Come si respirava dal 27 novembre 2018, data dell’ultimo incontro ufficiale al Mef con la cabina di regia delle associazioni e dei legali delle vittime delle banche venete e non solo con il sottosegretario M5S Alessio Villarosa per qualche minuto sostenuto, verbalmente, anche da uno dei due vice premier, Matteo Salvini, ancora in versione “spacco tutto io in Europa”, i vari emendamenti, prima quello approvato alla Camera, poi l’altro, sia pure più completo, fatto circolare in commissione bilancio del Senato, erano solo dei “preavvisi” di quello che, a manovra complessiva ora, quasi, approvata dalla Ue, sarà veramente il provvedimento a favore di, questo è l’unico dato ad oggi certo, Banca Popolare di Vicenza Veneto Banca, Banca dell’Etruria e del Lazio, CariChieti, Banca delle Marche, CaRiFe, Banca Crediveneto, Banca Padovana di Credito Cooperativo, Popolare Province Calabre, BCC Paceco e, meno amaro in fundo, è il caso di dire visto il dramma di partenza, Bcc Brutia.</br>
I punti qualificanti in sospeso e che la formulazione finale, che sarà nota a manovra approvata, cambierà sono:
1 – la dotazione che dovrebbe essere di un miliardo e mezzo, cioè i fondi dormienti ad oggi disponibili realmente per non andare a sforare con previsioni su quelli che maturerebbero (con le banche che stanno facendo la corsa a risvegliarli per tenerli in cassa)
2 – il valore di riferimento dei ristori o indennizzi che dir si voglia (non è una questione di lana caprina, però) che non dovrebbe essere né lo “speculativo” valore massimo (e truffaldino) della azioni delle varie banche, al cui cattivo operato il provvedimento dovrebbe porre un parziale, ma, comunque, rivoluzionario, riparo né “il valore contabile delle azioni nel bilancio di esercizio chiuso al 31-12-2011 per le banche aventi sede legale e operativa nella Regione Veneto, per le altre al 30 per cento del valore più elevato raggiunto dalle azioni nel periodo di dieci anni anteriore alla messa in liquidazione della banca”. L’importo unitario così calcolato penalizzerebbe proprio gli ultimi sottoscrittori, in primis di BPVi e Veneto Banca, che a decine di migliaia hanno pagato un prezzo farlocco di 62.50 euro e 40.75 euro a fronte della base di calcolo che sarebbe, rispettivamente, di 39.3 e 30.5 euro. Aspettarsi un “indoro” al valore di carico più interessi e rivalutazioni e meno quanto già percepito a vario titolo dovrebbe essere alla fine la via logica seguita e meno attaccabile eticamente e giuridicamente oltre che sui tavoli europei che impediscono gli aiuti di Stato indiscriminati (e si è visto quanto conti la voce di Bruxelles a fronte dei nostri vocioni locali…).
Per gli altri punti, fatte salve sorprese più o meno gradite, rinviamo alle osservazioni (ipotesi?), soppesate con le informazioni a noi accessibili sui fronti gialli e verdi, di cui al nostra anticipazione della bozza, incompleta, del provvedimento.
Di più, anche se non ci pare poco aver monitorato l’evoluzione dei fatti, non ci è stato possibile fare anche perché le continue divisioni e le polemiche tra le mille sigle di rappresentanti veri o, in vari casi, presunti dei risparmiatori azzerati e, soprattutto, gli attacchi mediatici, alcuni gratuiti, che ne sono scaturiti nei confronti di chi stava lavorando, tra mille difficoltà tecniche e politiche, hanno portato a un comprensibilissimo, in questo caso, silenzio stampa che abbiamo provato a rompere con quanto siamo riusciti a verificare.
In attesa del provvedimento finale che, quello sì, andrà valutato e apprezzato o meno per i suoi contenuti, che, è giusto dirlo già ora, porterebbe, comunque, a compimento un atto legislativo di giustizia iniziato con la legge 205 e che il nuovo governo sta provando ad allargare ed estendere nonostante le resistenze di quel sistema economico finanziario che le truffe bancarie ancora non le argina e, anzi, continua a consentirle se non a generarle.
Il prossimo passo, se andrà in porto il primo, difficilissimo e costellato tuttora, temiamo, di tranelli, sarà quello di affrontare il nodo cruciale di Banca d’Italia che non è tutt’altro d’Italia ma delle banche che la controllano in funzione degli interessi propri e di quello dei poteri che rappresentano.
(Nella foto del tavolo di lavoro al Mef da sx Saveria Sechi, Alessio Villarosa, Raffaele Di Giglio, Augusto Cipollone, Eugenio Piccolo)