La Russia di Putin invade l’Ucraina e l’Europa resta a guardare. “Filosofia in Agorà”: lo spettro del principio di autodeterminazione dei popoli

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Russia di Putin tra Europa e NATO
Russia di Putin tra Europa e NATO

Mentre monta la preoccupazione per le sorti dell’Italia di fronte al conflitto che si è aperto alle porte dell’Europa dell’est con l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, proveremo a stare lontani dalle facili assimilazioni e dai comodi spettri evocativi che legano la Russia al comunismo sovietico, da un lato, e gli Stati Uniti all’imperialismo neoliberista, dall’altro. E la motivazione di questa presa di posizione distanziante non sta, in fondo, nel fatto che tali assimilazioni non siano in parte anche pertinenti, ma perché non vorremmo alimentare ulteriormente la fobia nei confronti di posizioni ideologiche così nette che non hanno ormai più alcun fondamento, se non nei manuali di storia.

Ora, che l’economia di guerra sia sempre servita per uscire dalle crisi economiche e pandemiche non è una novità. Alla crisi economica che aveva fiaccato l’Europa nel 1300, dovuta anche alla crisi pandemica generata dalla peste, partita dalla Cina nel 1333 e sbarcata in Crimea nel 1346 e nel nord Italia nell’anno successivo, segue la recrudescenza di vecchi rancori feudali, che assumono la forma di lotte nazionali, tra gli anfratti della Guerra dei cent’anni, all’insegna della rivendicazione di identità ben definite dal punto di vista ideologico, territoriale, culturale, da cui verranno fuori gli Stati nazionali.

Dalla crisi economica e finanziaria che investì gli Stati Uniti nel 1929, dovuta ad una folle speculazione finanziaria, poi azzerata da un altrettanto folle sentimento di isteria collettiva, che aveva spinto gli investitori a vendere i prodotti finanziari, si uscì, di fatto, con la ripresa della produzione bellica in vista di un immediato scontro che, in effetti, non tardò ad arrivare da lì a dieci anni.

È evidente, dunque, che tutte le componenti per farci precipitare verso un conflitto mondiale sono disposte in maniera magistrale sullo scacchiere geopolitico internazionale e accusare Putin di essere l’unico responsabile dell’escalation della violenza è fin troppo semplicistico, non renderebbe giustizia a tutte le altre violazioni del diritto all’autodeterminazione dei popoli che non fanno notizia sui nostri giornali, dal Kurdistan alla Palestina, per arrivare alla Spagna ostile nei confronti dei Paesi Baschi e all’Inghilterra con la questione dell’Irlanda del Nord e, infine, che poi Putin sia un personaggio politico abbastanza losco è alquanto scontato, ma non da oggi, per noi lo è da quando si è imposto all’attenzione internazionale quale leader di un partito sovranista, conservatore, euroscettico, amico e sodale di Trump, Orban, Erdogan…e non aggiungiamo altri personaggi di casa nostra alla lunga lista!

A ben vedere, la crisi economica e finanziaria del 2008, partita dagli Stati Uniti con la folle ingegneria finanziaria dei titoli spazzatura, ha, di fatto, generato un effetto domino con ripercussioni globali e devastanti default in tutta Europa, circostanza che ci ha fatti bollare come “maiali” (i paesi europei messi peggio in seguito alla crisi finanziaria furono Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna, dalle cui iniziali deriva l’acronimo PIIGS, assonante all’inglese “pigs”, che vuol dire maiali). In tutto ciò, la Cina si faceva avanti, comprando il debito dei paesi occidentali e, di conseguenza, limitando la sovranità di molti Stati, fino a quando non ha deciso poi di chiudere i rubinetti della liquidità verso gli Stati Uniti e lo scenario è nuovamente cambiato.

Inutile, ovviamente, soffermarsi sull’uso strumentale della paura, uno stratagemma diventato ormai endemico, utilizzato per atterrire e governare meglio, così come ormai è inutile soffermarsi sull’assuefazione che ormai viviamo davanti alla necessità dello stato d’emergenza. Forse ci è sfuggita, infatti, una notizia di due giorni fa con la quale il Consiglio dei ministri con un decreto-legge, cioè una decretazione d’urgenza che non passa dal Parlamento, ha dichiarato un nuovo “stato di emergenza” «per la realizzazione di interventi straordinari ed urgenti a supporto delle operazioni di soccorso e assistenza alla popolazione interessata». E, come se non bastasse, nel decreto-legge ci sono anche iniziative per duecento milioni di euro per aumentare l’impegno militare italiano nella NATO.

E, allora, eravamo partiti con l’intento di mettere da parte schemi semplicistici di lettura della crisi politica che investe l’Europa attuale e che ha condotto all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e così abbiamo smarrito quello che è, di fatto, il casus belli, che viene purtroppo dimenticato, così come l’opinione pubblica se ne fotte beatamente di quel Gavrilo Princip che ebbe la malsana idea di attentare ad un altrettanto sconosciuto arciduca austro-ungarico. Non deve sfuggire, in sostanza, che all’origine del conflitto attuale, così come all’origine del primo conflitto mondiale, vi è la violazione di un principio che gli americani hanno sostenuto con fermezza nel 1918 con il presidente Wilson, vale a dire il “principio di autodeterminazione dei popoli”, da gestire, si diceva, pacificamente all’interno della Società delle Nazioni, l’antesignana dell’ONU, poi ingessata dalla presenza dei membri permanenti.

Ora, dimenticare che all’origine del conflitto attuale vi siano i popoli del Donbass di lingua e cultura russa, che chiedono di essere indipendenti dall’Ucraina, sarebbe come portare nell’Organizzazione delle Nazioni Unite una risoluzione che punisca l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, dimenticandosi che la Russia, in quanto membro permanente dell’ONU, possiede il diritto di veto!

In questa storia, per dirla tutta, avremmo preferito un ruolo più incisivo dell’Unione Europa all’insegna della diplomazia e della pace, ma fuori dalle operazioni militari della NATO. Però poi ci siamo ricordati di quando nel 1995 l’Europa ha cercato di risolvere, militarmente, la questione dei Balcani insieme alla NATO, solo che in quel caso ha bombardato proprio il paese che non voleva concedere l’indipendenza alla Bosnia, cioè la Serbia del comunista Milošević che, guarda caso, era ancora una volta supportata della Russia. Ma, soprattutto, ci siamo anche ricordati che in quella polveriera balcanica l’Europa ha armato la mano di personaggi come Lavdrim Muhaxheri, detto “il macellaio”, pericoloso jihadista kosovaro cresciuto proprio nei campi di addestramento della NATO.

Purtroppo tutto ciò accade mentre uno spettro si aggira per l’Europa: il principio di autodeterminazione dei popoli.


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a cura di Michele Lucivero

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