Iniziamo in nostro viaggio verso Roma dalla via Francigena del Sud. La prima tappa è Santa Maria di Leuca, frazione del comune di Castignano del Capo in provincia di Lecce. Il suo faro, che con i suoi 47m è il secondo più alto d’Europa, si staglia imponente sulla “punta del tacco” dello Stivale e osserva dall’alto il fondersi del Mar Ionio e dell’Adriatico. Santa Maria di Leuca è famosa anche per il suo santuario (nominato nel 1990 Basilica Minore, foto in copertina), conosciuto come “della Madonna de finibus terrae”.
Il mito della “fine della terra”
Santa Maria di Leuca non è uno degli estremi geografici d’Italia: a detenere il record di punto più a Est è Capo d’Otranto. Tuttavia, la conformazione della penisola e la posizione su cui sorge il Santuario della Madonna de finibus terrae donano ad essa un fascino particolare, che solo pochi altri luoghi hanno.
Il mito della “fine della terra” era molto comune tra gli uomini europei vissuti nei secoli precedenti alle grandi esplorazioni dell’Età Moderna. Ricevettero questo nome i punti più estremi del continente europeo, oltre i quali si pensava non vi fosse più nulla, se non una sterminata distesa di acqua.
La più famosa delle fines terrae è quella che oggi si chiama Cabo Fisterra, in Galizia (Spagna), fino alla quale si spingevano i pellegrini giunti a Santiago de Compostela. Qui erano soliti bagnarsi nell’oceano (nonostante la pericolosità delle acque), e raccogliere una conchiglia a testimonianza del proprio pellegrinaggio. Il simbolo del Cammino di Santiago è, non a caso, proprio una conchiglia.
Questi “confini del mondo” sono accomunati, geograficamente, dall’essere dei promontori di vasta estensione, all’estremità dei quali non si vede che mare. Come la Puglia non solo Fisterra, ma anche Finistère, in Bretagna (anche il suo nome bretone Penn-ar-Bed significa proprio “punta del mondo”), Land’s End in Cornovaglia, e ancora Cabo da Roca, il punto più occidentale d’Europa, in Portogallo.
Il santuario di Santa Maria di Leuca e la storia del culto
L’idea che un luogo fosse l’inizio, per un’estensione indefinita, del mare, o perfino il confine ultimo della Terra stessa, era spesso onorata dalla fondazione di santuari e luoghi di culto.
Nel caso del santuario di Leuca, le sue origini si perdono nella leggenda. Si racconta che su quello stesso luogo sorgesse un tempio dedicato a Minerva: a testimonianza del culto, ancora oggi nella chiesa è conservata l’ara alla dea. Il passaggio per la città di san Pietro, in viaggio verso Roma, trasformò Leuca in un luogo di devozione cristiano. Il sentimento fu reso ancor più forte da un episodio avvenuto nel 365, quando alcuni pescatori chiesero l’intercessione della Madonna per salvare le loro imbarcazioni da una furiosa tempesta.
Il santuario ha avuto una storia travagliata, che ha visto più volte la sua distruzione e ricostruzione. La prima di una lunga serie di sventure fu la scomparsa della chiesa originale, distrutta in seguito all’editto di Diocleziano del 303. Più tardi, le incursioni dei pirati e altre avversità, come l’incendio del 1624, continuarono la poco fortunata storia della chiesa, ogni volta ricostruita su se stessa.
La realizzazione della struttura odierna è da collocarsi nella prima metà del XVIII secolo. L’aspetto della chiesa richiama quello di una fortezza, e non a caso. Proprio in quei decenni, infatti, la Puglia era preda degli attacchi e delle incursioni da parte dei pirati turchi e saraceni.
Verso Roma attraverso il Sud
È un capolinea ideale Santa Maria di Leuca, sia per chi lì chiude il suo cammino, sia per chi, come noi, lo inizia. Da dove la terra finisce comincia, infatti, il nostro viaggio virtuale verso Roma. I mari Adriatico e Ionio che si fondono, il sole perenne della Puglia, le leggende e le vicissitudini che si perdono nei secoli: una prima tappa già ricca di storia, spiritualità e di un intramontabile fascino.