Salute mentale in Veneto, Bigon Pd: “Mancano servizi e personale”

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Anna Maria Bigon (Regione Veneto, PD) medici di famiglia
Anna Maria Bigon (Regione Veneto, PD)

“La denuncia che parte da Verona è il segno che ormai, nell’ambito della salute mentale, in Veneto siamo a livelli di inciviltà sanitaria. Non solo non vengono garantiti i LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza, ma nemmeno il minimo necessario per la presa in carico di un ragazzo che accusa un sintomo o della sua famiglia. Il fatto che la metà degli accessi al Pronto soccorso sia legato a casi di profondo disagio psicologico giovanile, testimonia infatti che c’è un vuoto di strutture e di personale. Una lacuna pesantissima attorno alla quale invochiamo da lungo tempo un intervento massiccio ma che, anche nella recente delibera dell’Assessore regionale alla Sanità e al Sociale Lanzarin, appare ancora lontano nei mezzi e nei contenuti”.

La presa di posizione è di Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico e vice presidente della commissione consiliare Sanità, “alla luce della situazione emersa dalle dichiarazioni, riportate dal quotidiano ‘L’Arena’, della direttrice del reparto di Neuropsichiatria infantile dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata della città scaligera”.

“La situazione nell’ambito della salute mentale era pesante già prima del Covid, visto che la riorganizzazione delle Ulss venete ha ridotto da 21 a 9 i Dipartimenti e da 29 a 20 le Unità operative – sottolinea l’esponente Dem – Poche settimane fa, abbiamo ottenuto l’approvazione unanime del Consiglio regionale su una Mozione da noi proposta, che vincola la Giunta a una serie di impegni: l’aumento di investimenti, visto che il Veneto è al penultimo posto in Italia, con appena il 2,4% di risorse rispetto al fondo sanitario regionale, e il rilancio della rete della psichiatria di comunità, tipologia prevista da anni nel nostro piano ma di fatto mai applicata. Purtroppo, in Veneto il disagio mentale rischia di diventare una malattia istituzionalizzata e cronica. Lo dicono i dati del personale a livello regionale e soprattutto presso l’Ulss 9. Mancano psichiatri, psicologi e tecnici della riabilitazione, anche se abbiamo più OSS rispetto alla media nazionale, anche di 4 volte, e siamo abbastanza in media per gli infermieri. Questo significa che il Veneto non punta alla cura e alla riabilitazione ma al contenimento. Un ragazzo al primo sintomo va preso in carico, unitamente alla famiglia, su segnalazione anche della scuola che deve avere tutti i mezzi necessari, messi a disposizione dalle Ulss. A livello di territorio ci deve poi essere una continuità e non il vuoto. Vuoto che è manifestato soprattutto dal passaggio dalla minore alla maggiore età. Tutte queste carenze si riflettono sui giovani in maniera ulteriormente dannosa perché quando vengono ricoverati per le emergenze sono inseriti in strutture dedicate ad adulti cronici. Strutture dunque inadeguate e addirittura peggiorative della loro condizione di disagio”.

“In Veneto, sulla base di una nostra elaborazione di dati, forniti dalla Regione Veneto, a cura del prof. Andrea Angelozzi, psichiatra, già Direttore del Dipartimento di Salute Mentale a Treviso e Venezia, si evince come mancano nel comparto della salute mentale, rispetto alla media nazionale (3,6 della spesa sanitaria), ben 122 medici, 98 psicologi, 28 assistenti sociali, 18 educatori e 18 amministrativi – osserva la consigliera del Pd – E la delibera di Giunta dell’8 aprile scorso ritiene necessario evitare ricoveri in reparti inappropriati e parla di reparti per minori, ma non fa alcun riferimento ad assunzioni di psichiatri. Come si pensa di attivare queste strutture?”.

“Analogamente – continua Bigon – si prevede di implementare la psichiatria di base nelle Case di Comunità per garantire in loco le patologie di minor gravità e per intercettare precocemente il disagio. Ma, anche in questo caso, la delibera non dice nulla riguardo tempi, modi e personale”.

“Insomma – conclude Anna Maria Bigon – al momento siamo ad una pura carta di intenti, tutta da riempire con risorse e strumenti da mettere nero su bianco. Dobbiamo fare in fretta. Non c’è tempo da perdere nei confronti dei nostri ragazzi: abbiamo il dovere di supportarli ed aiutarli a superare questi momenti affinché diventino cittadini in grado di esprimere tutti i talenti e le potenzialità in loro possesso”.