#RubinettiAperti e non solo

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Sui social è comparso #RubinettiAperti per contrastare le timide politiche che le nostre autorità stanno utilizzando per combattere la siccità. Sì, è vero, prendiamone atto, ci sono persone che, cavalieri del caos, non aspettano altra occasione che un qualche disagio o problema diffuso, per cavalcarlo al contrario. E la bellezza della libertà di informazione e di comunicazione, con mezzi a disposizione che amplificano qualunque “cazzata”, e dove alcuni si mettono anche a disquisire.
Parenti dei #novax, #nomask, #nogreenpass, #UnCarroArmatoPerPutin, scie chimiche, terrapiatta, rubinetti del gas aperti, etc… sono le stesse persone che sicuramente ci ritroveremo in qualche lista elettorale per chiedere consensi affermando semplicità, libertà, realtà ed utilità dei loro propositi (1). Persone che trovano subito più di una spalla tra i media non social, ché la ricerca del contraddittorio – foss’anche con quanto di più imbecille esista – viene avvalorata come sapiente capacità di esercitare libertà di espressione (2). Contraddittori nei quali, quando sull’altro podio dei #RubinettiAperti et similia viene anche chiamato un qualche luminare della scienza e/o della politica, conveniamo con quest’ultimo che, schifato, rinuncia a confrontarsi con certe stupidità.

Fenomeno esploso in particolare da quando i drammi della vita e della scienza non hanno escluso nessuno dall’esserne coinvolti (covid in primis, crisi energetica e guerra Ucraina a seguire). La “filosofia” di fondo è l’opposizione alla presunta aggressione che i provvedimenti delle istituzioni farebbero alla libertà individuale, come se quest’ultima possa essere disgiunta dalla preziosa libertà dell’altro nel non subire la violenza di istituzioni ed altri singoli. Sostanzialmente una asocialità che, trovando spazio in qualunque forma di disagio, mira ad ergersi istituzione negando il senso stesso della stessa. La nascita e lo svilupparsi del fenomeno sono anche responsabilità di istituzioni distratte verso aspetti considerati marginali, istituzioni che, per esempio, quando intervengono fanno anche male a tutti e a se stesse: valga per tutti il ridicolo e dannoso daspo (3) affibbiato al no-greenpass triestino Stefano Puzzer che manifestava in modo continuato in un angoletto di una piazza di Roma, ingigantendo e criminalizzando un’iniziativa che si faceva danno da sola.

E’ bene che questi fenomeni siano oggetto di approfonditi studi su comportamenti individuali e di massa, mettendo insieme la scienza antropologica, psicologica e sociologica e fra qualche anno, quando e se ne leggeremo sui libri di storia, forse avremo un quadro più completo della follia che stiamo vivendo in questi decenni e di quanto poco abbiamo appreso e messo in atto dai padri fondatori delle nostre culture illuministe e razionali: culture da coltivare ed attualizzare costantemente e che, invece, vengono messe nei cassetti.

1 – a suo modo, e con le dovute differenze, è quello che è accaduto, più che altro agli albori, col movimento di Beppe Grillo… con tanti ancora attuali seguaci.
2 – espressione usata per giustificare le mediocre bramosia di giornalisti d’assalto che venderebbero anche la loro mamma pur di fare uno scoop.
3 – D.A.SPO., in origine acronimo di “Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive”, è oggi terminologia utilizzata per indicare il foglio di via, un provvedimento di polizia a tutela del decoro e della sicurezza di particolari luoghi.
 
 

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Fonte: #RubinettiAperti e non solo

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