L’incredibile 4-4 fra Vicenza e Pisa è la prima pagina cardine di questo campionato per la squadra allenata da Mimmo Di Carlo. Dopo le prime quattro giornate, in cui ci si era potuti ancora illudere che i risultati non erano arrivati solo per cause contingenti o esterne alla squadra (rigori, pali e traverse, arbitraggi) e che comunque la fiducia per il futuro era fondata sulle famose “buone prestazioni” dei biancorossi (come se i risultati negativi non facessero parte del concetto di prestazione), dopo il terzo pareggio consecutivo al Menti bisogna farsene una ragione: il Vicenza quest’anno probabilmente non sarà un protagonista del campionato.
Difficile, anche, che possa essere l’ammazza grandi del girone, ruolo che, alla vigilia del debutto fra i Cadetti, gli avevano pronosticato sia l’allenatore che il ds Magalini. Al momento sembra piuttosto una squadra che dovrà battersi in zona retrocessione.
Era il caso che i due principali responsabili tecnici dell’LR Vicenza si sbilanciassero in una valutazione così netta e imprudente? Erano davvero convinti della fondatezza della loro previsione? Senz’altro (quanto meno per scaramanzia) avrebbero fatto meglio a sbilanciarsi meno.
I perché del ridimensionamento del ruolo dei biancorossi hanno già avuto chiare risposte dal campo. Prima di tutto c’è stata una sopravvalutazione dell’organico dell’anno scorso, che – è il caso di ricordarlo – comunque non ha giocato un intero campionato, ma solo 27 partite su 38. Quindi, per formulare una quotazione completa, mancherebbe più di un quarto di calendario, fra l’altro quello più impegnativo perché coincideva con la fase decisiva della stagione, che invece non si è giocata.
La società ha valutato che la squadra della Serie C fosse all’altezza della categoria superiore e, nel calciomercato, ha avuto come obbiettivo principale quello di rinforzarla in un solo settore, quello degli esterni. Solo in extremis si è convinta della necessità di aggiungere uomini a un attacco che già in C era deficitario e sono arrivati due giocatori come Jallow e Longo, notoriamente in ritardo con la preparazione.
L’errore più grave è stato però sulla adeguatezza della difesa. L’anno scorso la migliore d’Europa in campionati professionistici e quest’anno invece fra le più battute della Serie B. Nove gol incassati in cinque partite, quattro rigori al passivo, cinque ammonizioni (record di Beruatto: tre) sono un bilancio parziale pesante, che inquadra in ribasso un reparto che per di più, nei due ruoli centrali, non ha alternative all’altezza.
La gran partita poi che il centrale pisano Gucher ha giocato al Menti ha evidenziato la lacuna più grave nella rosa biancorossa, in cui non ce n’è invece uno di ruolo. Si è visto, a spese dei biancorossi, quanto ne servirebbe uno. Di Carlo, anche per necessità, privilegia il modulo con due mediani (da scegliere fra Rigoni, Pontisso, Cinelli e Da Riva) ma i risultati sono stati inadeguati e lo si è ben visto soprattutto nelle partite contro SPAL e Pisa.
L’attacco, infine, ha dimostrato nelle prime cinque partite una difficoltà a segnare che lascia perplessi: solo tre gol, sui nove segnati, portano la firma di attaccanti. L’allenatore, ricorrendo a un ripetuto turn over per i due posti nel reparto, ha dimostrato di non aver trovato la coppia dei titolari e si può ben immaginare quanto speri che Jallow e Longo siano al più presto a regime e gli risolvano i problemi offensivi. Di Carlo ha potuto, è vero, contare finora sull’apporto in zona gol di difensori e centrocampisti (Dalmonte e Cappelletti), ma il loro vicariare le punte non potrà essere sempre una risorsa a disposizione, soprattutto con il procedere del campionato e con la conseguente migliore conoscenza da parte degli avversari delle soluzioni offensive dei biancorossi.
C’è un altro aspetto, non tecnico, di cui tener conto. L’assenza dei tifosi. È ormai acclarato che ai biancorossi manca la spinta della Curva e degli altri settori. Non si avrà mai la prova contraria ma si può ipotizzare che almeno uno (l’ultimo) dei tre consecutivi pareggi al Menti avrebbe potuto essere una vittoria con l’apporto del pubblico di casa. Da come sono andate le cose, infatti, non sarebbe un’eresia pensare che la squadra avrebbe reagito diversamente dopo le ripetute rimonte del Pisa, che ci avrebbe messo più grinta, che non avrebbe mollato dopo il definitivo pareggio degli ospiti. Il pubblico a distanza è un handicap per tutti, è vero, ma per i biancorossi sembra pesare di più.
Soluzioni a portata di mano non ci sono. Il calciomercato è chiuso fino a gennaio (salvo per gli svincolati, ma nel Vicenza ce ne sono anche troppi), i giocatori in ritardo di condizione difficilmente saranno pronti prima di un paio di settimane, gli esperimenti (cambio di ruolo, cambio di modulo) non sembrano la specialità di Di Carlo, il pubblico non tornerà sugli spalti sicuramente prima di gennaio. L’unica arma disponibile sembra un netto cambio di atteggiamento, prematuro quanto volete visto che siamo appena alla sesta giornata, ma ormai opportuno: safety first, ovvero primo non prenderle. Giocare insomma come una squadra che deve salvarsi e deve conquistare questo traguardo partita per partita, andando in campo con il coltello fra i denti contro il Monza come contro la maglia nera del girone (sperando di non essere noi).
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