“Road to Belém: shaping the future of wetlands in the climate agenda” è il titolo dell’incontro che Annalisa Corrado, europarlamentare di S&D, ha ospitato lo scorso 24 settembre nella sede dell’Europarlamento a Bruxelles.
L’evento ha messo in contatto ospiti illustri, esperti e tecnici che si sono confrontati sul ruolo dell’Europa nella tutela delle aree umide, a partire proprio da quella del Pantanal, in Brasile, in vista dei lavori che si svolgeranno a Belém per la COP30, ovvero la conferenza delle parti (“Conference of the parties“) della convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). La COP 30 è la 30ª riunione delle parti della convenzione, e sarà appunto ospitata dal Brasile a Belem.
Sono intervenuti He Pedro Miguel Da Costa e Silva, ambasciatore del Brasile presso l’Unione Europea; Florika Fink-Hooijer, direttrice generale della Dg Ambiente della Commissione Europea; Luciana Leite, responsabile del Programma Nazionale della Environmental Justice Foundation Brasile e, infine, Chris Baker, Direttore di Wetlands International Europe.
Un tema, quello della tutela delle zone umide, che tocca questioni di primaria importanza per il futuro del nostro Pianeta, sulla strada della cui protezione l’Unione Europa è già oggi un attore centrale, il cui contributo e il cui sforzo sono stati modelli di riferimento per gli altri Paesi della COP.
Il Pantanal, la zona umida tropicale più estesa al mondo, svolge un ruolo fondamentale per la salute del nostro Pianeta: non solo è l’area con la maggiore biodiversità al mondo, casa di specie in via di estinzione e protette la cui sopravvivenza è legata all’attenta tutela di questo ecosistema; ma il Pantanal, come tutte le zone umide, rappresenta il regolatore naturale del ciclo idrico di tutte le zone e comunità circostanti, che comprendono il Brasile insieme a parti della Bolivia e del Paraguay, assorbendo e rilasciando enormi quantità di acqua durante l’anno, e proteggendo queste zone dalle catastrofi naturali cui oggi siamo tristemente abituati.
Le zone umide, inoltre, agiscono come “pozzi di carbonio” naturali, assorbendo enormi quantità di anidride carbonica (CO2) dall’atmosfera, mitigando gli effetti del cambiamento climatico: “A livello globale, le zone umide da sole immagazzinano il doppio del carbonio di tutte le foreste del mondo messe insieme”, commenta Corrado.
Non meno importante è poi l’aspetto che tocca il rapporto tra l’uomo e la natura: fonte primaria di sostentamento umano, le zone umide di tutto il mondo – e quelle del Pantanal in maniera particolare – sono la casa di comunità che si sono sviluppate e hanno prosperato grazie al rapporto simbiotico con la loro terra. “Continuiamo ad assistere a incendi catastrofici, alimentati sia dai cambiamenti climatici che da pratiche agricole non sostenibili. Solo questa estate a livello globale sono quasi 2 milioni gli ettari bruciati, una superficie più grande della Slovenia”, aggiunge l’eurodeputata.
L’incontro ha ribadito come la distruzione di questi ecosistemi implicherebbe la perdita di ricchezze incalcolabili, che parlano della storia del nostro Pianeta, e soprattutto della qualità del nostro futuro, una situazione che necessita interventi su misura da parte della comunità internazionale: “Un’agenda climatica efficace diventa ogni giorno più urgente. Lo possiamo vedere anche in Europa, con i continui incendi, gli ultimi terribili in Portogallo, e le inondazioni in tutto il continente, compresa l’Italia. Questa è una crisi, e dobbiamo affrontarla come tale. Quello che dobbiamo chiederci al riguardo è: da che parte di questa storia vogliamo essere”?