“Più che mai, in questo tempo di incertezza e pandemia, è importante pregare l’uno per l’altro, e riporre la nostra fiducia nel Signore. Lo sappiamo, la paura non è mai una buona risposta. La compassione è la risposta, la vicinanza, l’aprire il cuore agli altri. Il Cuore di Gesù è il cammino”. Lo sostiene padre Frederic Fornos, direttore internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, nel giorno in cui la Chiesa italiana promuove un momento di preghiera per tutto il Paese, invitando ogni famiglia, ogni fedele e ogni comunità religiosa a recitare in casa il Rosario alle ore 21.
Qual è la forza della preghiera in un periodo così difficile per l’Italia e per il mondo?
«Pregare è più essenziale che mai. La preghiera apre il nostro cuore agli altri, ci rende più vicini e solidali. Perché pregare non è pensare o riflettere sulle idee, ma incontrare il Signore, Colui che ha rivelato tutta la profondità del suo amore e della sua misericordia in Gesù Cristo. Quando preghiamo, soprattutto quando ascoltiamo la Parola di Dio, il nostro cuore si trasforma a poco a poco, si allarga a una maggiore compassione».
Che valore ha la recita del Rosario di un intero Paese?
«La preghiera del Rosario, con Maria, ci avvicina al Cuore di Gesù, perché i misteri del Rosario, i misteri della luce per esempio, ci aiutano a conoscere profondamente Cristo e a desiderare di seguirlo e amarlo di più. Pregando il Rosario impariamo ad amare come Lui, ovunque ci troviamo, nei servizi sanitari per esempio, con i più vulnerabili e i malati, nelle nostre famiglie. Questa preghiera ci fa scoprire la vicinanza della Madonna, che ci conduce a Cristo, la vera pace che dissolve tutte le nostre preoccupazioni e ci dà la forza di servire. Papa Francesco, nella giornata di preghiera “24 Ore per il Signore” 2016, ci ha invitato a non dimenticare la forza della preghiera di tante persone.
A volte si riduce la preghiera a uno spazio di pace interiore e a un efficace antidepressivo, ma la preghiera di intercessione di un popolo è davvero feconda.
Eppure la fecondità della preghiera ci sfugge sempre. La preghiera è come la pioggia che nutre la terra e produce frutti (Isaia 55,10). Agisce oltre il visibile, nelle profondità della terra, e poi a poco a poco, nel momento più inaspettato, viene alla luce. Non ho dubbi che la sua fecondità sia immensa. Come dice il Vangelo, produce “il trenta, il sessanta, il cento per uno” (Mc 4,20)».
La preghiera del Rosario può servire anche ad unire un popolo?
«Quando preghiamo il Rosario affidiamo alla Vergine Maria le nostre intenzioni di preghiera per il mondo, per gli altri, e in questi giorni la nostra preghiera può essere piena di persone: delle nostre famiglie e dei nostri amici, dei più sofferenti, e di tutti coloro che giorno e notte lottano contro questa pandemia. Certamente questa preghiera ci porta più vicini l’uno all’altro».
Tutto il mondo si aspetta una risposta alla pandemia dalla scienza. E Dio cosa c’entra in questo?
«È Lui che ci libera dall’epidemia della paura per aprire i nostri cuori. È Lui che ci trasforma per aprirci alla compassione. È Dio, come ci ha rivelato Gesù Cristo, che dona a tanti uomini e donne di servire con generosità, con il dono di sé, a rischio della propria vita, per alleviare la sofferenza, per garantire il funzionamento della società. Senza l’amore la vita non sarebbe possibile. E l’amore ha un volto. Ricordiamo che la Bibbia ci mostra molte volte che il Signore risponde alla preghiera di suo popolo: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze”.
Il Padre buono soffre con noi e ascolta la nostra preghiera, specialmente il grido dei poveri, e come dice il testo non rimane in silenzio, non tace, ma agisce.
Come? “Sono sceso per liberarlo… Perciò va’! Io ti mando” (Es 3,7-8.10). Come agisce il Signore? Ti chiama mettendo nel tuo cuore il suo amore e la sua forza per essere le sue mani, i suoi piedi, la sua carezza e la sua presenza in mezzo al suo popolo».
Cosa rispondere a chi dice che questa pandemia è una punizione divina?
«Dipende sicuramente dal Dio in cui crediamo. Ma per chi crede nel Dio rivelato in Gesù Cristo, che ha dato la sua vita per mostrarci la via dell’Amore, queste idee sono vuote. C’è gente che a volte la pensa così, anche ai tempi di Gesù accadeva. Quando a Gesù è stato chiesto: perché la torre di Siloe è caduta e ha ucciso quelle persone? Non ha dato una spiegazione, ma come ha fatto in altre occasioni ci ha invitato a convertirci, a vivere questo evento come un segno che chiama all’urgenza della nostra conversione.
Nel corso della storia ci sono eventi che possiamo sperimentare come segni che ci invitano alla conversione, cioè a cambiare il nostro cuore. Ogni catastrofe o situazione che genera sofferenza dovrebbe risvegliare la nostra compassione.
È così che il grano e la zizzania si differenziano. Moriamo quando siamo chiusi nelle nostre paure, nella nostra autosufficienza, nelle nostre fortezze di denaro e potere. Lì non c’è vita, è solo apparenza. Tutto ciò che accade, comprese le migrazioni, sono segni che chiamano a cambiare il nostro cuore, altrimenti, come dice Gesù, “morirete nel vostro peccato” (Giovanni 8,21)».
Quella che stiamo vivendo è una Quaresima per certi versi unica.
«Questo tempo di Quaresima, di ritiro spirituale forzato e di servizio, può essere un tempo di grazia che apre i nostri cuori. Ci sono molte esperienze sui social network e su internet per aiutare a vivere in profondità questo tempo. Per quelli che vogliono pregare con Papa Francesco, ad esempio, è attivo il suo profilo ufficiale di preghiera personale su Click To Pray.
Non dimentichiamo infine la preghiera che ci propone la Chiesa, chiamata “Preghiera del Tempo presente”: è un tesoro spirituale con i salmi che ci portano a pregare con le parole di tanti uomini e donne che ci hanno preceduto nel corso della storia».