Sono in corso da lunedì le esercitazioni militari congiunte tra Russia e Cina nella regione autonoma di Ningxia, al confine con la Mongolia. L’esercitazione Sibu/Interaction 2021 ha riunito presso la base dell’Esercito popolare di liberazione cinese di Qingtongxia circa 10mila militari. Il ministero della Difesa russo ha parlato della volontà di mettere alla prova la capacità di collaborazione nel campo dell’anti terrorismo. Con il termine terrorismo sia Mosca che Pechino definiscono però tutti i loro obiettivi militari, dai miliziani in Siria e Libia agli oppositori politici in Xinjiang e Hong Kong. Anche se l’esercito russo e cinese si addestrano insieme dal 2005, l’esercitazione che si concluderà venerdì rappresenta un passo in avanti nel loro grado di collaborazione. Per la prima volta le truppe sono state coordinate da un comando congiunto, così come è stata unificata una serie di passaggi per la “pianificazione, organizzazione del riconoscimento, allerta, distruzione del nemico simulato e sicurezza delle informazioni”. Nel linguaggio militare questo significa condivisione di sistemi avanzati di arma, satellitari e radar, tutte tecnologie che i Paesi sono disposti a condividere solo con alleati storici e reputati molto affidabili. Secondo gli analisti, non è un caso che questo salto di qualità nelle relazioni militari tra Russia e Cina arrivi a ridosso del ritiro quasi ultimato dall’Afghanistan della coalizione internazionale a guida statunitense.