Il sindacato di Polizia di Stato LeS (Libertà e Sicurezza Polizia di Stato) riporta in una nota che da qualche giorno ha ripreso vigore mediatico la questione legata alle intercettazioni tra Luca Palamara, già presidente dell’Anm, consigliere del Csm e capo di una delle “correnti” tra le toghe, ed altri magistrati. Sul caso è intervenuto anche Giovanni Iacoi, il Segretario Generale Nazionale LeS.
Iacoi, sembra che la vicenda delle intercettazioni tra il dott. Palamara ed alcuni magistrati suoi colleghi, non possa che definirsi scandalosa.
Ha usato il termine giusto, “scandalo”, perché, a nostro avviso, non si può definire diversamente quello che sta emergendo da queste intercettazioni. Come cittadini non possiamo assolutamente pensare che la Giustizia possa essere amministrata in maniera meno che trasparente e rispettosa delle leggi. Come poliziotti non possiamo tollerare di venire nemmeno sfiorati dall’idea che il nostro operato possa essere diretto ad un fine che non sia quello voluto dalle leggi o che le persone indiziate di reato o, peggio ancora, condannate possano esserlo state da innocenti per reati inesistenti e persino costruiti per fini politici.
Nelle sue parole leggo molta indignazione.
Come potrei non essere indignato quando io ed i moltissimi miei colleghi abbiamo dedicato la nostra vita a credere nella legge e a questo ideale abbiamo dedicato gran parte del nostro tempo, del tempo che abbiamo sottratto alle nostre famiglie ed al quale abbiamo dedicato anche la nostra incolumità.
Iacoi, in definitiva, che ne pensa di questa situazione?
Siamo sicuri che la maggioranza dei magistrati, così come noi è rimasta sconvolta da quello che si legge sui giornali. È sicuramente un danno enorme per tutta la loro categoria, perché ci sarà sempre il sospetto di decisioni prese per secondi fini. Quello che è emerso finora mi fa preoccupare perché sono consapevole dell’enorme potere che ha un magistrato: un potere sulla vita e sulla libertà delle persone, che, insieme alla salute sono i beni più cari per chiunque. Ma, non dobbiamo limitarci a pensare che gli effetti di questo scandalo siano limitati alla sola magistratura. Infatti, esso rischia di inquinare per chissà quanto tempo l’immagine della stessa Italia e fare in modo che gli stranieri, soprattutto gli imprenditori, decidano di non venire più ad investire in Italia. Questo sarebbe un danno collaterale ancor più devastante”.
Sembra che ora il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di fronte al terremoto che ha investito la magistratura italiana voglia correre ai ripari ed, a tal proposito, ha annunciato una riforma del Csm.
Questo lo abbiamo sentito tutti, tuttavia, allo stato attuale, non sappiamo quali saranno i contenuti della riforma e, soprattutto, non conosciamo i tempi in cui questa dovrebbe vedere la luce. Sotto altro profilo dovremmo confidare nel ministro Bonafede, cosa che non ci viene molto facile perché lo scandalo è scoppiato un anno fa e, tra alti e bassi mediatici, non ci risulta che il Ministro abbia fatto qualcosa.
Iacoi, voi puntate molto sulla separazione delle carriere e separazione del Csm, riferendosi all’idea di dividere i percorsi dei giudici da quelli dei pubblici ministeri.
Certamente, come Sindacato di Polizia, la cosa che ci sta a cuore è il ripristino della titolarità delle indagini di polizia giudiziaria, ovvero il Magistrato torni a fare il Magistrato, il Poliziotto torni a fare il Poliziotto. Ciò a garanzia del giusto processo. Siamo l’unico Stato al mondo dove la titolarità delle indagini non è prerogativa della polizia ma della magistratura. Una incomprensibile stortura che non trova alcuna giustificazione tecnico/giudiziaria, né alcuna necessità politica se non quella di avvantaggiare la magistratura a discapito della polizia e del cittadino. Sarebbe comunque una riforma a costo zero, basta solo modificare il Codice di Procedura Penale.
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