Si attendono le reazioni del leader della Lega, Matteo Salvini, nel post-voto in Sardegna. Intanto si ipotizzano le linee guida. Ovvero le mosse che il “il Capitano” detterà ai suoi e che saranno decisive per il futuro del partito all’interno della coalizione di centrodestra che governa il Paese.
Si insiste, comunque, sulla tesi del “battere cassa” (nonostante i pessimi risultati elettorali nell’isola) per le scelte sbagliate su Truzzu da parte di Fratelli d’Italia che hanno consegnato la Sardegna alla coalizione a trazione M5S-PD e rinforzare la candidatura di Luca Zaia per l’ennesima volta in Veneto. Ovvero, sul “terzo mandato”, che poi proprio “terzo” non è cone ha scritto per ViPiù Tommaso De Beni (leggi qui).
Un’insistenza di Salvini dettata anche dal fatto che uno Zaia scontento potrebbe puntare alla guida del Carroccio. Ne scrive oggi su La Repubblica Antonio Fraschilla.
“Salvini ha poi la grana Zaia e per questo chiederà con forza a Meloni di votare il terzo mandato dei governatori in tempi «brevissimi», dicono da via Bellerio. Lo stesso governatore veneto è convinto che la partita non sia chiusa: «Sul terzo mandato dei presidenti di Regione non è ancora detta l’ultima parola, la palla è al Parlamento — dice Zaia confortato da Salvini — da quel che ho capito, la norma sarà ripresentata e il dibattito è aperto non solo nella Lega ma anche in altre forze politiche, da destra a sinistra. Vedremo».
Per i salviniani è fondamentale rassicurare Zaia e ribadire la sua ricandidatura. «Zaia — dice il sottosegretario Massimo Bitonci — è stato riconfermato con l’80 per cento dei consensi. Pensiamoci bene, perché quando hai delle persone come Zaia o Fedriga bisogna cercare di tenerle, non cercare di metterle da parte».
L’unico leghista al quale scappa il freno è il governatore della Lombardia Attilio Fontana che torna a criticare la scelta di Paolo Truzzu imposto da Meloni: «La cosa più incredibile è che il candidato del centrodestra in Sardegna abbia preso pochi voti nella sua città. Forse qualche cagliaritano si è sentito tradito dal fatto che dovesse smettere di fare il sindaco e andare a fare il presidente».
Per il resto Salvini ai suoi ha detto di evitare critiche forti a Meloni e a Fratelli d’Italia e di abbassare i toni in attesa di tempi migliori e delle contromosse che sta studiando. Il leader leghista ha pronta «la lista della spesa» da presentare a Meloni e di sicuro se non sarà ascoltato, a partire dal terzo mandato al voto in Parlamento tra due settimane e dall’autonomia differenziata, con segnali concreti di apertura da parte dei meloniani, tornerà a fare quello che sa far meglio: portare il caos nel centrodestra e far saltare i nervi alla premier. Ne va della sua sopravvivenza politica da leader e per questo i toni morbidi di queste ore sono solo tattica. Nulla di più”.
Fonte: La Repubblica