Matteo Salvini, messo all’angolo da una nuova possibile maggioranza intorno al M5S dopo che lui ha già riabbracciato Forza Italia, torna in Senato con giacca e cravatta e prova a sparigliare la carte proponendo di tagliare subito i parlamentari, uno degli obiettivi di Luigi Di Maio & c., e di andare altrettanto subito al voto.
Ma quel “subito” per il taglio dei parlamentari è un “trucco dialettico” perché per completare la relativa procedura, dopo la quarta lettura alle camere per una riforma che è di tipo costituzionale e che, in caso di approvazione con meno dei due terzi dei voti, richiederebbe una consultazione referendaria e un successivo ridisegno di collegi e quant’altro, di certo occorrerebbero a dir poco sei mesi.
E allora quel “subito” viene spiegato così dallo “smart” Matteo Salvini: si approva adesso al riforma in parlamento, si va al voto, questa volta il “subito”, cioè ottobre, è vero, ma per eleggere lo stesso numero di oggi di deputati e senatori (tutti felici i sediaoli di oggi e prossimi venturi!) e poi si completa il tutto, salvo ripensamenti del nuovo parlamento, per le elezioni fra 5 anni… nel 2020.
Si vede chiaramente dalla proposta che il leader leghista ultimamente sta frequentando di più il centro e il sud (io vengo da lì, nessuno si offenda della mia auto ironia) per cui ha provato a fare il goco delle tre carte col napoletano doc a capo del M5S.
Non sappiamo di Di Maio, che pure accenna a “cascarci” (tatticamente?), ma Il Senato, o per lo meno la “nuova” ipotizzata e non si sa quanto durevole maggioranza intorno al M5S (il Partito democratico, che, ricordiamolo, col suo gran rifiuto spinse i pentastellati tra le braccia dei leghisti, LEU e il gruppo Misto), ha “sgamato” il trucco e ha bocciato la nuova alleanza di Matteo Salvini, che è il vecchio abbraccio con Silvio Berlusconi, bocciando la calendarizzazione per domani del voto di sfiducia al governo attuale.
Il premier Giuseppe Conte, quindi, andrà il 20 agosto a fare le sue dichiarazioni alle camere e, a quei vicini tempi, si potrà capire di più se al voto di oggi sul calendario dei lavori corrisponde un nuovo possibile schieramento per forgiare un accordo a più lungo termine in grado di affrontate passaggi vitali per l’Italia e non solo per le singole formazioni politiche come la nuova legge di bilancio e la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva.
Tutto questo ricordando che, poi, tutti dovranno fare i conti col presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con gli italiani che, di certo, di questo spettacolo avrebbero volentieri fatto a meno e che i 345 parlamentari in meno li vogliono subito, ma sul serio e non col trucco, ma che, ancora prima, vogliono sapere se il 2020 sarà ancora più gramo del 2019 innescando un processo che potrebbe essere senza ritorno.