Ritratto di donna, il sogno degli anni venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi: alla Basilica Palladiana fino al 13 aprile 2020

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Ritratto di donna il sogno degli anni venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi
Ritratto di donna il sogno degli anni venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi

La mostra (“Ritratto di donna, il sogno degli anni venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi“, Basilica Palladiana, Vicenza, tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00, 8 dicembre 2019 – 13 aprile 2020) comincia subito con un’opera di forte impatto: la “Giuditta”  di  Gustav Klimt, che grazie all’utilizzo della foglia d’oro, appresa dal padre orafo, rievoca i mosaici bizantini di Ravenna che tanto lo avevano affascinato, una fusione di classicità e modernità che solo Klimt ha saputo realizzare così efficacemente.

Klimt nelle sue opere ci racconta le donne con una grande poesia: esse sono voluttuose, morbide, armoniose, quasi magiche. La luminosità e la vivacità dei suoi quadri contrasta con la grande semplicità dell’artista.

Il percorso espositivo di Ritratto di donna, il sogno degli anni venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi prosegue mostrando allo spettatore delle donne, che negli anni venti conquistano finalmente un posto autonomo nella società: le tele le ritraggono sedute distratte in un caffè, con capelli più corti e abiti più seduttivi (è l’epoca della moda di Coco Chanel) e gioielli preziosi, che sono esposti in mostra, donne completamente diverse da quelle dell’anteguerra e che interpretano il cambiamento.

Sono queste donne, dopo la prima guerra mondiale, ad ispirare la cultura, soprattutto nelle tele di Ubaldo Oppi, bolognese di nascita, ma vicentino d’adozione, che si formò tra Vienna, Parigi e Venezia; Oppi fu scoperto dalla potente Margherita Sarfatti, la prima critica d’arte donna, legata a Benito Mussolini.

Il pittore bolognese, soprannominato Antinoo per i suoi lineamenti, era frequentatore assiduo di palestre e pugilatore.

Ubaldo Oppi, maggiore esponente del Realismo magico, una corrente artistica dei primi del Novecento, che si caratterizza per una visione incantata della realtà, dipinse le donne come delle muse o delle  amazzoni, in una composizione di impronta quattrocentesca e rinascimentale e che ricorda molto il tratto sinuoso di Matisse.

Ubaldo Oppi entrò in contatto con Pablo Picasso, (la modella Fernande Olivier lo lasciò proprio per fuggire con Oppi e la reazione del pittore spagnolo influì negativamente sul periodo parigino del giovane artista italiano), Amedeo Modigliani, Felice Casorati, Mario Sironi, le cui opere sono visibili nella Basilica Palladiana, insieme a quelle di Antonio Donghi, Achlle Funi, Piero Marussig, Mario Cavaglieri, Guido Cadorin e Massimo Campigli.

Le donne che la rassegna espositiva Ritratto di donna, il sogno degli anni venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi ci  mostra sono amiche, un doppio riflesso nello specchio, modelle, quasi feline.

Nel prosieguo della visita della mostra, la cronologia si sposta al periodo  della guerra e dopo averci mostrato le foto di donne influenti, come Amelia Earhart, che attraversò in volo l’Atlantico, ecco allora che le donne sono dipinte incupite, tristi, mentre devono ricoprire i ruoli dei loro uomini al fronte.

A sigillare la mostra un nudo di Ubaldo Oppi: “L’Adriatico”, un’opera in cui sono raffigurate donne   nude dalle forme piene, nel rispetto della classicità, inserite in una realtà naturale, quale quella del mare in tempesta.

La rassegna si inserisce nella serie di eventi che caratterizzano l’anno rosa, l’anno dedicato alle donne, con una serie di rivendicazioni partite da oltreoceano, tra le quali l’uguaglianza retributiva a parità di mansioni.

La mostra, a cura di Stefania Portinari, promossa dal Comune di Vicenza, in collaborazione con il CISA Andrea Palladio, la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e l’Accademia Olimpica, apre il ciclo di grandi mostre in Basilica Palladiana a Vicenza e sarà in programma fino al 13 aprile 2020.

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