Sanità Alto Vicentino, Zaia: “sindaci scelgano dove collocare le specialità”. Cunegato (VCV): “non basta a fermare emorragia medici”

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Nel consiglio comunale di ieri sera il sindaco di Schio Valter Orsi, oltre alla questione Tari, ha affrontato anche quella della sanità con una relazione sulla riunione della conferenza dei sindaci e il governatore del Veneto Luca Zaia. Qualche tempo fa alcuni sindaci dell’Alto Vicentino avevano scritto una lettera in cui denunciavano la situazione non buona della sanità del territorio. Secondo quanto riporta Carlo Cunegato, consigliere comunale di opposizione e portavoce veneto della civica “Veneto che vogliamo” che siede anche in consiglio regionale con Elena Ostanel e Arturo Lorenzoni, Zaia ha fatto una proposta: “siano i sindaci della nostra area, dal bassanese e da Asiago a scegliere in quali ospedali collocare le specialità”.

“Dal 2016, quindi da almeno 5 anni, denunciamo il progressivo declino della sanità del territorio. Nel 2018 i sindaci dell’Altovicentino si sono visti cambiare dalla Regione le schede ospedaliere sulle quali avevano lavorato un anno. Per la prima volta nelle storia si sono astenuti in Conferenza dei sindaci. Nel Novembre 2019 sono scese in piazza 4000 persone – afferma Cunegato – . Solo nel gennaio 2021 Zaia batte un colpo, di fatto delegando la progettualità ai sindaci. Mi chiedo: sarà sufficiente riorganizzare un esercito che non ha più le truppe? O ci vuole un intervento di ben altra portata? Ricapitolando: ci sono 5 medici al Pronto soccorso su 21, 3 neurologi su 8, stanno andando via o se ne sono già andati 6 cardiologi, mancano anestesisti. Non finisce qui, il bollettino della decadenza continua e voglio denunciare altre due problemi: 1) In ortopedia, fino al 2018, c’erano 13 medici, compreso il primario. Oggi sono in 7. A febbraio se ne andranno in 2. Uno andrà in pensione d’estate, l’altro a Dicembre, ma per le ferie arretrate smetterà di lavorare ad Agosto. Quindi questa estate ci saranno solo tre medici. Intollerabile. Sarà praticamente impossibile garantire anche i servizi essenziali. 2) In questi giorni si parla tanto di medicina del territorio. Giustamente. Nel 2020 nell’Altovicentino su 120 medici di base 48 avevano più di 65 anni. Questo significa che in pochi anni il 40% andrà in pensione. Tutto questo era prevedibile. Eppure adesso ci vogliono risposte immediate, la popolazione è sempre più anziana, i malati cronici hanno bisogna della continuità della cura e il sistema rischia di esplodere”.

“Non si può più perdere tempo. La sanità del territorio è già spolpata e la decadenza continua. Purtroppo, la trasformazione dell’ospedale in Covid hub ha aumentato la frustrazione dei medici – conclude Cunegato – e dovremmo aspettarci una ulteriore emorragia”.

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