Dopo Pasqua e Pasquetta, sciopero il 25 aprile e il 1° maggio – si legge nella nota che pubblichiamo a firma dell’Aduc (qui altre note dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –. Questa la mappa degli scioperi della Filcams Cgil Toscana, sindacato del commercio. Lo slogan: “la festa non si vende”, a seguire: “rispetto della festa della Liberazione, celebrare la festa dei Lavoratori, difendere dal consumismo che prevale sui valori etici e civili, per tornare ad un consumo responsabile” (1).
Strana considerazione del lavoro da parte di questo sindacato: una imposizione, visto che con lo sciopero intendono “difendere il diritto di vivere le feste come vogliamo e con chi vogliamo”. Il lavoro è una necessità e un diritto (che di per sé comporta anche dei doveri), ma obbligo… è vissuto proprio male quello che è oggetto di un contratto, che le parti si impegnano a rispettare… mentre questa Cgil invita a non rispettare, facendo anche venir meno la paga. Cioè: se vuoi esser libero di vivere come e con chi vuoi, crea difficoltà a qualcun altro. Magari uno si mette d’accordo visto che gli orari e i tempi di lavoro sono previsti da contratto, e se lavora un festivo (con più paga) ci sono altri giorni che non lavora (magari sempre festivo). No: l’invito è a violare il contratto e compromettere i rapporti col datore di lavoro.
Inoltre, come la mettiamo con coloro che comunque lavorano anche il 25 aprile e il Primo Maggio: autisti, ferrovieri, poliziotti, ristoratori, camerieri, vigili, personaggi e personale dello spettacolo, alberghi, bar, servizi di emergenza, ospedali, cliniche, aeroporti e aerei, e i professionisti che lavorano nei propri studi? Cioe’, milioni e milioni di persone. Non esistono?
Pura retorica ideologica e dannosa, per lavoratori e comunità.
1 – Ansa
François-Marie Arouet – Aduc