Massimo M. Follesa, portavoce per l’Ovest vicentino del CoVePA, comitato per una Pedemontana Alternativa, commenta nel seguente comunicato l’inchiesta del giornalista Marco Milioni sulla Safond Martini di Montecchio Precalcino e sulla figura del consulente aziendale padovano Riccardo Sindoca. “Apprendiamo con sgomento le ultime rivelazioni dei media veneti in relazione al caso Safond. Si tratta di notizie di una gravità inaudita. Ci sono ben poche considerazioni da fare sull’operato delle forze e dell’ordine e della magistratura nei confronti di Riccardo Sindoca, uno dei personaggi chiave di una intricatissima vicenda. Saranno le autorità preposte a dovere accendere i riflettori su alcune dinamiche assai poco chiare che sembrano uscite più da una spy-story che da un approfondimento giornalistico – afferma Follesa -. Anfratti giudiziari a parte però, ciò che in questo momento manca è la chiarezza da parte della Regione Veneto. Rimane difficile capire come in tanti anni la situazione ambientale sotto la Safond Martini di Montecchio Precalcino si sia incancrenita fino a questo punto. Rimane da capire di quali e di quante autorizzazioni abbia goduto la ditta. Serve capire se la Regione Veneto e la Provincia di Vicenza nonché gli organismi all’una o all’altra riferibili, a partire da Arpav, abbiano fatto tutto il possibile per prevenire il grave inquinamento registrato: inquinamento di cui ancora si sa poco per di più”.
“Aspettiamo quindi di sapere da chi di dovere, a partire da palazzo Balbi e da palazzo Nievo, quattro cose. Uno, chi ha conferito negli anni alla Safond e che cosa è stato conferito. Due, chi eventualmente ha potato via quale materiale e in quale condizioni e dove il materiale sia finito. Tre, se tra il materiale portato via negli anni vi siano sabbie di fonderia finite sotto i sedimi delle grandi opere in costruzione o costruite come Brescia-Padova, Valdastico sud e soprattutto Superstrada pedemontana veneta (si veda quanto emerso da TVmatch). Quattro, quale sia lo stato reale dell’inquinamento in una con eventuali rischi in divenire per le falde. Dati e cifre debbono essere resi pubblici e illustrati puntualmente, anche dall’amministrazione di Montecchio Precalcino. La salubrità dell’ambiente e la salute delle persone non sono due optional da tenere in considerazione o meno – conclude Follesa – in quel luccicante e pericoloso concessionario che è divenuto oggi la politica veneta”.