Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato con voto unanime il secondo piano triennale per l’invecchiamento attivo. Il piano, che dà attuazione alla legge regionale 23 del 2017, è finanziato con un milione di euro l’anno. Si rivolge ai 1.142.756 veneti con più di 65 anni, che rappresentano il 23,3 per cento della popolazione e che in gran parte, 7 su 10, godono di buona salute, vivono in autonomia e sono depositari di competenze, saperi, interessi e relazioni. Tre le linee guida per i prossimi bandi destinati a finanziare progetti e iniziative di Comuni, Ulss, terzo settore, Università, mondo dell’associazionismo e del volontariato ma anche di singoli proponenti: il mantenimento di una vita autonoma e in salute; la partecipazione attiva alla comunità degli over 65; la formazione continua, in particolare all’uso delle nuove tecnologie.
Con il primo piano per l’invecchiamento attivo la Regione Veneto ha investito poco più di 4 milioni 136 mila euro tra il 2018 e il 2020, finanziando 142 progetti nel territorio (96 nel 2018, 28 nel 2019 e 18 nel 2020) di attività fisica, promozione della salute, cittadinanza attiva, educazione permanente, formazione e alfabetizzazione digitale, volontariato di vicinato e valorizzazione delle competenze sociali e professionali degli anziani. Complessivamente, nonostante il rallentamento imposto dall’emergenza Covid, i progetti promossi e realizzati da Comuni, Ipab, terzo settore, Ulss, università, singoli soggetti hanno coinvolto circa 600 mila persone over 65 nel territorio regionale.
Il piano investe nel benessere e nell’inclusione di una fascia generazionale – è stato sottolineato nel corso del dibattito – che rappresenta una importante risorsa economica (la ‘Silver economy’ vale un terzo del Pil nell’area Ue) e una componente fondamentale della società. Investire nell’invecchiamento attivo della popolazione – ha chiosato l’assessore regionale alla sanità e al sociale – significa creare una comunità più partecipativa e più solidale.