Risarcimenti, a Roma o a Macondo? Chi, e perché, non vuole sbloccarli

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Risarcimenti, a Roma o a Macondo?
Risarcimenti, a Roma o a Macondo?

Risarcimenti, a Roma o a Macondo? Un pedissequo ripetersi della lotta ai tarli ed alle formiche degno dei “Cent’anni di Solitudine” di Garcia Marquez“: così si potrebbe titolare quello che sta avvenendo ai poveri ex soci e obbligazionisti delle banche poste in Lca o risolte.

Lunedì si è tenuto l’incontro di una consistente fetta del Governo con le Associazioni a Roma, nella prestigiosa cornice di Palazzo Chigi, con un Presidente Giuseppe Conte che abilmente e signorilmente sapeva tenere testa agli esponenti delle varie “anime” dei risparmiatori, ed esponendo quali fossero le uniche possibilità, al momento, per procedere con i risarcimenti in accordo con la normativa europea.

In sintesi, risarcimenti diretti (del 30% sul prezzo di acquisto) per chi ha un reddito individuale inferiore ai 35 mila euro OPPURE un patrimonio mobiliare sempre individuale inferiore a 100 mila euro. Per chi non soddisfa nessuno dei due parametri invece, verifica individuale caso per caso da parte di una commissione tecnica. Si dovrebbe passare per un decreto legge che modifichi la legge di bilancio, e per un decreto attuativo del MEF.

Personalmente non credo che, come proponevano alcune Associazioni, fosse percorribile la strada degli arbitrati dato che per definizione un arbitrato presuppone che vi siano almeno due contendenti, e nel nostro caso i precedenti governi hanno abilmente e certosinamente provveduto a emanare normative e regolamenti che impediscano di portare in giudizio sia gli istituti risolti o in liquidazione sia i beneficiari ultimi del Grande Assalto al Risparmio: Intesa Sanpaolo in primis che si è pappata per un euro la polpa delle ormai ex popolari venete, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, poi Ubi che ha azzannato, con la stessa modalità, le Nuove Etruria, Banca Marche e CariChieti e, quindi, Bper che si è presa il bocconcino della Nuova Carife.

Percorrere questa strada comporterebbe inoltre riscrivere ed emendare la normativa sugli arbitrati con conseguenze di magnitudo difficilmente prevedibile, oppure in alternativa chiamare in causa gli istituti di cui sopra, che possiamo immaginare quante e quali pressioni stiano facendo direttamente e indirettamente presso le Istituzioni per evitare tutto ciò.

Ma al di la di considerazioni e cavilli giuridici, c’è ad oggi una legge, la 145/2018, votata dal Parlamento, firmata e promulgata dal Capo dello Stato, Pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Buona o cattiva che la si voglia considerare, è una Legge dello Stato, ed i funzionari e i Ministri potrebbero essere ritenuti responsabili, in caso di mancata applicazione, di omissione di atti di ufficio.

La legge di bilancio che ha istituito il Fondo ha già ricevuto a priori l’ok dal Ministero dell’Economia e del Governo (l’emendamento istitutivo del Fondo era di origine governativa, non parlamentare), degli uffici parlamentari di ragioneria e bilancio, della Commissione Europea e del Presidente della Repubblica.
Cos’altro serve? Tutte queste Istituzioni si sono sbagliate?

Molto bene che si sia superato l’ostacolo del mis-selling peraltro, come pubblicato e ridadito su VicenzaPiu.com, l’Agenzia delle Entrate certificava già con la Risoluzione n.153/E del 18/12/17 che c’è stata una violazione di massa degli obblighi di informazione, correttezza, trasparenza etc… per le due Popolari Venete, quindi se non si considera valida quella interpretazione autentica ci aspettiamo che gli ultimi Amministratori e Dirigenti dei due Istituti vengano quantomeno indagati per evasione fiscale in ragione di oltre 80 mln di euro di mancata ritenuta d’acconto sulle somme versate ai Soci a titolo di “Offerta transattiva”.

La sentenza del Tribunale dell’Unione Europea sul caso TERCAS afferma che l’intervento del FITD NON costituiva un aiuto di Stato, quindi sappiamo che anche la Commissione UE è tutt’altro che infallibile.
Il FIR (Fondo Indennizzo Risparmiatori) previsto dalla Legge di Bilancio (legge 145) è dotato grazie ai conti dormienti, quindi non vi è esborso da parte dello Stato o dei contribuenti, quindi la Corte dei Conti non avrebbe ragione di presumere possibili danni erariali, dato che per la legge istitutiva quei fondi non possono essere utilizzati per altro.

Quindi qual’è il problema?
Il problema è che non sappiamo quale sia il problema.

Perché, dopo l’incontro di Lunedì, nessuna informazione è trapelata dal MEF, dalla Presidenza del Consiglio, dai due Vice-Premier, con la Stampa e le Associazioni ridotte a raccogliere voci, probabilmente “dar bibitaro de piazza Colonna”.
Sappiamo solo che il Decreto Legge di modifica NON è stato approvato (e non sappiamo neanche se sia stato discusso) nel Consiglio dei Ministri di Martedì scorso.

Qualcuno potrebbe considerare significativa l’ottima imitazione della statua di cera interpretata del Ministro Giovanni Tria di fronte alle Associazioni, Ministro, ricordiamolo, nominato non dai due partner politici del Governo Giallo-Verde, ma da chi in questi giorni tuona neanche troppo velatamente per la “salvaguardia del credito” verso la futura Commissione Parlamentare di Inchiesta.
E’ forse qualche vecchia tattica (un tempo molto usata dai Sovietici) e ora adottata dell’alta burocrazia?
Ti portano al tavolo delle trattative e ti ci tengono inchiodato per 20 anni?
Chi è che non vuole i risarcimenti?

Un Kafka ne trarrebbe probabilmente spunto per interi tomi, se non fosse che, al contrario di quelli Austo-Ungarici, i Processi ai venetici banchieri si avviano lungo la triste china della prescrizione.

Sono un inguaribile ottimista e voglio credere alla buona fede di chi, in questo momento, ci governa, e potrei anche considerare (personalmente) come un peccato veniale se questi “ritardi” per i risarcimenti fossero calibrati in una ottica elettorale.

Ma se invece si andasse oltre, e continuassero proposte e polemiche incrociate, temo ci sveglieremo un giorno in una “città degli specchi (o degli specchietti) spianata dal vento e bandita dalla memoria degli uomini“, dove “...l’ultimo (risparmio) se lo stanno mangiando le formiche“.