I risultati dell’indagine condotta dalla Fondazione Corazzin per Cisl Veneto, che ha raccolto le valutazioni di un campione di cittadini sui servizi nella sanità regionale, hanno acceso il dibattito politico. A puntare il dito contro l’assessore regionale alla sanità, Manuela Lanzarin, sul tema della crescita della sanità privata nella nostra Regione, anche alla luce del comunicato diffuso (che riportiamo sotto), sono le consigliere regionali del Partito Democratico Veneto, Anna Maria Bigon e Chiara Luisetto e Sinistra Italiana del Veneto con Marco De Pasquale e Luigi Calesso.
“È chiaro in questo senso – concludono Bigon e Luisetto – che per Lanzarin vada tutto bene. Ed è falsa la promessa di una sanità del futuro”.
“Le chiacchiere sull’eccellenza della sanità pubblica nella nostra regione stanno a zero – è scritto in un comunicato di Sinistra Italiana Veneto – quando, come emerge dall’indagine di CISL e Fondazione Corazzin, il 72,8% dei Veneti (tre quarti) si dichiara convinto che “la gestione della sanità pubblica in Veneto favorisca il privato” e il 72,7% afferma di essersi rivolto proprio al privato a causa dei tempi di attesa troppo lunghi nel pubblico.
Si tratta di una situazione che denunciamo da tempo e che trova in questa indagine il riscontro della piena consapevolezza dell’opinione pubblica tanto che la percentuale di cittadini soddisfatti del servizio sanitario è del 9,8% contro una percentuale del 31,4% che dà un giudizio negativo.
Rispetto alla questione della progressiva privatizzazione del sistema sanitario in Veneto la difesa d’ufficio dell’assessore Lanzarin è la solita: “Da 15 anni la quota di privato in Veneto è rimasta assolutamente la stessa”.
Non mettiamo in dubbio questo dato ma si tratta di una considerazione che riguarda il cosiddetto “privato convenzionato” cioè le prestazioni che le strutture sanitarie private svolgono “per conto” del sistema sanitario pubblico e per le quali, per capirsi, il cittadino paga il ticket come per le analoghe prestazioni erogate da ospedali e ambulatori pubblici.
Quello che in Veneto sta progressivamente crescendo da anni è il ricorso alla sanità privata propriamente detta, quella il cui costo è completamente a carico del paziente che, come indicano i risultati dell’indagine in questione, vi fa ricorso quando (spesso) le liste d’attesa del pubblico (e anche del “privato convenzionato”) sono troppo lunghe.
Ovviamente, il valore economico di questo “passaggio al privato” non trova riscontro nel bilancio della Regione perché, appunto, il costo viene direttamente sostenuto dai cittadini: un modo per valutarlo sarebbe una indagine (che potrebbe curare l’assessore Lanzarin) sulle “impegnative” per analisi cliniche, esami, visite specialistiche che dovrebbero essere effettuati nel pubblico e che vengono, al contrario, svolti in una struttura privata, all’esterno delle convenzioni. Non dovrebbe essere difficile effettuare questo tipo di verifica visto che il medico che prescrive la prestazione ne riceve poi gli esiti con l’indicazione della struttura che l’ha effettuata. L’assessore Lanzarin valuterà questa proposta che, se accolta, permetterebbe di avere un quadro chiaro della “privatizzazione” reale della sanità in Veneto, anche in termini di valore economico della fuga verso il privato?
In attesa della risposta dell’assessore Lanzarin ribadiamo alcuni dati noti da tempo che confermano come il ricorso alla sanità privata in Veneto sia sempre più massiccio:
– il primo è relativo alla spesa pro capite sostenuta in Veneto per le prestazioni della sanità privata che da anni è superiore almeno del 15% rispetto alla media nazionale;
– il secondo è quello relativo alla percentuale di famiglie che spendono oltre il 20% del loro reddito disponibile per curarsi: in Veneto è del 5,99%, la più alta in tutto il centro-Nord (allegata tabella);
– lo dichiarano pubblicamente i responsabili delle strutture sanitarie private: il giro d’affari delle loro aziende continua ad aumentare, le loro strutture ad ampliarsi, tra l’altro senza avere problemi a trovare medici da assumere, problema che invece assilla la sanità pubblica.
Ma il dato più drammatico è quello registrato in un’altra indagine dei sindacati resa pubblica pochi mesi fa: nel campione esaminato il 59% delle persone che non ottengono dalla sanità pubblica l’appuntamento “in tempo utile” per la prestazione loro prescritta rinuncia alla prestazione stessa, cioè rinuncia a curarsi, con ogni probabilità perché non può sostenere il costo dell’esame o dell’analisi nelle strutture private. Quante centinaia di migliaia di Veneti si ritrovano in questa situazione, costretti a rinunciare alle cure?
