In alcune sale cinematografiche è programmazione un film che per la prima volta racconta la storia di un dramma italiano per decenni oscurato dalla storiografia ufficiale. Il film è stato costruito sulla figura di Norma Cossetto, una giovane laureanda istriana infoibata dai partigiani titini. “E’ un film coraggioso per aver squarciato dopo oltre 70 anni il velo di omertà politica e culturale verso il dramma delle foibe e dell’esodo istriano dalmata” -spiega Alex Cioni-, animatore del Comitato 7 luglio di Schio che ha il compito di commemorare un’altra brutta storia degli anni della guerra civile: l’eccidio di Schio. Un assassinio avvenuto nella notte tra il 6 e 7 luglio del 1945 nel quale perirono 54 persone, tra cui 14 donne e 7 minorenni, falciate dai colpi di mitra dei partigiani comunisti.“Un film crudo e commovente che ti trasporta in una dimensione surreale fin nel profondo del dramma nel quale vissero gli italiani istriano dalmati -spiega Cioni- ma non aspettatevi azione e sparatorie tipiche di un film di guerra all’americana. Questo è un film che scuote l’anima senza tanti effetti speciali”.
Indubbiamente è un film scomodo che sta già scatenando polemiche soprattutto tra le file dell’antifascismo. Ma è un film -come ha detto il regista Maximiliano Hernando Bruno– che per la prima volta abbatte un muro. Un film che alla Mostra di Venezia non hanno voluto relegandolo nello spazio marginale riservato alla Regione Veneto. Un film che 30-40 anni fa non sarebbe stato possibile realizzare e che oggi viene boicottato con l’arma sottile del silenzio e dell’indifferenza.
Infatti, per quanto riguarda la provincia di Vicenza, al momento è stato calendarizzato solo ad Asiago, Arzignano e Vicenza.
Alla luce di questo, il Comitato invita caldamente i sindaci dell’alto vicentino di farsi promotori di una “pagina di verità a sostegno di un lavoro cinematografico che merita di essere diffuso per restituire un pò di giustizia a Norma Cossetto e a tutte le vittime della pulizia etnica titina”.
In tal senso, il portavoce del Comitato si rivolge alla Giunta comunale scledense, proponendo che Red Land sia inserito nel calendario delle celebrazioni del Comune per la Giornata del Ricordo che si tiene ogni anno il 10 febbraio. Il Comitato auspica peraltro che “sia eliminata la vergognosa e negazionista” mostra curata dall’Anpi intitolata Fascismo, Foibe, Esodo.
“Una mostra vergognosa -accusano dal Comitato- pensata per giustificare le responsabilità dei comunisti slavi e italiani, accusando inversamente il governo italiano di aver operato una sorta di genocidio culturale attraverso la proibizione dell’uso delle lingue slovena e croata negli uffici pubblici”. Come se ciò bastasse per giustificare un genocidio di massa.
“Tra l’altro -conclude Cioni- si omette volutamente di raccontare quanto accadde in quei territori dal 1866 al 1918 durante l’occupazione asburgica, quando l’irredentismo italiano in Venezia Giulia e Dalmazia si caratterizzò da una quasi totale estraneità alla violenza e da un abituale rispetto delle leggi vigenti, mentre il nazionalismo sloveno e croato si servì ampiamente della violenza contro gli italiani, con innumerevoli atti criminali, che furono non di rado tollerati se non favoriti dalle autorità asburgiche”.
Una storia, insomma, che ancora oggi fa discutere e che per il Comitato scledense va raccontata “senza strappare quelle pagine che si ritengono politicamente scomode o blasfeme dalla vulgata resistenziale”.
“Lo dobbiamo fare nel nome della concordia degli animi, senza pulsioni apologetiche di qualsiasi colore ma nel rispetto della verità quale mezzo essenziale per costruire la base di una pacificazione nazionale che sia rispettosa anche delle diverse memorie che a distanza di 73 anni non possono comunque essere continuamente usate, come qualcuno continua a fare strumentalmente, per incattivire quotidianamente il dibattito politico” -ha concluso Alex Cioni.
Home Note e stampa Note Ufficiali Schio, il Comitato “7 luglio” invita i Sindaci dell’Alto vicentino a promuovere...