Sanità veneta, botta e risposta PD-Lega sui costi della spesa sanitaria

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Di seguito le note politiche diffuse oggi in tema di spese sanitarie col botta e risposta PD-Lega 

“Nel 2018, i cittadini veneti hanno pagato di tasca propria la spesa sanitaria per un totale di 3 miliardi e 260 milioni di euro. Nel 2016, la spesa si è fermata a 2 miliardi e 920 milioni. Quindi 340 milioni in più che hanno gravato sui contribuenti. La fonte di questi dati è il Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, non lo diciamo noi. Si tratta di una vera e propria tassa occulta della sanità regionale, altro che Veneto ‘Tax Free’”.

Con queste parole, il Capogruppo Dem a palazzo Ferro Fini, Stefano Fracasso, ha aperto la conferenza stampa del Partito Democratico, “per denunciare il progressivo smantellamento delle Strutture Sanitarie Pubbliche”.

“A fronte di un aumento complessivo della spesa sanitaria, in proporzione i cittadini pagano di più per curarsi presso Strutture Private – spiega il consigliere PD – Siamo al secondo o al terzo posto per spesa pro capite privata sanitaria in Italia. Nell’ultimo triennio abbiamo assistito a una crescita rilevante. Questo perché il Servizio Pubblico si sta allontanando dai cittadini, con riferimento ai luoghi in cui viene garantita l’assistenza, ai tempi entro cui vengono smaltite le Liste di Attesa, all’accessibilità dei Servizi. Il risultato è semplice: i veneti per curarsi sono costretti a rivolgersi al Privato, con conseguenti sacrifici per l’economia familiare”.

“Altro dato interessante – aggiunge Fracasso – i servizi garantiti dal Privato Accreditato, pagati con il Fondo Sanitario Regionale, ammontano negli ultimi tre anni, dal 2016 al 2018, a circa 1 miliardo e 600 milioni, importo che sul valore totale vale il 17 percento. Significa che i cittadini pagano di tasca loro oltre 1 miliardo e mezzo di euro per pagare le prestazioni specialistiche. Evidentemente, i veneti trovano la Sanità Pubblica difficilmente accessibile”.

“Chiudo lanciando un allarme che viene dal Vicentino – informa il Capogruppo – l’Ulss ha messo a gara il Servizio di Salute Mentale, adottando criteri di selezione degli operatori economici che di fatto mettono fuori gioco le Ipab, che hanno gestito bene il settore per decenni. Vengono messi a rischio un centinaio di posti di lavoro”.

Claudio Sinigaglia ha spiegato ulteriori dati di fonte ministeriale “che interessano la Specialistica Ambulatoriale e che attestano la crescita a favore del Privato Accreditato. Ma pongo l’attenzione soprattutto sulla grande crescita del numero dei posti letto nel Privato, per l’accoglienza di pazienti provenienti da fuori regione. Nel 2013, il totale nel pubblico era di 240 posti, a fronte di 487 nel Privato; il ‘delta’ è drasticamente aumentato nel 2019: 85 posti totali nel pubblico, ben 587 nel Privato, ovvero 100 posti letto in più presso le strutture private”.

“Ed è lievitato anche il peso del Privato Accreditato nelle Strutture Ospedaliere, che ha in mano oltre il 70 percento della riabilitazione – evidenzia Sinigaglia – Il dato rappresenta oltre il 19 percento delle dimissioni ospedaliere. Ma il Governatore continua a sostenere che il peso del Privato è del 7 percento”.

“I dati del Ministero dimostrano, inoltre, che sono risultate poco efficaci le aperture dei servizi sanitari nelle ore serali, e nelle giornate prefestive e festive – prosegue il consigliere – 136.203 visite totali per la diagnostica nel 2018, su più di 4 milioni nel totale, che senso ha? E non sappiamo ancora i costi esatti che tutti gli Straordinari hanno comportato”.

“Chiudo denunciando ancora una volta la mancata riforma delle Ipab, ferma al 2001, Veneto unica regione inadempiente – denuncia Claudio Sinigaglia – Il valore delle quote sanitarie è fermo dal 2009, sempre 50 euro al giorno. Così aumenta la retta a carico delle famiglie, che adesso pagano dai 1800 ai 2mila euro al mese. Vi è una inaccettabile carenza delle impegnative: a fronte di quasi 33mila posti letto accreditati, ci sono 25mila quote sanitarie. Così si creano cittadini di serie B, senza la quota sanitaria, che dovranno accollarsi per intero il costo dell’accoglienza dei propri cari non autosufficienti. E in questo quadro sconfortante, la programmazione regionale sta favorendo i Privati commerciali speculativi, distruggendo così la rete delle Case di Riposo pubbliche, che hanno da sempre rappresentato il punto di riferimento della nostra regione in ordine ai servizi a favore degli anziani”.

