Sant’Angelo dei Lombardi in Campania: la Panchina Gigante (Big Bench) e l’Abbazia del Goleto

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Big Bench Panchina Gigante 162 Sant'Angelo dei Lombardi, ph. Simona Servillo
Big Bench Panchina Gigante 162 Sant'Angelo dei Lombardi, ph. Simona Servillo

Quella della ricerca delle Panchine Giganti (Big Bench) su tutto il territorio nazionale sta diventando una moda molto interessante e apprezzata da adulti e bambini, sebbene al sud sia molto più difficile incontrarne (cinque in totale, ovviamente già tutte esplorate dai Pazziperiviaggi e di cui presto vi parleremo) rispetto al nord Italia (circa duecento). In Campania ve ne sono due, a Lapio e a Sant’Angelo dei Lombardi, entrambe in Irpinia (Provincia di Avellino), ma la seconda è collocata nei pressi di un sito davvero spettacolare: l’Abbazia del Goleto.

La peculiarità della ricerca delle Panchine Giganti sta principalmente nell’interesse naturalistico, giacché spesso sono collocate in punti strategici per la valorizzazione del territorio e per il panorama strepitoso che molte di esse offrono.

Il Big Bench Community Project nacque per caso nel 2010, quando il designer della BMW Chris Bangle (nato il 14 ottobre 1956) lasciò l’azienda automobilistica per stabilirsi nelle Langhe in Piemonte.

In questa terra dalle colline morbide e ammalianti, nella Borgata di Clavesana, ebbe la fortunata idea di costruire nei pressi della sua abitazione la prima Panchina Gigante di colore rosso alta due metri e larga quattro. L’idea era quella di permettere a chiunque lo volesse di fruire di un paesaggio davvero unico da quella panchina fuori misura, come se lo spettacolo dell’imponenza della natura facesse d’un tratto rimpicciolire l’umano.

Nell’arco di poco più di un decennio Bangle ha sostenuto personalmente tutte quelle associazioni, sparse su tutto il territorio nazionale, che, senza accedere a fondi pubblici, hanno deciso di impegnarsi nella costruzione di una Panchina Gigante da collocare in un punto panoramico del proprio comune. Dal 2010 ne sono sorte, ad oggi, duecento quattro e molte ancora sono attualmente in costruzione.

La Big Bench di Sant’Angelo dei Lombardi (la numero 162) si trova all’interno di un’area in via di costruzione che presto diventerà il “Parco della Memoria” per ricordare le vittime del terremoto che colpì l’Irpinia il 23 novembre 1980 e che fece registrare proprio a Sant’Angelo dei Lombardi il maggior numero di vittime. Si tratta di un punto abbastanza elevato e visibili sono i resti del Monastero delle Grazie, crollato con il terremoto. Dalla panchina, di colore blu per sottolineare la fragilità della terra che trema e delle persone con disabilità, si possono ammirare le colline irpine con le loro distese di vitigni e di uliveti.

Abbazia del Goleto, ph. Simona Servillo
Abbazia del Goleto, ph. Simona Servillo

A pochi kilometri dalla Big Bench si trova un interessante complesso monastico, l’Abbazia del Goleto, fondata da San Guglielmo da Vercelli nel 1133, dove era si era fermato in occasione di un viaggio da pellegrino in Terra Santa. Inizialmente doveva trattarsi di un monastero femminile di clausura, infatti la struttura primitiva comprende una chiesa, situata al centro, un monastero grande e una struttura più piccola per alcuni monaci che avrebbero dovuto sorvegliare e gestire le economie delle sorelle.

Dalla sua fondazione, nel XII secolo, fino alla diffusione della peste nera, intorno al 1348, il monastero visse un periodo d’oro, ma successivamente con la pandemia la popolazione della zona si ridusse notevolmente e con essa si ridussero anche le vocazioni, per cui nel 1506 Papa Giulio II decise di chiudere il convento quando anche l’ultima badessa che vi trovava ospitalità fosse venuta a mancare, circostanza che avvenne nel 1515.

Abbazia del Goleto, ph. Simona Servillo
Abbazia del Goleto, ph. Simona Servillo

Solo nel Seicento cominciò la ripresa del convento con Papa Sisto V, questa volta destinato a uomini, e nel Settecento venne edificata la chiesa maggiore ad opera di Domenico Antonio Vaccaro. La chiesa, con pianta a croce greca, era sormontata da una cupola, ma oggi, purtroppo, appare priva di copertura.

Successivamente, l’abbazia, in quanto luogo sacro, venne toccata dalla politica di secolarizzazione della dominazione francese di Giuseppe Bonaparte, per cui venne soppressa nel 1807 e abbandonata fino al 1973, permettendo intanto alla popolazione di trafugare vandalicamente qualsiasi suppellettile e al fluire del tempo di proseguire inesorabilmente l’opera di degrado del sito a causa dell’incuria.

Tuttavia, ciò che ancora oggi è percepibile è il fascino della Torre Febronia, risalente all’abbadessa che la fece costruire ne 1152 per difendere il monastero, e le due cappelle sovrapposte: quella funeraria inferiore e quella superiore destinata ad accogliere una reliquia di San Luca.

Abbazia del Goleto, Cappella, ph. Simona Servillo
Abbazia del Goleto, Cappella, ph. Simona Servillo

Sia la Torre Febronia, composta da due piani con bassorilievi provenienti da un mausoleo romano, sia la cappella inferiore, che presenta all’interno un’arca sepolcrale intagliata su pietra rossa, sono dei veri capolavori architettonici che richiamano il romanico pugliese.

Collocata al di sopra della cappella funeraria inferiore si trova la cappella di San Luca, raggiungile da una scala esterna. L’ingresso è caratterizzato da un portale con arco a sesto acuto sormontato da un rosone a sei luci, mentre all’interno le due navate sono coperte da un soffitto a crociere ogivali poggianti su colonne a base ottagonale. È evidente in questa cappella l’influenza gotica, ma anche il richiamo, per alcuni, alla struttura federiciana ottagonale di Castel del Monte.

Abbazia del Goleto, Ingresso, ph. Simona Servillo
Abbazia del Goleto, Ingresso, ph. Simona Servillo