Un problema sottovalutato
Lo scioglimento o, più correttamente, la fusione dei ghiacciai è una delle conseguenze più temute dei cambiamenti climatici verificatisi negli ultimi decenni, da ultimo fortemente accelerati. Un problema, per l’uomo e per l’ambiente, tanto reale quanto sottovalutato e rispetto al quale si registra ancora scarsa consapevolezza.
I dati raccolti negli ultimi decenni (dei quali si è discusso anche nel corso della COP 26) hanno evidenziato un picco decisamente preoccupante negli ultimi 10 anni, causato dal continuo aumento delle temperature e dalla persistenza del caldo, ciò che maggiormente interferisce con la tenuta dei ghiacciai.
Si tratta di una emergenza inarrestabile che impone interventi finalizzati al contenimento e a evitare che si verifichino disastri ambientali e climatici di grandi dimensioni, annunciati ormai da tempo.
Le cause vanno ricercate nell’aumento delle temperature terrestri, nelle ondate anomale di calore estremo sempre più frequente e in insospettabili periodi dell’anno (non è una banalità dire che spesso a maggio fa caldo come se fosse agosto), con estati sempre più lunghe.
Tutto questo ha fatto sì che venissero intaccate addirittura anche le c.dd. ‘zone di accumulo’ di alcuni ghiacciai, quelle più profonde e generalmente salve dal fenomeno della fusione.
Negli ultimi decenni la quota di ghiacciai scomparsi è aumentata del 130%, per 300 miliardi di tonnellate di ghiaccio perse al Polo Nord e 130 miliardi al Polo Sud.
Impossibile continuare a ignorare che la capacità di assorbimento dell’ambiente (la c.d. capacità portante) ha un limite. Il limite di assorbimento riguarda non solo le sostanze artificiali (si pensi ad esempio ai pesticidi), ma anche sostanze naturali biodegradabili. In questo caso, la dannosità dipende non dalla qualità, ma dalla quantità emessa: anidride carbonica e metano sono componenti naturali dell’atmosfera, ma dalla rivoluzione industriale in poi la loro concentrazione nell’aria è aumentata enormemente, innescando l’effetto serra, che a sua volta ha determinato un riscaldamento globale (addirittura si prevede possa arrivare fino a 4 gradi Celsius in più entro il 2100, se il trend continua ad essere quello attuale).
Questa sarebbe esattamente la differenza di temperatura fra l’ultima era glaciale e oggi, ma che si verificherebbe in soli 100 anni. Oggi diventa 110 volte più veloce!
Piuttosto evidenti e chiare le cause del fenomeno in questione, vanno seriamente valutate le conseguenze.
In primo luogo, lo scioglimento determina un innalzamento del livello del mare, ma anche una progressiva perdita dei ghiacciai montani, preziosa fonte di acqua dolce per l’uomo e per le numerose specie di animali e piante che fanno parte degli ormai fragili ecosistemi di tutte le più importanti catene montuose nel mondo.
Gli effetti del Global Warming per l’Italia potrebbero, dunque, essere catastrofici, atteso che per effetto dell’innalzamento del Mediterraneo. Estese aree costiere rischiano di sparire.
Il surriscaldamento globale porterà a un collasso prima climatico, ma poi anche politico (circostanza che si tende a prendere poco in considerazione), perché l’inabitabilità di alcuni territori provocherebbe dei flussi migratori verso zone più sicure, creando una vera e propria ‘trappola demografica’, atteso che le zone sicure, verso le quali si sarebbe costretti a spostarsi, non avrebbero abbastanza risorse per poter soddisfare sia la popolazione locale che i c.d. migranti climatici.
Anche le Alpi italiane stanno cambiando assetto: i ghiacciai stanno perdendo superficie e spessore, si stanno frammentando e disgregando in corpi più piccoli, e questo determina l’aumento dei fenomeni di instabilità, quali frane, valanghe di roccia, di ghiaccio, colate detritiche, che sono all’origine di tragedie come quella recente della Marmolada, che ha visto il crollo di un fronte di ghiaccio di 300 metri ad una elevata velocità e che ha determinato la morte di chi si trovava sui luoghi di un evento catastrofico altamente prevedibile.
Non è un problema nuovo. Molti ghiacciai del nord del Paese sono in forte sofferenza e l’osservatorio sui ghiacciai inizia nel 1850, quando si inizia a tenerli sotto controllo consci di una loro riduzione in tutto il pianeta.
Per questo è assolutamente necessario porre in essere serie operazioni di monitoraggio dello stato dei luoghi, e soprattutto intervenire laddove l’osservazione suggerisce l’adozione di misure urgenti di contenimento.
Fondamentale promuovere il rispetto dell’ecosistema, cercando di attuare una ‘routine sostenibile’, soprattutto attraverso una riduzione delle immissioni nocive in atmosfera, che concorra a limitare l’impatto ambientale di una certa politica economica.
Per evitare che accada l’irreparabile, che era prevedibile.
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Fonte: Scioglimento dei ghiacciai