Ogni volta che c’è una certa intensificazione degli sbarchi di migranti sulle nostre coste – afferma Vincenzo Donvito presidente di Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –, c’è altrettanta intensità di proteste, proclami, richieste di provvedimenti e di dimissioni da parte di tutti quei politici, anche di governo, che sulle migrazioni sono impegnati per restringere al massimo gli ingressi. Sembra sia la loro essenza, la loro ragion di vita: protestare perché si impedisce di far morire altre vite. E molti di questi politici sono gli stessi che in questi agitati giorni per l’accoglienza dei profughi afghani (su cui a parole hanno sostenuto di essere d’accordo), hanno cominciato a mettere i “distinguo” e i “differentio” tra quelli che loro valutano buoni e cattivi (non stimolando le forze dell’ordine a fare controlli per eventuali infiltrazioni terroristiche negli arrivi, ma genericamente contro le famiglie, essenzialmente contro gli uomini).
Come corollario, afghani o africani che siano, questi politici denunciano l’assenza dell’Europa e il fatto che l’Italia è abbandonata dalle istituzioni comunitarie, dedite secondo loro solo a scaricare su di noi le loro politiche di non-accoglienza. Il gioco di questi politici è basato sui numeri percepiti (gonfiati dalle loro urla) e non quelli reali: mentono visto che in termini numerici, il nostro è tra i Paesi fanalini di coda dell’Ue pdr l’accoglienza.
Ma secondo loro, che oltre che politici sono anche esseri umani, cosa dovrebbero fare le nostre forze dell’ordine di fronte a scialuppe alla deriva? Sparare per farli remare con le mani e tornare verso la Libia ed essere rinchiusi, quelli che non muoiono prima affogati, nei lager di quel Paese? Sì, probabilmente è quello che vogliono, ed hanno anche il conforto di un Parlamento italiano che ha rinnovato i finanziamenti alle politiche libiche di distruzione umana dei migranti.
Ma, per essere ligi alle leggi italiane, siamo sicuri che occorre mettere a rischio la vita di questi migranti alla deriva in mare? Forse la legge italiana che finanzia la Libia stabilisce che la stessa va rispettata anche a disprezzo delle più basilari leggi del mare che impongono il salvataggio dei naufraghi? Non ci sembra.
Il problema è politico, ma soprattutto umano. Una politica che non si basa sull’umanità, o un’umanità che per la politica diventa morte, non hanno ragion d’essere. E che razza di persone sono queste che perorano l’abbandono in mare, naufragio e facile morte? Domandiamocelo quando sentiamo i proclami contro la presunta inezia delle forze dell’ordine nel canale di Sicilia o gli anatemi contro le navi ong. Sono queste persone non da odiare (non si possono odiare i deboli, ché tali sono), ma da commiserare, denunciare ed emarginare dalle responsabilità politiche.
Non vorremmo che questi dettami minimi di umanità venissero meno nel nostro governo per far trionfare la cosiddetta ragion di Stato.
Vincenzo Donvito, Aduc