Scauri è una frazione del comune di Minturno ma col doppio dei suoi abitanti, molto apprezzata nella Riviera di Ulisse per il suo litorale affacciato sul Mar Tirreno che, ogni anno, ospita turisti provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo.
Identificata da alcuni canonici locali con l’antica cittadina di Pirae e connessa al princeps senatus e console romano Marco Emilio Scauro (cfr. “Marco Emilio Scauro. Princeps Senatus” di Antonio Lepone), di fatto ha origini piuttosto misteriose, anche se non mancano diversi indizi a suffragio perlomeno della seconda tesi; su Pirae, invece, i dubbi permangono, poiché molti ritengono si trattasse di un semplice avamposto militare e commerciale di Minturno.
Una ipotesi molto recente guarda addirittura al nome medievale del centro che era Scauli: per gli autori del libro “Scauri, li Scauli e l’invenzione della villa di Marco Emilio Scauro”, i ricercatori romani Massimo Miranda e Salvatore Cardillo, il nome del luogo risale al termine altomedievale scaula (barca), forma lessicale di origine bizantina; d’altronde, avrebbe senso vista la posizione geografica di porto naturale.
Da centro industriale a polo turistico – Le ipotesi sull’etimologia di Scauri sono tantissime e ognuna si allaccia a relative teorie sulle sue origini più remote. Ci vorrebbero pagine e pagine per elencarle tutte.
Molto interessante è la supposizione che hanno avanzato alcuni studiosi riguardo il rapporto del territorio con i musulmani: l’insediamento sventato nel 915 dalla Lega Cristiana di papa Giovanni X, infatti, si pensa si sia originato proprio da uno stanziamento in zona cominciato intorno all’881. Scauri sarebbe stata la roccaforte saracena dalla quale sarebbero partite le incursioni che hanno devastato il territorio, radendo al suolo ed espugnando Traetto. Tuttavia, le campagne di scavo non hanno ancora portato alla luce riscontri positivi degni di nota.
Quello che sappiamo con certezza è che, sin dall’antichità, Scauri ha vissuto di agricoltura, pesca e turismo. Seguendo la non ufficiale corrispondenza con l’antica Pirae, in effetti, lo scenario corrisponderebbe trattandosi di un importante borgo marittimo indipendente legato all’acerrima nemica di Roma, la Pentapoli Aurunca, e dedito ad attività marinaresche e commerciali che lo portavano ad avere contatti con Oriente, Etruria e Magna Grecia.
Quando Roma si assicurò il dominio dell’intero Latium, nel 314 a.C., anche Pirae perse la sua orgogliosa indipendenza, soffrendo l’abbandono e le incursioni longobarde e ritrovando un po’ di dignità soltanto nelle età repubblicana e imperiale, quando sul suo territorio sorsero bellissime ville marittime: una di queste, di cui sono ancora visibili delle rovine, sarebbe appartenuta proprio al console Marco Emilio Scauro.
Con l’era industriale cominciò una seconda vita: sorsero fabbriche di laterizi e ceramiche e una importante cartiera, menzionata persino da Goethe nel suo “La biografia di Hackert” (1811) e fornitrice ufficiale di fogli pregiati e stamperia reale del Regno di Napoli. Ad oggi, di quella fabbrica che ha fatto la storia della Riviera di Ulisse restano alcune rovine del muro perimetrale ed una insegna – moderna – che la ricorda.
La fine dell’Ottocento portò in loco altri due stabilimenti di laterizi (Sieci e Capolino) che ereditarono l’antica lavorazione della creta della gens Pirana: oggi il complesso Sieci, con il suo tipico forno Hoffmann, rappresenta un esempio di archeologia industriale ed è interessato da un progetto di recupero del comune di Minturno (che ne è proprietario).
La terza vita di Scauri, però, è ancora a vocazione turistica (anche grazie al contestuale sviluppo delle reti ferroviarie): le sue spiagge fanno parte, ormai, dell’immaginario collettivo e le cartoline vintage che ne ritraggono i litorali fanno ancora sognare residenti e turisti.
Il turismo balneare di un tempo – Scauri è stata assoluta protagonista delle vacanze estive di italiani e stranieri, nel secolo scorso. Qualche testimonianza fotografica di quegli anni è stata gelosamente custodita negli archivi personali del maestro elementare Pasquale Lepone, classe 1923, grande cultore della storia locale di cui, come prima accennato, il figlio Antonio segue le orme.
Profondamente amato e stimato dai suoi concittadini, Lepone ha lasciato dietro di sé un ricordo indelebile fatto di tutte le cose che hanno reso speciale la sua vita: l’assistenza all’infanzia abbandonata e disagiata, la medaglia d’oro per “il buon servizio nelle Pubbliche Scuole Elementari” ricevuta dal Presidente Sandro Pertini e dal Ministro della Pubblica Istruzione Franca Falcucci e tanto altro tra riconoscimenti e attività benefiche.
Il maestro è scomparso nel 2002 ma la sua memoria continua a vivere nel libro “La Sagra delle Regne” (di Mario Rizzi, Luigi Capuano e Maria Teresa D’Urso). Grazie al figlio, il dott. Antonio Lepone, possiamo gustarci alcuni scatti d’epoca di cui era collezionista, per fare un autentico viaggio nel tempo.
Quello ritratto in foto è il Lido Savoia, uno dei primi tre mai realizzati a Scauri. La concorrenza, quindi, inizialmente era tra questa struttura, di forma rettangolare e organizzata su palafitte, il piccolo Lido Maria Grazia (dal nome della titolare), adiacente alla spiaggia della Colonia Marina, e il Lido Aurora, caratterizzato da una inconfondibile sagoma ottagonale.
Il Lido Savoia ha cambiato forma verso la fine degli anni ’30, orientandosi anche per primo all’offerta di un servizio di ristorazione in spiaggia. È completamente scomparso nel dopoguerra, tanto che molti residenti sono convinti che il turismo balneare scaurese sia un’ulteriore vittima della Seconda Guerra Mondiale.
Il lungomare è arrivato solo negli anni ’60, portandosi dietro la realizzazione del Lido Scauri e, ovviamente, le evoluzioni che hanno condotto al moderno assetto litoraneo.
Il Lido Aurora, invece, è storicamente considerato il primo del luogo, nato in legno e, subito dopo la guerra, ricostruito in muratura mantenendo la peculiare sagoma ottagonale. Rilancia la tradizione ancora oggi.