È contro questo modello di sanità che combattiamo e continueremo a combattere con le nostre iniziative e le nostre proposte per una sanità pubblica che garantisce a tutte e tutti servizi di qualità in tempo utile.
Il comunicato di Lanzarin
“Non stiamo affatto lavorando ‘in difesa’. Stiamo progettando la sanità del futuro, la quale, credeteci, resterà ampiamente ancorata al pubblico e vedrà il Veneto ancora in testa alle classifiche di qualità, non solo parametrato all’Italia, ma anche rispetto agli altri Paesi europei. Basti pensare all’investimento nel nuovo ospedale di Padova, che sarà il più grande e tecnologico d’Italia, nella nuova Pediatria padovana, nelle strutture d’eccellenza realizzate in questi mesi negli ospedali di Treviso, Vicenza, Verona. C’è un lavoro quotidiano di pianificazione e sviluppo sanitario, i cui effetti si stanno palesando ora e saranno più evidenti nei prossimi anni: la pandemia ha creato, non solo in Veneto ma in tutte le Regioni, le condizioni perché il sistema entrasse in sofferenza in alcuni ambiti, soprattutto per quanto riguarda le liste d’attesa. Ed è lì che ci siamo concentrati. Posso già fornire un dato: le liste d’attesa più corpose, quelle a 30 giorni, sono calate da 80mila a 40mila. Su questo abbiamo investito 30 milioni di euro, accompagnati da un controllo di gestione estremamente puntuale. Presenteremo, nelle prossime settimane, un focus proprio su questo: non voglio anticipare i dati, ma dagli indicatori forniti dal dottor Annichiarico possiamo prevedere di aver raggiunto i target di percorso intermedio che ci eravamo dati”.
Sono le parole dell’assessore alla Sanità della Regione del Veneto, Manuela Lanzarin, con riferimento ai dati dell’indagine della Fondazione Corazzin elaborati per la Cisl del Veneto.
“Alcune considerazioni nel merito dell’indagine, per la quale ringrazio il sindacato, alla luce, anche, degli stimoli fornitici: è stata realizzata fra le persone che si sono rivolte al sistema della Cisl, verosimilmente, quindi, una platea con alcune criticità da segnalare. Ciononostante, voglio ‘rovesciare’ i paradigmi, guardando a cosa emerge di positivo: se solo il 31,4% degli intervistati esprime un’opinione negativa, emerge il dato che il 68,6% considera positivamente la nostra sanità (“soddisfatto o moderatamente soddisfatto”, nel testo), con un 9,8% di pienamente soddisfatti. Sul peggioramento percepito, rilevato dall’indagine negli ultimi anni, sicuramente ha inciso la pandemia, dove le energie si sono dovute concentrare sul Covid. Basti un dato a chiarire la sfida che stiamo vivendo dopo il 2021: le prestazioni richieste sono aumentate di oltre il 30% rispetto al 2019, con un’enorme difficoltà nel trovare medici ed infermieri, in un sistema che eroga 80 milioni di prestazioni all’anno. Nonostante questo dal 2020, in tre anni, abbiamo aumentato l’organico della sanità regionale di 3.231 unità. Solo nel 2022 abbiamo effettuato 113 concorsi”, prosegue l’assessore.
“Con le confederazioni sindacali è stato istituito un tavolo permanente, nell’ottica della trasparenza dei dati e della programmazione futura. Si è già riunito tre volte su APS, medicina territoriale e liste d’attesa: il prossimo mese è in programma un incontro sulle dimissioni protette. In un’ottica di condivisione dei dati e dei risultati. Infine, il rapporto fra pubblico e sanità privata: sgombriamo il campo da ogni equivoco e guardiamo ai dati. Da 15 anni la quota di privato in Veneto è rimasta assolutamente la stessa, anzi, è calata in molti settori negli ultimi cinque anni, contrariamente a diverse altre Regioni italiane. Del tutto errata la percezione, riportata al 77%, che si stia favorendo il privato: siamo facendo enormi, e parliamo di miliardi di euro, investimenti in tecnologia, edilizia, formazione del nostro personale. Il nostro modello è orgogliosamente pubblico, e tale resterà. La sfida, ora, anche comunicativa, è dare ‘valore’ a quanto il Veneto eroga ogni giorno, grazie a medici, infermieri, oss e personale amministrativo di prim’ordine. Lavoreremo anche con gli URP e tramite campagne specifiche, per raccontare quella che continua ad essere un’assoluta eccellenza: la nostra sanità veneta”, termina l’assessore.