Dalle felpe alle divise: l’ideologia della Lega di Salvini

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Matteo Salvini in divisa da poliziotto dopo le felpe
Matteo Salvini in divisa da poliziotto

E’ passato dalle felpe alle divise, che indossa anche meglio di Silvio, il suo vero precursore. L’ideologia di Matteo Salvini e della Lega, è tutta qua: nella mimesi delle sue intenzioni, nella pubblicità di ogni sua azione. E’ riuscito a vietare a Di Maio la Presidenza del Consiglio con la storiella della pari dignità tra le forze alleate, ma non si è relegato alla funzione di semplice ministro.

Fa finta di manovrare la ruspa per le demolizioni, vola a Gerusalemme per mostrare di mettere il becco nelle questioni internazionali, ostenta inviti a rappresentanze di imprenditori come un Ministro del Lavoro, prova a parlare di questioni economiche come un Ministro del Tesoro. In tutto e per tutto produce la convinzione nei suoi seguaci che il vero Presidente del Consiglio è lui – è per questo che loro lo chiamano “capitano”.

Ma è da un po’ di tempo che i sondaggi segnano il passo nell’ascesa della sua Lega e, sebbene dicano che la madre sia sempre incinta, vorrà dire che persino in Italia ai fessi c’è un limite.

Come paladina solitaria delle ragioni del nord, alla Lega era concesso il 4/5% dei consensi elettorali; se invece faceva parte di una coalizione vincente allora i voti raddoppiavano. Il solo proporsi alla testa di una coalizione con un Berlusconi decadente, e con un simbolo manipolato, li ha quadruplicati, e continuano a salire ora che si spaccia per capace forza di governo. Ma qual è il programma della Lega, e che cosa ha portato a casa finora?

Se non fosse per l’irresponsabilità in un contratto voluto in fin dei conti dal M5S, il partito di Salvini avrebbe la rilevanza di un PLI (Partito Liberale Italiano) nei primi governi democristiani. Mentre i pentastellati sono riusciti a conseguire numerose vittorie come da programma elettorale, Matteo ha ottenuto il contestato decreto sicurezza e lo scontato “codice rosso” in totale accordo con l’alleato.

Tutto nasce dalla debolezza del programma leghista, pieno zeppo di promesse boriose, ma senza un vero orizzonte di riforme. Al contrario il Movimento ha appena dato inizio al suo vasto repertorio di innovazioni, costringendo la Lega ad esercitare il mero potere di veto contro la rivoluzione pentastellata. Tutti gli altri partiti ormai non hanno che Salvini a tutela dei propri interessi.

E Salvini toglie denaro dal reddito di cittadinanza, dalle pensioni minime, riduce la tassazione delle pensioni d’oro, blocca la legge per dimezzare gli stipendi ai parlamentari, s’impunta sul decreto spazzacorrotti, congela l’abrogazione della prescrizione, propone inceneritori, cambia idea sulla TAV, etc.

Insomma, è il trionfo dell’ideologia conservatrice che ha come unico obiettivo gli interessi della classe abbiente e dei suoi portavoce leghisti. Il popolo che è fiero del suo capitano, non riesce a penetrare il senso della sua politica, e spera nella tutela di qualche diritto vacillante, di qualche soldo guadagnato.

Per quanto sbruffi a destra e a manca, e minacci velatamente di azzerare il governo, il domani di Matteo senza il M5S non è una strada in discesa. Di riforme della legge elettorale per adesso non se ne parla e, se rompe col Movimento senza riuscire a superare il 40%, sarà costretto ad allearsi con qualcuno che gli riprenderà molti dei voti che finora gli ha consegnato, come ad esempio in una coalizione di centrodestra o, come in una coalizione più ampia contro l’unico nemico a 5 stelle, pretendendo un salasso anche maggiore.

Perciò si piegherà anche al conflitto d’interessi, alla riforma della giustizia, alla creazione di una banca pubblica per gl’investimenti etc, contro le quali azioni al massimo porrà il veto: un emendamento, un ritardo, una manina, un trucco che sarà svelato…