Rischio climatico, Baldin (M5S): “Veneto prima regione. Occorre cambiare rotta”

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Erika Baldin

Erika Baldin, capogruppo in Consiglio regionale del MoVimento 5 Stelle, in una nota a commento dello studio della società australiana Xdi che, sulla base dei dati dell’istituto dell’Onu Ipcc, ha stilato una classifica dei territori a più elevato rischio climatico nel mondo e in Europa.

“La bellezza del Veneto, da Venezia alle Dolomiti, è in pericolo: siamo al quarto posto tra le regioni europee per rischio di danni climatici. Stiamo raccogliendo i frutti del ‘progresso scorsoi’ ben descritto dal grande poeta veneto Andrea Zanzotto. Quando smetteremo di cementificare e inquinare con gli inceneritori, per investire nella transizione green e nella salvaguardia ambientale? 

Oltre ai rischi principali analizzati dalla società Xdi, come inondazioni e incendi, proprio in questi giorni stiamo assistendo alle conseguenze del cambiamento climatico. La siccità record ha svuotato i canali di Venezia e l’assenza di precipitazioni, che si protrae dallo scorso 25 gennaio, fa sì che l’inquinamento atmosferico abbia superato i livelli di soglia. L’aria che respiriamo – evidenzia la consigliera – è piena di polveri sottili, da giorni oltre i livelli di legge tanto che Arpav ha assegnato il livello di allerta massima per le PM10, corrispondente a 10 giorni di sforamenti consecutivi nelle aree di Venezia, Vicenza, Este e Badia Polesine.

Siamo di fronte a un quadro allarmante anche se ampiamente previsto. E l’analisi della società australiana ci avverte che da qui in avanti il rischio che le cose peggiorino è concreto. Serve un rapido e deciso cambio di rotta. Non è accettabile che il Veneto prima regione in Italia per rischio climatico sia anche la prima per consumo di suolo, con 684 ettari cementificati nel 2021 e l’11,9% di suolo consumato.

Non possiamo continuare a costruire strade come la Pedemontana e a non investire nel trasporto pubblico, abbandonando il progetto del Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale (SFMR) avviato negli ottanta e mai completato. E non possiamo certo continuare a progettare nuovi inceneritori, come quello di Eni a Marghera accanto all’impianto già esistente di Fusina, quando dovremmo guardare all’economia circolare e alla strategia Zero Waste”, conclude Baldin.