Narra la leggenda che un antico viaggiatore si sia avventurato dalle coste greche fin nelle insenature di tutto il Mediterraneo. Si chiamava Ulisse, e proveniva dall’isola di Itaca. Ma se la provenienza è certa, decretata dagli scritti di Omero, gli approdi lo sono molto meno. Complice la mancanza di carte e satelliti quando la storia, leggendaria, si è svolta.
A contendersi gli approdi di Ulisse in giro per il Mediterraneo ci sono tanti posti. Uno di questi è in Italia, sulle coste laziali, e neanche al Circeo, come invece il nome della più famosa maga dell’antichità potrebbe far intendere.
La riviera di Ulisse si estende più a sud, da Sperlonga a Minturno, ed è stata istituita nel 1997, col preciso intento di preservare alcune aree naturalistiche: il Monte Orlando a Gaeta, la villa di Tiberio e la torre Capovento a Sperlonga, il parco di Gianola e monte di Scauri a Minturno, e il parco di Monte d’Argento, sempre a Minturno. Tutte località in provincia di Latina.
Eppure che Ulisse sia approdato proprio su queste coste non è affatto cosa certa. Nell’isola di Itaca il cartellone turistico che ripercorre l’itinerario del viaggio non tocca affatto le coste italiane, ma si inoltra verso le coste spagnole. Potrebbe sembrare, quindi, un po’ pretestuoso raccontare una storia non certa, ma ciò non toglie comunque nulla allo splendore delle coste oggi chiamate con questo nome che, potremmo osare, potrebbe meritarlo per i tanti Ulisse che da secoli vanno a godersele.
Tale splendore non era già sfuggito, infatti, all’occhio, finemente intenditore, dell’antico popolo romano, ovviamente quello abbiente. L’intera costa era costellata da ville dei nobili romani, che senza alcun ritegno verso le moderne (ipotetiche) restrizioni ma con tanto gusto da farli “assolvere”, avevano costruito ville a ridosso delle acque del mare, con terrazzi dai panorami mozzafiato, con tanto di piscicoltura e statue mastodontiche a coronare il desiderio di sfoggiare la propria ricchezza.
E ci sono nomi importantissimi: si comincia con la villa di Tiberio, a Sperlonga, per proseguire con quella di Lucio Munazio Planco, a Gaeta, e ancora Anna Faustina, sorella dell’imperatore Marco Aurelio, Marco Aurelio Commodo, Lucio Sempronio Atratino, Sebosio e Gaio Arrio, vicini di casa di Cicerone a Formia (i cui rapporti di vicinato erano tutt’altro che buoni, come racconta Cicerone stesso nelle lettere del 59 a.c.).
E per finire ci sono le ville di Mamurra e Lepido a Minturno e Marco Emilio Scauro a Pirae (oggi Scauri Vecchia) anche se, mentre soprattutto su Lepido ci sono fortissimi dubbi che fosse lui il proprietario, su Scauro c’è un dibattito aperto non solo sulla proprietà ma anche sull’origine di Scauri dal suo nome.
E proprio a Minturno, nei dintorni dell’antica città portuale, sorgeva una miriade di ville di facoltosi che passavano le vacanze nella zona arricchita anche dalle terme dell’attuale Suio e nobilitata dalle rappresentazioni all’antico teatro di Minturnae, al centro di un’area di vita politica, culturale e commerciale, quella del Foro.
Resta dunque da chiedersi, oltre che dove sono finiti resti e colonne di quelle ville (magari ne scriveremo), se non ci fosse un nome un po’ più appropriato per definire una zona che, con tutta probabilità, non è stata toccata, per lo meno direttamente, da Ulisse, mentre invece è stata frequentata, e non poco, dalla Roma bene dell’antichità.
Riviera dei Patrizi, allora?