I tre punti al Menti mancano da mesi, l’uscita dalla coppa Italia con banali espulsioni è stata dolorosa, il grande risalto mediatico sul nuovo corso societario dell’ambizioso LR Vicenza con il suo ambasciatore Paolo Rossi rieccheggia continuamente.
Non è semplice gestire l’aspetto mentale per i giocatori biancorossi che si sono visti catapultare dalla piccola realtà di Bassano agli accecanti riflettori di uno stadio con tifo da serie A e una città che vive di calcio.
Urgono rimedi in vista del finale di stagione e il patron Renzo Rosso sta riflettendo se affiancare il mental coach già a disposizione delle squadre giovanili anche allo staff tecnico della prima squadra. Una risorsa utilizzata da anni nelle squadre dello sport professionistico americano, territorio nel quale il proprietario della Diesel è di “casa” per i diffusi interessi commerciali.
In Italia uno dei primi dirigenti sportivi ad utilizzare questa figura all’inizio degli anni duemila è stato l’ex presidente della Minetti Volley Vicenza, Giovanni Coviello, consigliato dall’allenatore Giovanni Guidetti che aveva trascorso un periodo di studio tecnico proprio negli Stati Uniti. E per la squadra di pallavolo berica si consolidarono i risultati eccellenti, che già erano arrivati anche a livello europeo con un allenatore motivatore come Marasciulo, e si incrementarono quelli delle giovanili.
E anche da via Schio, intanto, fanno sapere che “per ora non c’è la possibilità di inserimento nello staff della prima squadra e l’attuale psicologo mental trainer continuerà ad essere utilizzato solo per famiglie ed atleti delle giovanili“.
Si chiama Guido Bresolin ed è laureato in Psicologia dello Sport: con i giovani biancorossi si occupa della gestione dei casi particolari e della formazione dei componenti dello staff dal punto di vista psico-pedagogico, per insegnare come aiutare i ragazzi nella gestione delle emozioni e degli aspetti motivazionali.
Squadre giovanili del Vicenza che stanno dando grandi soddisfazioni, anche sotto l’aspetto delle vittorie.
Perché nello sport, non solo ad alti livelli, conta soprattutto la testa.