ha messo a fare da quinti due terzini) non hanno funzionato. I due specialisti del ruolo (Dalmonte e Giacomelli) sono le brutte copie dell’anno scorso. Non parliamo poi di Proia, oggetto misterioso e relegato in panchina. E gli attaccanti? Longo, vabbè… Meggiorini è lontano parente del bomber dello scorso campionato e dà l’impressione di un calo di efficienza atletica (a Ascoli era sempre a terra). A Diaw non si può certo rimproverare la mancanza di impegno ma nemmeno è accettabile che, nelle dieci presenze in campionato, abbia segnato un solo gol e rimediato sette ammonizioni e una squalifica. Non basta per meritare la sufficienza.