La Consulta della Corte costituzionale ha respinto il ricorso del governo contro due norme della Regione Veneto in materia di sanità. Si tratta della norma sui contratti di formazione specialistica aggiuntivi regionali in virtù della quale il medico in formazione specialistica, nei cinque anni successivi al conseguimento del diploma di specializzazione, è tenuto «a partecipare alle procedure indette dalle aziende ed enti del servizio sanitario regionale veneto per il reclutamento di medici che prevedano, tra i requisiti per la partecipazione, la specializzazione conseguita, ad accettare e a svolgere gli incarichi assegnatigli, anche come convenzionato, per un periodo complessivo di tre anni»; e della norma che autorizza l’Azienda Ospedale-Università di Padova a rideterminare, previa deliberazione della Giunta regionale, i fondi del personale del comparto e delle aree dirigenziali fino a concorrenza del livello medio pro capite riferito all’anno 2018 dei fondi delle aziende e degli enti del servizio sanitario regionale.
“Il dispositivo della sentenza – afferma in una nota il presidente della Regione Luca Zaia – rende giustizia a norme che erano state definite e approvate sulla base del buon senso, sia per quanto riguarda l’impiego in Veneto degli specializzandi, sia per l’intervento con il quale abbiamo equiparato il trattamento economico della dirigenza medica dell’Azienda Ospedaliera di Padova alla media di quello di tutti gli altri sanitari di pari grado operanti in Regione, un’ingiustizia che andava sanata. Senza contare la soddisfazione nel prendere atto che la Consulta, come fece nel caso del referendum per l’autonomia, valuta con equilibrio e rispetto quelle situazioni nelle quali l’azione regionale pone attenzione a reali questioni di interesse territoriale, impugnate dal Governo come chissà quale violazione della sovranità nazionale. Autonomia significa prima di tutto responsabilizzazione, e noi le responsabilità ce le prendiamo tutte senza alcun timore”.
“Questa sentenza andrebbe studiata bene da molti – aggiunge l’Assessore Lanzarin – a cominciare da coloro che gridarono allo scandalo quando decidemmo che lo specializzando che avesse goduto delle borse di studio finanziate direttamente dalla Regione, avrebbe dovuto poi operare nell’ambito del servizio sanitario veneto per almeno 5 anni. Si trattava e si tratta di soldi provenienti dalle tasche dei veneti investiti anche con lo scopo di creare disponibilità professionali alla sanità veneta. Inspiegabile è stata da parte del Governo nazionale, anche la decisione di impugnare l’equiparazione degli stipendi dei dirigenti medici dell’Azienda Ospedaliera di Padova a quelli dei loro colleghi di altre Aziende. Si tratta infatti di un semplice intervento che abbiamo fortemente voluto per sanare un’ingiustizia”.