Bruno Pigozzo denuncia “il clima di grande tensione che si respira tra quanti operano all’interno delle Strutture Pubbliche, spingendo così le professionalità verso il Privato, che può garantire un ambiente di lavoro più tranquillo e stipendi più alti. Ma così si smantella progressivamente il Servizio Pubblico, basta guardare alla situazione drammatica delle Liste di Attesa. Inoltre, il business privato nelle Case di Riposo sta sostituendosi alla Rete dei servizi territoriali, che era un punto fermo, una eccellenza del nostro sistema sociosanitario. La centralizzazione delle responsabilità assistenziali in capo ad Azienda Zero ha causato ingenti difficoltà nell’organizzazione e nell’erogazione dei servizi presso le Strutture Ospedaliere territoriali. I Direttori Generali delle Ulss stanno diventando meri esecutori, quasi fiscali, degli obiettivi loro assegnati”.

Per Anna Maria Bigon “mancano nel Pubblico non solo medici, ma anche infermieri e operatori sociosanitari. Ciò allunga le Liste di Attesa e crea differenze inaccettabili tra i cittadini, dato che chi può si rivolge al Privato Accreditato. Noi vogliamo invece garantire il diritto alla salute a tutti i veneti”.

Francesca Zottis parla “di una precisa scelta politica della Giunta Zaia di non aver ancora riformato le Ipab, operata per favorire la nascita di Strutture Private, dato che quelle Pubbliche non riescono più a essere competitive sul mercato. E stanno lentamente diminuendo anche gli investimenti nel Privato no profit”.

Andrea Zanoni porta all’attenzione un altro grave disagio “causato ai cittadini, soprattutto nella Marca Trevigiana, dalla razionalizzazione della spesa sanitaria. La riduzione del numero delle Ulss, da tre a una sola, nella provincia di Treviso, ha costretto i cittadini a coprire grandi distanze per accedere ai servizi. La Struttura di riferimento è infatti a Motta di Livenza, al confine con il Friuli. C’è anche un costo sociale, dato che i familiari sono costretti a prendersi giornate di ferie per accompagnare i loro anziani. Ma chi è facoltoso, risolve ogni problema e si rivolge al Privato. Per noi questo non è giusto”.


«Dal Partito Democratico arrivano una serie di dati confusi e non contestualizzati. Dal momento che amano molto i numeri, rispondiamo anche noi con alcuni dati. I colleghi dell’opposizione accusano l’amministrazione Zaia di privatizzare la sanità. Non hanno specificato, però, che tra il 2010 e il 2018 la spesa complessiva per il privato accreditato è passata da 861 milioni a 808 milioni, il 6% in meno. Anche i ricoveri sono calati tra il 2010 e il 2018 del 5%. Per quanto riguarda i posti letto nel privato, sono il 18% del totale, contro una media nazionale del 29%. Nel 2010, emerge dal rapporto sulla sanità pubblica – privata realizzato dall’Azienda Zero a dicembre scorso, il Fondo Sanitario Regionale era di 8 miliardi 137 milioni, dei quali 719 milioni per i privati. Nel 2018, il Fondo sanitario Regionale ammontava a 8 miliardi 913 milioni (+9%) dei quali 634 milioni per i privati (-12%). In Veneto, inoltre, le strutture private accreditate risultano aver diminuito la loro attività, riducendola dal 27% (anno 2010) al 16% (anno 2018). Un consiglio ai colleghi: quando si citano i numeri, sarebbe bene citarli in toto, e non estrapolando solo alcuni dati e tralasciandone altri». Nicola Finco, capogruppo Lega in Consiglio regionale del Veneto, risponde così alle dichiarazioni in tema di sanità dei consiglieri del Pd. «Altro che Tax Free, dicono? Ricorderei che dal 1 gennaio 2020 la Regione ha eliminato i ticket sulle prestazioni specialistiche ambulatoriali per tutte le persone economicamente vulnerabili, con un reddito inferiore a 29mila euro annui – continua Finco – Stiamo parlando di circa 1,3 milioni di cittadini, cui si aggiungono i familiari a carico. Una manovra da 11 milioni di euro coperti da 6,8 milioni del Fondo sanitario nazionale, destinato al Veneto proprio perché virtuoso e meritevole e da altri 4 milioni del Fondo sanitario regionale. I colleghi del Pd lamentano anche una crescita sproporzionata dei posti letto nel privato per accogliere i pazienti provenienti da fuori regione. Vero, sono aumentati i posti letto: ciò non significa che siano stati tagliati nel pubblico. I cittadini pagano di tasca propria oltre 1 milione e mezzo di euro per le prestazione specialistiche? Ricordiamo che tra questi ci sono anche quelle persone che preferiscono non aspettare i tempi di attesa stabiliti nelle impegnative dai medici curanti in base a protocolli specifici, rivolgendosi al privato. La sanità pubblica, ripete il presidente Zaia, è una priorità di questa amministrazione. Se il Pd pensa di fare campagna elettorale speculando sulla sanità e quindi sulla salute dei cittadini, non fa di certo un buon servizio pubblico. Del resto – conclude Finco -, le classifiche sulla qualità della sanità che riportano sempre il Veneto ai primi posti non sono stilate né da Zaia né da questa amministrazione. Tutti riconoscono il valore della sanità veneta, solo il Pd fa finta di non accorgersene».

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