“Un disastro ambientale che poteva e doveva essere evitato. A cosa serve l’allerta meteo se poi non si agisce di conseguenza con un’adeguata prevenzione? Abbiamo già ricevuto segnalazioni della moria di pesci da cittadini di Brendola, Sarego e Lonigo, a cui si aggiungono i danni alla biodiversità e il divieto di utilizzo di acqua dal Brendola e dal Guà. Un quadro drammatico su cui deve essere fatta piena luce, a partire da chi ha installato e gestito le barriere anti inquinamento”.
Cristina Guarda (AMP) e Andrea Zanoni (PD) tornano indirettamente sul caso dell’incendio che ha colpito lunedì a Brendola la fabbrica di vernici Isello e le relative conseguenze, con il cedimento delle barriere assorbenti antinquinamento dovuto alla bomba d’acqua che si è abbattuta sul Vicentino ieri sera, in particolare tra Cologna Veneta e Lonigo.
“Se è vero, come sostiene l’assessore Bottacin, che sono state le forti piogge a far cedere le barriere, è semplicemente sconcertante e costituisce un precedente gravissimo. Dopo un incendio tremendo come quello di lunedì era necessario prendere ogni precauzione, a maggior ragione visto che lunedì e martedì, con due distinti comunicati, era stata proprio la regione a dichiarare lo stato di attenzione, allerta gialla, fino a giovedì 4 luglio. Invece ora stiamo facendo la conta dei danni. Perché c’è stata questa evidente superficialità nel realizzare le barriere, che anche fossero perfette, non trattengono tutto l’inquinamento, sapendo che era in arrivo un’ondata di maltempo così forte?”, chiedono i due consiglieri. “Se dipende dalla carenza di risorse e strumentazione a disposizione di Arpav, è allora vero quanto denunciamo da tempo: mancano fondi per la prevenzione ambientale, che non ha mai rappresentato una priorità per la Regione, e i risultati sono questi. Ringraziamo per il loro intervento Vigili del fuoco, personale Arpav e della Protezione civile oltre ai volontari, mentre invitiamo l’assessore Bottacin a non farsi prendere la mano dai facili entusiasmi parlando addirittura di “eccellenza del nostro sistema veneto”. Sono dichiarazioni con sprezzo del ridicolo, visto il disastro accaduto”.
“Famiglie e imprenditori agricoli vivono un’ulteriore situazione di disagio, sono molto preoccupati e non potrebbe essere diversamente. Non bastava l’inquinamento dell’aria dopo il rogo, su cui abbiamo chiesto chiarimenti per la ricaduta di diossina e altre sostanze potenzialmente pericolose nelle aree geografiche del Vicentino e Padovano interessate dalla ricaduta dei fumi. Adesso dobbiamo fare i conti con un danno ambientale pesantissimo per un territorio già duramente colpito dalla vicenda Pfas. Le lacune della Regione sono fin troppo evidenti, mancano un’azione di ‘guida’ e informazioni tempestive. I sindaci dovevano essere esortati a vietare immediatamente in via precauzionale l’uso delle acque per irrigare campi agricoli e orti famigliari, acque che sono gravemente contaminate. Chiudere la stalla quando i buoi sono scappati, per l’ennesima volta, certifica il fallimento delle politiche della Giunta leghista”.
“In seguito al rogo che ha devastato l’azienda di vernici Isello a Brendola (VI), chiediamo ad Arpav un accesso agli atti e di fornire i dati relativi al monitoraggio sullo stato delle acque superficiali e dell’aria, del flusso dei fumi di combustione e delle aree geografiche di ricaduta dei contaminanti”.
Così i consiglieri regionali Cristina Guarda (AMP) e Andrea Zanoni (PD) che spiegano “poniamo una serie di domande all’Agenzia Ambientale: sono stati effettuati dei prelievi nel corso d’acqua Brendola e in quelli in cui esso confluisce? Quali azioni sono state attuate per la messa in sicurezza delle acque superficiali circostanti l’area colpita dall’incendio? I risultati delle analisi sulla qualità delle acque evidenziano una presenza di inquinanti tale da compromettere, attraverso l’attività irrigua, la produzione agricola?”
“La gravità dell’incendio, le sostanze investite dal rogo e l’enorme nube emessa impongono una immediata e dettagliata comunicazione alle comunità interessate ed una azione adeguata in risposta al dramma ambientale e alle sue conseguenze – ribadiscono i consiglieri regionali – Sono molti i cittadini che, specialmente se imprenditori agricoli, chiedono di avere chiarezza in particolar modo sullo stato delle acque superficiali; le immagini dell’acqua che scorre sotto i loro occhi non sono di certo rassicuranti e per questo domandano se davvero possono farne uso per scopi irrigui”.
“La consapevolezza ambientale in crescita nelle nostre comunità obbliga tutti noi ad un ulteriore salto di qualità – concludono Cristina Guarda e Andrea Zanoni – che affianchi all’azione di monitoraggio di Arpav un sistema di intervento coordinato con la Regione ed i comuni per la comunicazione efficace ai cittadini e la messa in atto di concrete azioni preventive. Per questo chiediamo chiarimenti”.